Emilio Fede

Di Nouri Michelle
18 Gennaio 2007
«Le donne mi amano solo perché sono in tv. Ma dirò sinceramente, per la prima volta: anche se ma la dessero, non saprei che farmene». Gentiloni? Me lo porto sul satellite

Emilio Fede, 74 anni, cronista, inviato speciale, direttore del Tg4 dal 1992, non ha bisogno di presentazioni. È sufficiente ricordare che è il giornalista italiano con il maggior numero di anni di direzione di un tg all’attivo (avendo diretto anche Tg1 per due anni, TgA di ReteA, Studio Aperto a Italia1).
Direttore, se pronuncio il nome Paolo Gentiloni le viene una crisi d’ansia?
Mi era venuta la curiosità di incontrarlo personalmente. Desidero avere un ottimo rapporto con lui. Tanto ottimo che spero, se finirò sul satellite, di portarlo con me. Così proteggiamo il paese da un guaio.
Quindi se Rete 4 dovesse finire sul satellite, lei continuerebbe a dirigere il Tg4?
Sì, e prenderei come condirettore Gentiloni. Così gli insegno la televisione.
Una volta la parola chiave della Rai era “lottizzazione”. Oggi qual è?
È una parola nuova per la Rai, completamente nuova. Si chiama: lottizzazione.
Lei rivendica orgogliosamente un rapporto di amicizia e di fedeltà con Berlusconi.
Come con tutti quelli che io stimo, e sono pochissimi.
Faccia il nome di qualcuno che lo avrebbe tradito.
Se uno tradisce Berlusconi vuol dire che è già in manicomio. Non si può tradire Berlusconi, bisogna essere scemi.
La fedeltà è la sua più grande qualità?
No, io non sono fedele.
Infatti tifava Juventus ed è passato al Milan.
L’ho fatto per ragioni economiche: Berlusconi mi paga di più.
I suoi più grandi difetti sono quelli che si vedono nei fuori onda di Striscia la notizia o ce ne sono altri?
Sono tantissimi. Sono presuntuoso, arrogante, sensuale, bugiardo. Mi faccio flebo di viagra tutti i giorni. Praticamente sono tutto un difetto, non ho pregi.
La moglie dell’ex presidente Ciampi parlò di tv deficiente. Ce n’è molta in giro?
Siamo invasi, certamente, però non è tutto così. La signora Ciampi ha fatto notare come ci sia del malessere all’interno dell’informazione televisiva come del resto all’interno di tutta l’informazione. È vero, c’è scarsa professionalità, molto scarsa professionalità e molti disoccupati.
La sua amicizia con Lele Mora le è quasi costata il coinvolgimento in Vallettopoli. Cosa c’è di vero in quest’ultimo tipico scandalo italiano?
Aspettiamo che Woodcock, gentile magistrato di Potenza, ci dica come stanno le cose. Per adesso sono state fatte tutta una serie di ipotesi. Lele Mora, per quel che mi riguarda, è stato sempre un amico. Una persona che si è occupata di me, delle cose di cui doveva occuparsi come agente. Mi dispiace che in questo frangente abbia dovuto smettere di occuparsi di me, per cui il mio ultimo libro non so come stia andando. Il fatto è che Lele è una persona generosa, e quando si è troppo generosi con gli altri, si incorre sempre e soltanto in grossi guai.
Lei esercita un certo fascino sulle donne, ma non ha mai la sensazione che si avvicinino a lei solo per interesse, per il suo potere?
Io sono convinto che le donne mi amano disperatamente soltanto per il mio libretto degli assegni, per il potere che ho e per il fatto che passo in televisione. Altrimenti non me la darebbero. anzi, non me la danno neanche adesso! Tra l’altro devo dire sinceramente, per la prima volta: anche se ma la dessero, non saprei cosa farmene. Non saprei come usarla.
Se, in nome della par condicio, la chiamassero in Rai per dare un po’ di spazio a Berlusconi dopo avergli azzoppato il Tg4 e Studio Aperto, lei come agirebbe?
Io in Rai ci sono stato 27 anni benissimo e ne ho un grande rispetto. Il problema è che “Non ho piu l’età”, come diceva quella cantante di sinistra. come si chiama? Ah, sì: la Gigliola Cinquetti! Comunque ho un bel ricordo della Rai. Non lascerei il Tg4 per nessuna ragione, perché sto bene, sono libero, nessuno mi influenza o tenta di influenzarmi.
Cosa pensa della direzione del Tg1 di Gianni Riotta?
Riotta ha dato una svolta. È uno molto bravo. Quando non era direttore, ma editorialista autorevole, io un giorno mi sono espresso nei suoi confronti, in via puramente ipotetica, affermando che sarebbe stata la persona giusta per farne il mio braccio destro. Adesso sarebbe stato braccio destro, sinistro e centro perché è uno veramente bravo e si vede, il Tg1 va bene.
Si può essere giornalisti e liberi allo stesso tempo in tv?
Nel 1700 erano tutti più liberi. Ma certo, siamo liberi. La libertà è una questione anche personale, è un problema di deontologia professionale, non c’è un codice di autoregolamentazione che ti dice cosa devi fare o non fare. L’autoregolamentazione sta nel termine stesso: “libertà”. La libertà è il rispetto che si deve avere nei confronti dell’obiettività dell’informazione.
Fosse stato al posto di Gad Lerner, si sarebbe dimesso da direttore del Tg1 per il famoso servizio sulla pedofilia col volto del bambino? Avrebbe sputtanato il Landolfi di turno, accusandolo di pressioni clientelari mentre rassegnava le dimissioni?
No, io non avrei sputtanato, se questo è il termine, nessuno. Però non mi sarei mai dimesso. Ettore Bernabei, che è stato un grande direttore generale della Rai, un giorno mi ha detto: «Emilio, si ricordi che a rassegnare le dimissioni si corre il rischio che vengano accettate».
Quando, fra 100 anni, lascerà la direzione del Tg4, chi vorrebbe come successore?
Fra cent’anni vorrei come successore Gianni Riotta. Così facciamo anche gli auguri di lunga vita a lui. Ma forse la successione avverrà un po’ prima, devo pensarci.
Dica una cattiveria e una carineria a Vespa.
La cosa carina è che lui è bravissimo in tutto ed è esperto in tutto, ma ha sbagliato dermatologo. Gli sono rimasti i nei. La cosa cattiva è che fa il giornalista usando i toni di un altro ruolo, nel quale d’altra parte lui sarebbe andato bene: quello del cardinale.
È vero che ci sono molti comunisti fra i redattori del Tg4? Perché Berlusconi ha assunto così tanti simpatizzanti di sinistra nelle reti Mediaset?
Diciamo che ci sono dei giornalisti che non aderiscono alla linea politica di Berlusconi. Diciamo anche che Belusconi non si è mai occupato di assumere i giornalisti, perché li ho assunti io. Qui ci sono colleghi di sinistra e colleghi non di sinistra. Il fatto che quasi la maggioranza sia di sinistra corrisponde a un dato di realtà: io faccio la scelta sul piano della professionalità, non su quello della tessere di un partito. Poi, aggiungo, se sono di sinistra, peggio per loro.
A cosa non rinuncerebbe mai?
All’amore. All’amore per la famiglia innanzitutto, poi all’amore per il lavoro e a quello per gli amici. Poi non rinuncerei all’amore del rapporto sessuale!
Che rapporto ha con le donne?
Le donne sono l’indispensabile della vita. Vale a dire della vita in generale, ma anche di quella lavorativa. Lo dimostra il fatto che qui al Tg4 la quota rosa è al 70 per cento. Fra un collega con i baffi che viene a rompermi le scatole e una ragazza che usa un profumo adatto (perché io sono molto allergico ai profumi troppo dolci) scelgo certamente una collega. Dal punto di vista professionale, ovviamente.
Lei è sempre circondato da belle donne. Si sente un po’ invidiato?
In Sicilia si dice “meglio invidiato che picciato”, cioè “meglio invidiato che compatito”. Le belle donne mi fanno piacere, tu sei molto carina, però quando finirà il tempo della nostra intervista e io devo andare, anche se sei bella, ti dico «Ciao!».
È peggio la vanità o la lussuria?
La lussuria, direi. La vanità è giusta. La vanità è necessaria nella vita, guai altrimenti. Se non fossi vanitoso. Io mi guardo allo specchio tutte le mattine, faccio finta di piacermi. Mi metto l’ombretto, gli orecchini e il rossetto, esco e sono contento.
Si sente soddisfatto in questo momento ?
No. Ho delle inquietudini esistenziali. Forse legate anche alla stagione. Vorrei avere qualcosa di più, però so di avere già molto. Eppure, rinuncerei a una parte di quello che ho per avere invece una piccola parte di quello che non ho. Dovessi dire che cos’è, non lo so. Anzi: lo so, ma non lo dico.
È innamorato?
Sono sempre innamorato. Però nell’ordine metto al primo posto l’amore per mia moglie, che è stata ed è la mia vita. Poi sono innamorato del lavoro e di quei pochissimi, pochissimi colleghi che sanno fare il loro lavoro e soprattutto hanno voglia di farlo. E poi sono innamorato forse di qualcuna che non so dirti se esiste o non esiste. Probabilmente sono innamorato di un’idea di donna che non ha corrispondenza nella realtà. Ho paura che non ci sia nella realtà così come la penso io. Una donna intelligente, piena di fascino, e non è un problema di attributi fisici: è tutt’altro quello che mi affascina. Mi piacerebbe una donna che, almeno nel periodo in cui sta con me, sia soltanto con me. E questo genere di donne francamente non ci sono. Sono corteggiato perché ho potere, ma il potere passa, e il sentimento deve rimanere.
È sempre positivo essere un personaggio?
Tutt’altro. Quando ero giovane, mettevo la fede al dito per far credere che fossi sposato, mentre non lo ero. Volevo capire se una donna che mi si avvicinava mi amava veramente e sarebbe venuta con me anche se ero sposato. La questione dell’autenticità dei sentimenti è una cosa con cui ti confronti quotidianamente, e che purtroppo non prescinde dalla tua realtà pubblica. Essere una persona di potere ed essere una persona famosa certamente è gratificante. Quando vai al ristorante magari ti salutano con più calore o ti trovano un tavolo anche se è tutto pieno. Però allo stesso tempo questo limita le tue certezze. Io sono un cronista nato e cronista morirò. Ritengo di essere una persona che non ha cultura, perché la cultura è un’altra cosa: leggere e leggere. Io ho scritto nove libri e non ho tempo neanche di rileggere quello che ho scritto.
Cos’è che ha Berlusconi che gli altri uomini non hanno?
Assolutamente il senso e il rispetto dell’amicizia. Fino all’esagerazione. È una persona che non dimentica gli amici. Non è capace di serbare rancore e non è vendicativo. Piuttosto è di una generosità a volte imbarazzante, che lo porta anche a sbagliare nella scelta degli amici.
E Prodi ?
Sai, è una domanda che mi fa pensare. Non mi sono mai occupato di lui dal punto di vista psicologico. Devo dire che al di là delle scelte politiche (non voterei mai Prodi per nessuna ragione al mondo) mi ha però stupito piacevolmente una sua breve intervista. Una mia giornalista lo ha avvicinato e gli ha chiesto: «Presidente, ma lei verrebbe al Tg4 per essere intervistato da Emilio Fede?». E lui ha risposto: «Certo che ci verrei al Tg4, perché no?». Ha fatto una pausa e ha aggiunto: «Ma comunque, al Tg4 ci sono tutte le sere».

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