Emergenza educativa: “Tessere legami” tra scuola e In-Presa è un progetto possibile

Di Benedetta Frigerio
09 Ottobre 2012
Accor, primo operatore mondiale nel settore alberghiero, ha inserito la cooperativa di Carate Brianza nel suo progetto mondiale. Per questo ha deciso di finanziare il nuovo laboratorio/negozio di pasticceria della scuola.

È il primo operatore mondiale nel settore alberghiero. Ha oltre 3.500 hotel in 92 paesi e da quattro anni ha deciso «non di supportare, ma di collaborare con la cooperativa sociale In-Presa», spiega Renzo Iorio, Ad di Accor Italia, nella sede della cooperativa di Carate Brianza (Mb).

LA PASTICCERIA A SCUOLA. Il risultato di anni di impegno comune per inserire i ragazzi nel mondo del lavoro, alternandolo alla scuola, è stato tale da portare Fondazione Accor a decidere di inserire In-Presa nel progetto mondiale “tessere legami”, per sensibilizzare i territori dove l’azienda è presente. E così di finanziare l’acquisto di macchinari per il nuovo Laboratorio Pasticceria di In-Presa che sarà operativo dalla primavera prossima: «L’idea è quella di creare uno spazio commerciale in cui i ragazzi possano vedere che il loro prodotto arriva ad un cliente reale, verificando che è competitivo sul mercato e quindi di valore», spiega Davide Bartesaghi, ad di In-Presa. «Ma questo è un bene anche per noi», continua Marie Caroline Bizet, Direttore delegato della Fondazione Accor, mentre consegna un assegno da 40 mila euro a Bartesaghi. Perché si parla di collaborazione e non di beneficenza, Bizet lo spiega così: «Abbiamo scelto In-Presa perché risponde esattamente alla nostra mission, che non si concretizza spiegandola ma facendola vivere ai nostri dipendenti. Riteniamo che per rispondere ai bisogni dei clienti e servirli con gratuità sia necessario, innanzitutto, vivere legami di generosità tra di noi. In questa scuola ho visto proprio questo in atto: le persone sono legate. Ciascuno ha il suo ruolo, ma collegato a quello altrui. Stando con voi impariamo, non a parole ma nell’azione, questa dinamica».

LA BELLEZZA CONTRO IL PARCHEGGIO. A spiegare perché questa collaborazione sia «stata fra le più educative, secondo la nostra idea di scuola», è Chiara Frigeni, coordinatrice didattica del corso di Alternanza scuola lavoro di In-Presa. «Noi siamo qui per lanciare i ragazzi nel mondo, gente che per la quale si pensa non ci sia spazio nel mondo». Ad In-Presa, infatti, vengono accolti quelli che normalmente nessuna scuola vuole, quelli che sono definiti “a rischio di disagio sociale”. Frigeni incalza la platea degli imprenditori spiegando che «quando arrivano qui, i ragazzi puntano a non disturbare forse pensando di farci contenti. Il contrario di quello che vogliamo da loro». Che è, come diceva la fondatrice di In-Presa, Emilia Vergani, morta nel 2000 prima che la sua opera si espandesse tanto, di «fargli provare di più della bellezza della vita». E non solo di farli studiare per trovargli un lavoro.

IL MENU’ A CHILOMETRO ZERO. Frigeni spiega proprio in quest’ottica il successo di «questo progetto, in cui Accor ha chiesto ai ragazzi di presentare un menù a km zero per il loro mercato: la proposta li ha messi in moto. Vedendosi chiamati a fare consulenza ad attori reali hanno liberato risorse incredibili. Non solo, il fatto che dovessero moltiplicare le quantità, quando il menù era per più persone, li ha portati a chiedere al professore di matematica il modo con cui bisognava calcolare le dosi. Poi hanno capito che per convincere i clienti era importante sapere presentare il prodotto. Quindi hanno chiesto aiuto al professore di italiano. Questo è stato importantissimo, perché hanno capito che se si ama qualcosa tutto diventa interessante per conocerlo. I ragazzi hanno compreso che la conoscenza non va divisa in settori ma che è una, che nulla è estraneo e tutto serve se c’è lo scopo». Ma se questa è l’esperienza che più ha educato In-Presa, Frigeni non ha timore a ricordare il guadagno di Accor: «Cosa significa questo per un’azienda? Significa personale formato secondo le vostre esigenze. Personale per cui il lavoro non è un peso, ma una possibilità di esprimersi».

GIA’ QUATTROCENTO CLIENTI. Iorio conferma con i risultati: «Il loro menù ha funzionato, tanto che ora 400 dei nostri clienti lo hanno già scelto. Ma quello che i ragazzi insegnano di più a noi, tentati di non dare il massimo perché in un posto confortevole, è di metterci in discussione. Questi sono giovani che decidono, contro tutta la mentalità che finora li aveva circondati, di riprovare a scommettere su di sé perché qualcuno scommette su di loro e così liberano risorse enormi. Noi vogliamo imparare questo metodo». C’è una frase che lo racchiude tutto. Che secondo Bartesaghi dice anche della radice sempre in crescita piantata da Emilia Vergani: «Ci ha scritto un ragazzo: “Quest’anno ho avuto parecchie soddisfazioni, come, ad esempio, tutti i bei voti che ho preso… La soddisfazione più grande è che qualcuno finalmente si è fidato di me!”».

@frigeriobenedet

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