
L’embargo sul petrolio divide l’Ue e gli Stati Uniti, ma si farà

Oggi la Commissione europea dovrebbe presentare agli Stati membri un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. Il sesto pacchetto dovrebbe contenere una qualche limitazione alle importazioni di petrolio da Mosca, nuove misure punitive per la banca russa Sberbank e per i soldati autori dei crimini di Bucha. Il piatto forte è ovviamente l’embargo sul petrolio russo, che sarà per la prima volta ufficialmente sul tavolo dopo che la Germania ha alzato il veto sulla misura.
L’Ue studia l’embargo sul petrolio russo
Come scrive Federico Fubini sul Corriere, «la posta in gioco è enorme. Fino all’anno scorso, la Russia ha garantito fino un quarto di tutte le forniture di petrolio dell’Unione europea. Si tratta di un quantitativo pari a circa il 5% di tutte le esportazioni annue al mondo, mentre la Russia vale poco più di un decimo dell’export globale di greggio. Un embargo fra protagonisti di queste dimensioni è un evento dalle ripercussioni planetarie. Non per niente, alle prime fughe di notizie in tal senso la settimana scorsa la quotazione del barile di Brent è salita da 99 dollari (il 25 aprile) a 109 dollari (il 29 aprile)».
Sul tema, all’interno dell’Unione Europea, non c’è consenso e la Commissione dovrà cercare un compromesso. Tra i paesi più ostili ci sono Ungheria, Spagna, Austria e anche l’Italia, che come riporta il Financial Times vorrebbe misure graduali e non radicali. Poiché le sanzioni vanno approvate all’unanimità, secondo Euractiv, è probabile che per strappare il sì di Budapest, che non ha sbocchi sul mare, verranno bloccate soltanto le importazioni di petrolio via nave e non quella via oleodotto.
Lo strappo tra Stati Uniti e Ue
Ma ci sono anche altre possibilità, come quella suggerita dagli Stati Uniti sulla quale si è consumato uno strappo tra Usa e Ue. Come rivelato dal Corriere, a fine aprile, quando i ministri finanziari del G7 si trovavano a Washinton per gli incontri del Fondo monetario internazionale, l’americana Janet Yellen ha avanzato questa proposta: Bruxelles fissi un tetto al prezzo del petrolio, ben al di sotto delle quotazioni attuali, per abbassare i costi dell’energia e ridurre le entrate della Russia.
Per impedire che Mosca venda semplicemente il petrolio ad altri paesi, gli Stati Uniti avrebbero adottato lo stesso prezzo al gas e, insieme all’Unione Europea, avrebbe sanzionato tutti i paesi del mondo che compreranno a un prezzo superiore. L’iniziativa non sarebbe affatto piaciuta né alla Francia, né alla Germania, secondo i quali «avere l’America nel ruolo di “polizia del mondo” al servizio dell’Ue implica elevati costi politici».
Dalle divisioni interne ai paesi europei, e da quelle tra questi e gli Stati Uniti, è probabile che esca in ogni caso un embargo parziale sul petrolio russo, che permetta ai Ventisette di trovare alternative a Mosca nel tempo. Berlino ha dichiarato di aver bisogno di «alcuni mesi» per farlo, non oltre la fine dell’anno.
Foto Ansa
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