
Elliot, ex vicedirettore di Apple: «Vi spiego i segreti di Steve Jobs»
“Ero nella sala d’attesa di un ristorante, un’ambientazione davvero improbabile, per un incontro destinato a cambiarti la vita”. Jay Elliot, ex vicedirettore di Apple e collaboratore fidato di Steve Jobs per cinque anni, racconta così il suo incontro con l’uomo che “più di tutti mi ha divertito ed entusiasmato” nel suo libro “Steve Jobs. L’uomo che ha inventato il futuro”, edito da Hoepli in Italia, dove ha già venduto più di 120 mila copie. “Stavo leggendo sul giornale la triste storia della startup Eagle Computer. Un hippie poco sopra i vent’anni, seduto accanto a me in sala d’aspetto, stava leggendo lo stesso articolo: ci mettemmo a parlare. (…) Si presentò come «Steve Jobs, presidente del Cda di Apple Computer». (…) Poi mi colse completamente alla sprovvista: disse che gli sarebbe piaciuto assumermi. «Non credo possiate permettervi il mio stipendio», gli risposi. Di lì a qualche mese Apple sarebbe stata quotata in borsa e quel ragazzo sarebbe valso qualcosa come 250 milioni di dollari. (…) Un venerdì, due settimane dopo, iniziai a lavorare in Apple”.
In Elliot, Steve Jobs vedeva “un socio che l’avrebbe aiutato a realizzare il suo sogno, una persona conciliante – al contrario di lui – e un mediatore. L’assistente di Steve, Pat Sharp, era solita dire: «Quando Jay entra nella stanza, Steve diventa una persona diversa». Cioè, Steve si calmava”. Anche per questo forse, ripeteva spesso: «Non fidatevi di nessuno che abbia più di quarant’anni, tranne Jay». A Tempi.it Jay Elliot racconta lo Steve Jobs che ha conosciuto, a una settimana dalla sua scomparsa.
Nel suo libro scrive che Steve Jobs era travolgente, affascinante: che cosa ha imparato da lui?
Ho lavorato per più di cinque anni al suo fianco. La più grande lezione che ho imparato da Steve è che le cose più importanti sono il prodotto e gli utenti. Devi assolutamente concentrarti sul prodotto e avere una grande passione per gli utenti. Steve ha cambiato totalmente il mio modo di fare business e il mio approccio al prodotto. Per questo non ho mai lavorato per un’altra compagnia dopo aver lasciato Apple. Mi sono messo in proprio.
Lei racconta che Steve Jobs aveva un’attenzione quasi maniacale per i particolari del prodotto che voleva realizzare, era semplice, cercava la perfezione ed era in grado di scovare talenti e dare fiducia alle persone con cui lavorava. Da dove derivano la sua passione e il suo modo di lavorare?
Facevano sicuramente parte della sua natura ma credo anche che la sua fede buddista, che ha scoperto in India, l’abbia influenzato molto nel suo modo semplice di vedere le cose. Tutto questo associato a un’energia travolgente. La sua semplicità è dovuta anche al breve periodo che ha passato al Reed college e ai corsi che ha frequentato.
Non è facile in Italia che la gente si innamori a tal punto di un imprenditore, anzi. I privati a volte sono visti come nemici. Al contrario, è difficile trovare qualcuno che non stimi Steve Jobs. Qual è il suo segreto?
L’amore per Steve Jobs deriva dall’amore che i clienti hanno per i suoi prodotti. Tutti quelli che usano degli Apple sono grati all’azienda per aver creato gli strumenti che hanno cambiato loro la vita e il modo di interagire con le informazioni. E siccome Steve Jobs è il volto di Apple, quell’amore è passato a lui. Questo non era mai successo a nessun imprenditore al mondo prima d’ora.
E’ diffusa l’idea che un oggetto con un bel design non debba per forza essere anche utile e funzionale. Che concezione aveva Steve Jobs di design?
Steve pensava che il design fosse tutt’uno con la funzionalità, nella sua esperienza totale dallo sviluppo al punto vendita. Una delle ragioni per cui ho scritto il libro è quella di diffondere questo nuovo tipo di filosofia di business a tutte le persone. Io spero anche che gli imprenditori di tutto il mondo prendano nota e si accorgano dell’amore che i clienti di Steve hanno per i prodotti di Apple: dovrebbe essere così per tutto quello che usiamo e produciamo.
I prodotti di Apple sono sempre stati costosi, conviene proseguire a realizzare strumenti a prezzi così alti in periodo di crisi?
Il problema non è l’elevato costo dei prodotti, ma il giusto prezzo per il valore che stai acquistando. I prodotti di Apple sono valutati in base ai servizi che garantiscono a chi li usa, e lo scambio è più che equo.
Che direzione prenderà l’azienda ora che non c’è più Steve Jobs?
Continuerà sulla stessa strada per molti anni ancora, hanno tanti nuovi prodotti in fase di realizzazione e la visione di Steve è ancora viva. Non potranno mai, ovviamente, sostituire Steve Jobs ma hanno una grande squadra in grado di dare vita ai suoi sogni.
Nel famosissimo discorso all’università di Stanford, Jobs ha detto agli studenti: «Dovete credere in qualcosa: l’istinto, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo approccio non mi ha mai tradito, e ha fatto la differenza nella mia vita». In che cosa credeva Steve Jobs?
Steve amava usare quello che costruiva e credeva nel fatto che il suo istinto di consumatore non l’avrebbe mai tradito. Nella sua mente sapeva che il prodotto riguarda la vita delle persone e lui voleva dare alle persone gli strumenti incredibili che avrebbero cambiato quelle vite. Se la gente può avere un grande accesso alle informazioni, pensava, questo cambierà il mondo. C’è riuscito.
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