Elezioni. Stefania Craxi (Fi): «Mi auguro una legislatura costituente»

Di Emanuele Boffi
17 Settembre 2022
«C'è bisogno di una riforma costituzionale sulla giustizia. E in politica estera dobbiamo essere filoatlantici senza complessi di subalternità». Intervista
Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia candidata in Sicilia
Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia candidata in Sicilia (Ansa)

Stefania Craxi, Forza Italia, correrà per il collegio uninominale di Gela in Sicilia. Anche lei è fra i nomi segnalati da Tempi per il voto del 25 settembre. Figlia del leader socialista Bettino, negli ultimi anni Stefania Craxi ha contraddistinto la sua azione politica con interventi su alcuni temi caldissimi come la giustizia – da posizioni garantiste – e la politica estera (in questo periodo turbolento ha guidato con intelligenza la commissione Affari esteri del Senato).

Partiamo da questo tema, per nulla scontato in un momento in cui c’è un conflitto nell’est dell’Europa. Un tema che è anche, inevitabilmente, entrato nella campagna elettorale.

In un paese serio la politica estera è la politica di tutta la nazione e dovrebbe unire maggioranza e opposizione. Usarla come elemento di scontro o di campagna elettorale è un danno per l’Italia. Questo lo dico perché, pur essendo una cosa semplice da capire, mi pare non sia chiaro a tutti quanti problemi crea dare all’estero un’immagine di divisione.

In un periodo storico in cui si scontrano l’Occidente e l’Oriente (e penso soprattutto alla Cina) la nostra posizione è sempre la stessa: filoatlantica senza tentennamenti. D’altronde, ci siamo sempre comportati così, a parte i comunisti che scelsero l’Unione Sovietica. Quindi noi stiamo dalla parte della democrazia e della libertà, ma questo non significa che assumiamo una posizione di subalternità, anzi. Dobbiamo essere capaci, all’interno di un rapporto di reciproca lealtà e amicizia, di dire ai governanti americani dove sbagliano, quando e perché. Stesso discorso nei confronti dell’Unione Europea: siamo europeisti, ma questo non significa che non abbiamo interessi da spendere in Europa. Dobbiamo essere liberi di dire che è necessario rispettare i confini, ad esempio. Così come spingere perché l’Europa sia solidale e attenta con i paesi che la compongono, ma sia anche capace di guardare al di là dei suoi confini.

Quando dice quest’ultima cosa, pensa, come insisteva spesso suo padre, al Mediterraneo?

Certo, noi lì ci giochiamo tutto. O noi pensiamo al Mediterraneo come alla zona del mondo che ci porterà solo guai oppure iniziamo a concepirlo come un luogo ricco di opportunità. Dice bene a proposito di mio padre: lui l’aveva capito benissimo e per questo lavorava affinché l’Italia avesse una posizione di leadership nel Mediterraneo.

Andiamo verso un periodo di gravi difficoltà. Basterà abbassare di qualche grado i caloriferi per affrontarlo? Quanta consapevolezza c’è nel Paese che stiamo entrando in un momento duro della nostra storia?

C’è preoccupazione per il periodo di recessione che investirà l’Italia a causa dello shock energetico, certo. A questo aggiungiamoci l’inflazione… Fu così anche negli anni Settanta, ma allora avevamo un Paese più forte. Le nostre piccole e grandi imprese hanno fatto qualcosa di straordinario durante l’emergenza Covid-19 e ci hanno tenuto a galla. Ma non so quanta consapevolezza ci sia che dovremo affrontare uno dei periodi più gravi della storia dell’umanità.

Perché?

Perché i rischi esistono, e sono tanti. Penso alla crisi alimentare, che potrebbe scatenare movimenti importanti dall’Africa. Penso al conflitto russo – ucraino, che potrebbe spingere Vladimir Putin a una reazione incontrollata. Infine, penso alla pandemia. Una nuova ondata potrebbe essere letale per il nostro sistema produttivo.

E di fronte a tutti questi rischi, il governo che verrà, cosa deve fare? Non sarebbe giusto fare un discorso di verità al Paese?

Intanto mi faccia dire che io spero che il prossimo esecutivo abbia una maggioranza solida per governare. Perché io, a differenza di tanti altri che scommettono sull’instabilità, mi auguro un governo forte e coraggioso. Coraggioso nel dire le cose come stanno e rapido nell’intervenire sulle bollette per dare respiro alle famiglie e alle imprese. Soprattutto, mi auguro un governo che, diversamente dalla ricetta della sinistra “tassa e spendi”, punti tutto sulla crescita. La parola fondamentale è questa: “crescita”. Perché non si può distribuire una ricchezza che non si produce.

Dopo tanti anni, in questa campagna elettorale si parla poco di giustizia. Un bene o un male?

Un bene, secondo me. Soprattutto perché in materia di giustizia, più che di parlare c’è bisogno di agire. E agire significa fare una riforma costituzionale. Mi auguro che questa sia una legislatura costituente che ci porti il semipresidenzialismo, la riforma della giustizia e il cambio della legge Bassanini che ha fatto precipitare il Paese in un gorgo burocratico.

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