Elezioni. Cattaneo (Noi Moderati): «Siamo i popolari. E siamo gli unici ad esserlo»

Di Emanuele Boffi
13 Settembre 2022
Intervista all'assessore lombardo, capolista al Senato. «Famiglia, lavoro e scuola sono al centro del nostro programma. Azione? Un partito "non cattolico"»
Raffaele Cattaneo, assessore lombardo e candidato Noi moderati
Raffaele Cattaneo (Ansa)

Raffaele Cattaneo, capolista di “Noi moderati” nel collegio plurinominale del Senato per le province di Varese, Como, Lecco, Monza e Sondrio, è assessore all’Ambiente e clima in Regione Lombardia. “Formigoniano” combattivo e senza complessi di inferiorità, si trova a suo agio a parlare dei temi proposti da Tempi (educazione, famiglia, lavoro) che sono da sempre al centro del suo impegno politico.

Il suo nome è fra quelli indicati da Tempi come meritevoli di attenzione in vista del voto del 25 settembre. Nei prossimi giorni intervisteremo anche gli altri candidati che abbiamo segnalato.

«Nel programma di Noi moderati – attacca Cattaneo – l’educazione è il primo punto, e non è una scelta casuale. Sia il nostro programma sia quello del centrodestra sono chiari: occorre investire sull’autonomia scolastica e su una effettiva parità. Cioè sul Buono scuola. È ciò farebbe bene non solo agli istituti paritari, ma anche a quelli statali. Punto due: l’altro ramo assolutamente da valorizzare è quello degli Its, così come si fa in Lombardia. Tutti i talenti vanno coltivati, anche quelli tecnici».

Famiglia e natalità

Altro tema centrale è quello della famiglia, sotto il quale si ramificano più questioni: la natalità, il sostegno a quelle con figli, il dibattito intorno a quelle arcobaleno, la disabilità, la cura degli anziani… L’assessore lombardo fa una premessa: «La malattia della nostra epoca è l’individualismo, il pensare che si possa vivere senza relazioni. L’ultimo censimento Istat dice che in Italia stanno crescendo le “famiglie unipersonali”, arrivate a essere 9 milioni. È un segno che si sta perdendo quella cellula della società che è l’ambito in cui le relazioni e l’amore si esprimono. Allora “difendere la famiglia” non è un battaglia da bigotti cattolici, ma il tentativo di non indebolire ulteriormente questo tessuto di relazioni, vero argine a tanti problemi sociali».

E poi, aggiunge Cattaneo, «va affrontato il tema della denatalità. Quando sono nato io, nel 1962, ci furono 1 milione di nati. L’anno scorso sono stati 400 mila. Allora, diamo una mano alle giovani coppie, spendendo per loro almeno tanto quanto si fa in Europa, detraendo le spese per l’istruzione fino a 1.500 euro, sostenendo gli asili nidi nelle aziende, e, lo dico da padre adottivo, dando una mano a chi si avvia sulla strada dell’adozione».

Intervento sul caro bollette

Terzo tema: il lavoro. «Il lavoro lo danno le imprese, non lo Stato. Non è quello che pensa Beppe Grillo che, sulla scia di Marx, vorrebbe abolirlo, per avere una società in cui ci si può dedicare agli hobbies. Il lavoro è il modo in cui un uomo, realizzando cose, realizza se stesso. Quindi noi abbiamo fatto proposte per rivedere il Reddito di cittadinanza, usando una parte dei soldi stanziati per coinvolgere le imprese. E abbiamo avanzato idee per tagliare il cuneo fiscale così come per intervenire sulle bollette».

Eccoci al vero tema della campagna elettorale: la questione energetica, che preoccupa tutti. «Senza un intervento pubblico di sostegno, spero prima europeo, ma comunque anche italiano, si rischia davvero grosso. Noi non siamo statalisti, ma nemmeno ideologici in senso opposto: se serve una mano pubblica, come in questo caso, occorre che lo Stato la dia».

Supereremo l’1 per cento

Cattaneo è andato veloce ed ha elencato i punti programmatici di Noi moderati, ma, gli chiediamo, perché un elettore dovrebbe votarli? Il calcolo è presto fatto: se non raggiungono l’1 per cento, i voti andranno dispersi. Quindi, non sarebbe meglio orientarsi su altri partiti più forti? «Mi pare una previsione davvero pessimista. Noi lavoriamo per raggiungere il 3, ma almeno all’1 per cento arriveremo. La cosa da chiarire è che chi ci vota dà un voto al centrodestra».

Perché voi e non altre formazioni? «Perché noi siamo popolari e, con tutti il rispetto per gli altri, siamo gli unici ad esserlo. La Lega è in una fase discendente, Fi – con tutta la stima per Silvio Berlusconi – si è spostata su posizioni più sovraniste, Fdi è guidata da una persona di qualità, ma ha una classe dirigente che, sul territorio, non ha le stesse capacità del suo leader. Se il centrodestra vincerà, è bene che sia forte una presenza moderata al suo interno».

“Azione” nome mazziniano

Il Terzo Polo è un avversario temibile? Come si spiega l’infatuazione di tanti per il partito di Calenda? «Ho stilato un decalogo di dieci motivi per i quali Azione non è votabile da persone che hanno sempre votato centrodestra. Le cito solo alcuni punti: Calenda non è di centro, ma di sinistra, come il suo curriculum politico testimonia. Un voto a loro, con questa legge elettorale, non porterà ad avere in parlamento una forza significativa. Al massimo un drappello di gente che, come lui stesso ha detto, lavorerà per l’ingovernabilità. Dice di interpretare l’agenda Draghi, peccato che Draghi l’abbia sconfessato. Sui temi etici non mi dilungo nemmeno, tutti sappiamo come la pensa. Sia lui che Renzi hanno dato più volte prova della loro inaffidabilità. E, infine, faccio notare che il nome “Azione” prima di lui lo usarono in politica Giuseppe Mazzini e Ugo La Malfa, il cui partito si definiva partigiano non comunista e non cattolico. Anche qui, con tutto il rispetto, ma non è la mia idea e la mia storia».

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