El margherito son mi

Di Nicola Imberti
31 Maggio 2001
Da Roma

Com’è che El Margherito Rutelli, ribattezzato “il grande scroccone” dai diessini romani dissanguati dal ruolo di portatori di voti per la sua bella faccia, si imbufalì col Foglio di Ferrara. Reo di aver dato voce al pueblo unido, jamas sera vincido
In fondo non era stato un cattivo sindaco. Le lodi per la sua amministrazione non erano mancate. I riconoscimenti per il restauro di piazze e palazzi neppure. L’appoggio per l’organizzazione del Giubileo in nome di Roma “città da calpestare” aveva fatto arrabbiare i critici dell’Anno Santo come Alberto Ronchey. Da Giuliano Ferrara Francesco Rutelli aveva incassato un sostegno anche per le Olimpiadi poi finite ad Atene. Ma si trattava del sindaco, non del politico. Al candidato dell’Ulivo, invece, Il Foglio non ha fatto sconti: ha iniziato il 5 settembre 2000 con un forum tra radicali delusi dal “traditore” («Dietro la facciata niente» Taradash, «Rappresenta talmente il nulla che nemmeno si pone il problema se ce la possa fare» Jannuzzi, «È uno Zelig, ha rinunciato a cambiare il mondo e ha deciso di cambiare se stesso» Negri, «La coppia Rutelli-Palombelli, per usare parole satiriche, è un’associazione a delinquere» Vincino) . E dopo la sconfitta ha deciso di infierire di fronte all’autoproclamazione di Rutelli come capo dell’opposizione. Il 23 maggio nell’editoriale «Sinistra, il falò delle vanità» si legge di «relitti inutilizzabili per una buona politica», segue un esempio: «Un relitto è l’idea che Francesco Rutelli possa guidare l’opposizione, che la Margherita abbia uno spazio sociale e politico ed elettorale serio», e poi la stoccata: “segnaposto”, «Prodi ha diritto ad avere il suo segnaposto nella Margherita» ma la sinistra riformatrice deve poter esprimere una guida che si candidi al governo del paese. Il giorno dopo, 24 maggio, Il Foglio dedica due colonne in prima pagina al “Grande Scroccone” raccogliendo i malumori di diessini dissanguati dal ruolo di portatori di voti per la bella faccia del Piacione. Il 25 maggio un altro editoriale «I capi dell’opposizione», con il riconoscimento a Sergio Cofferati di avere una linea, un ubi consistam discutibile ma esistente, e con l’appunto a Rutelli di «proseguire una campagna elettorale di taglio propagandistico»: «non c’è da stupirsi se le perplessità sulle capacità di Rutelli e della sua posticcia Margherita a rappresentare una guida autorevole per l’opposizione continuano a crescere». Il 26 maggio altro editoriale, «Letta, il vero leader della Margherita», in cui si tesse l’elogio del discorso del ministro dell’Industria all’assemblea confindustriale e si mostra un ulteriore cartellino giallo a Rutelli «che continua a inseguire il ruolo improbabile di capo dell’opposizione, continuando a svolgere una campagna elettorale ormai conclusa». Ferrara ha portato al successo editoriale un libro le cui vendite si erano arenate da tempo, La versione di Barney, riuscirà a convincere il centrosinistra a trovarsi un altro leader? Per ora è riuscito a far perdere le staffe a Francesco Rutelli, il gossip romano racconta di sue telefonate furibonde ad amici e a uomini potenti dell’editoria contro il nuovo commentatore de La Sette.

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