
Eh no cari juventini, a calcio vince il migliore. Ce l’avete insegnato voi
Anticipiamo la rubrica di Fred Perri, Sport uber alles, che apparirà sul numero 08/2012 di Tempi da domani in edicola.
Perché in questo spazio cinico e baro si costruisce spesso un ponte tra il calcio e la politica? Perché il calcio, come la politica, è l’arte della dimenticanza, il festival dell’incoerenza. Prendete la Juventus e i suoi milioni di tifosi. Ne hanno passate tante, che si prenda la storia del 2006 come oro colato o si consideri tutta la vicenda tutt’altro che chiara, come tutte le (fasulle) rivoluzioni italiane (io propendo per questa seconda ipotesi). Beh, comunque, dopo aver preso una botta terribile, sono tornati competitivi. Meglio, dico io, perché così ci divertiamo di più. Però, compagni e amici bianconeri, pur concedendovi molte attenuanti per le pene subite, non potete urlare al complotto, adombrare la sudditanza psicologica, fare la contabilità dei rigori. Non potete perché prima del 2006 c’eravate voi al governo, in campo e fuori, ed erano gli altri a recitare le stesse giaculatorie nei confronti della Juve. Se pensate che le vostre vittorie siano state regolari, adesso non potete sostenere che quelle degli altri non lo sono.
Rimango uno dei pochi a pensare che la Juve vinse regolarmente sul campo i due scudetti che le sono stati tolti. Ma non si può essere garantisti solo quando pare a noi. Dal 2006 al 2010 l’Inter ha vinto perché era la più forte, poi è stata la volta del Milan per l’identica ragione. E se i rossoneri si ripeteranno sarà perché l’avranno meritato. Punto.
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