
Egitto, opposizione ancora in piazza: «Mubarak se ne deve andare». Fratelli Musulmani: «Cambiamo la Costituzione»
Gli oppositori del presidente egiziano, Hosni Mubarak, hanno respinto come insufficienti le concessioni fatte nei colloqui con il vicepresidente Omar Suleiman e continuano a chiedere che il Rais faccia un passo indietro. Molti manifestanti hanno trascorso, ancora una volta, la notte a piazza Tahrir e, mentre la rivolta entra nel 14mo giorno, la centralissima piazza del Cairo appare ancora gremita di manifestanti, convinti che l’avvio di dialogo non fermerà la loro campagna per rovesciare Mubarak.
Domenica sera Barack Obama è tornato a ribadire che l’Egitto non tornerà indietro: in un’intervista alla conservatrice Fox News, a poche ore dall’inizio del Superbowl, il presidente americano ha sostenuto che gli Usa non intendono dettare al presidente egiziano cosa deve fare, ma inequivocabilmente suggeriscono che è giunto il momento di cambiare.
Il vicepresidente Omar Suleiman ha avuto domenica colloqui con sei gruppi dell’opposizione, tra cui l’influente Fratellanza Musulmana, ma non c’è stata alcuna svolta nella situazione di stallo. I Fratelli Musulmani hanno definito insufficienti le riforme proposte dal regime di Mubarak. I partecipanti a questa riunione del «dialogo nazionale» si sono messi d’accordo su «una transizione pacifica basata sulla Costituzione», ha riferito il portavoce del governo, Magdi Radi, in un comunicato dopo la riunione.
Ma i Fratelli musulmani hanno subito dichiarato attraverso i portavoce: «Il contenuto del comunicato è insufficiente. Le richieste sono sempre le stesse. Loro (il governo) non hanno risposto alla maggioranza delle richieste, ma solo ad alcune, e in maniera superficiale». C’è stato «consenso» quasi solo «sulla formazione di un comitato per studiare e proporre degli emendamenti costituzionali e legislativi entro la prima settimana di marzo», ha spiegato Radi.
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