Egitto, «non vogliamo una chiesa qui». La protesta di centinaia di musulmani

Di Leone Grotti
27 Agosto 2018
Mentre il governo continua a legalizzare chiese in tutto il paese, esplode la protesta degli estremisti islamici spalleggiati dalla polizia
epa03653103 An Egyptian Muslim man holds a cross and a Koran as he stands on a wall outside the Abbassiya Cathedral, following the funeral of Copts killed in violence the day before, in Cairo, Egypt, 07 April 2013. Clashes broke out on 07 April outside Cairo's main church at a funeral of four Egyptian Christians killed in violence with Muslims. The violence started when angry mourners chanted slogans against President Mohamed Morsi and his Muslim Brotherhood group. Unidentified assailants attacked the mourners outside the cathedral with shotguns, petrol bombs and stones. EPA/KHALED ELFIQI

Da quando il Parlamento egiziano ha approvato nell’agosto 2016 una legge che permette finalmente la legalizzazione di migliaia di chiese non registrate ma presenti nel paese, centinaia di estremisti islamici hanno inscenato proteste per impedire l’applicazione della legge.
«NON VOGLIAMO UNA CHIESA». Gli incidenti si sono verificati soprattutto in piccoli villaggi nella provincia di Minya, 250 km a sud del Cairo. Il 24 agosto, dopo la preghiera del venerdì, i musulmani di Sultan Basha si sono riuniti davanti alla piccola casa dove si riuniscono i cristiani gridando: «Non vogliamo una chiesa qui». La polizia è intervenuta per disperdere la folla, ma la situazione resta tesa.
PROTESTE DI LUGLIO. Già a luglio nel villaggio i musulmani avevano organizzato due manifestazioni per chiedere la chiusura della chiesa intitolata ad Anba Karass. Allora la polizia promise agli estremisti, contro la legge, che «non permetteremo mai che venga legalizzata una chiesa nel villaggio», chiudendo il luogo di culto. Da allora la comunità di 400 copti è tornata a riunirsi in una vecchia casa, inadatta per accogliere tante persone, e il 24 agosto i musulmani hanno protestato chiedendo la chiusura anche di questa seconda “chiesa”.
CRISTIANI IN ARRESTO. Un protesta simile si è svolta il 22 agosto anche nel villaggio di Al Zeneiqa, dove i musulmani hanno chiesto la chiusura della chiesa che, costruita nel 2003, dovrebbe essere legalizzata a breve grazie alla nuova legge. Anche in questo caso la polizia è intervenuta arrestando cinque musulmani insieme a cinque cristiani, nonostante questi ultimi non avessero reagito alle violenze islamiche.
LA NUOVA LEGGE. Prima che il presidente Abdel Fattah al Sisi venisse eletto, una chiesa poteva essere costruita solo ricevendo l’approvazione del presidente in persona. Nell’agosto del 2016, il Parlamento ha invece approvato una nuova legge che snellisce le pratiche per richiedere la legalizzazione. Circa 3730 chiese hanno richiesto l’approvazione: a marzo ne sono state legalizzate 53, ad aprile altre 166 e gli estremisti islamici temono che il trend continuerà a questa velocità (per quanto ridotta). Negli ultimi mesi attacchi contro i cristiani per impedire la costruzione o la legalizzazione di chiese si sono verificati anche a Menbal e Al-Shuqaf.

@LeoneGrotti


Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.