Niente prestito miliardario per l’Egitto. I Fratelli Musulmani «non vogliono fare niente per aiutare»

Di Leone Grotti
16 Aprile 2013
Le due settimane di colloquio tra Fondo monetario internazionale e Fratelli Musulmani si chiude con un nulla di fatto. Ma l'economia egiziana va a picco.

È terminata con un nulla di fatto la visita di due settimane al Cairo di una squadra del Fondo monetario internazionale. L’obiettivo era trovare un accordo con il governo dei Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi per un prestito a tassi stracciati di 4,8 miliardi di dollari, che alla disastrata economia dell’Egitto serve come il pane. Il ministro Ashraf el-Arabi aveva dichiarato che l’Egitto si aspettava di ottenere il prestito entro due settimane, ma i fatti l’hanno smentito.

NIENTE RIFORME, NIENTE PRESTITO. Andreas Bauer, il negoziatore capo del Fmi, ha parlato di «progressi» nei colloqui ma la verità è che ci si aspettava qualcosa di più concreto. El-Arabi ha dichiarato che il dialogo continuerà nei prossimi giorni a Washington ma «è molto dura». La squadra del Fmi è arrivata in Egitto il 2 aprile e ha incontrato i principali attori politici ed economici del paese. L’obiettivo del Fmi è ottenere dall’Egitto riforme economiche, riduzione del deficit del budget economico e tagli dei sussidi. «I Fratelli Musulmani non faranno nessuna riforma significativa prima delle elezioni» spiega Samir Radwan, ministro delle Finanze dopo la caduta di Mubarak. Al tempo fu lui a richiedere un prestito di 3,2 miliardi al Fmi a condizioni più agevoli, bocciato poi dai militari che governavano il paese.

ECONOMIA A PICCO. Da allora però la situazione economica dell’Egitto è andata sempre più peggiorando:  le riserve di valuta estera sono crollate dai 36 miliardi di dollari dell’era Mubarak ai 13,4 di fine marzo, la liquidità a disposizione delle banche è scesa da 30 miliardi a 9, con un tasso di disoccupazione tra la popolazione pari al 15 per cento. In soli tre mesi quest’anno la lira egiziana ha perso un decimo del suo valore rispetto al dollaro. Inoltre, in vista dell’estate, l’Egitto si prepara a blackout continui e tagli di energia elettrica.

NON BASTA IL QATAR. Il prestito del Fmi serve soprattutto a convincere gli attori internazionali che si può tornare a investire in Egitto. Il paese infatti ha appena ottenuto un prestito da 5 miliardi di dollari da parte del Qatar e della Libia e dispone di liquidità per diversi mesi. Ma i soldi di questi paesi non servono a riconquistare la fiducia degli investitori. L’ha capito la Tunisia, che è riuscita martedì a stringere un accordo con il Fmi da 1,78 miliardi di dollari. Ma Morsi non ha voluto collaborare: tagliando i sussidi su cui gran parte della popolazione fa affidamento teme di perdere consenso elettorale alla vigilia delle elezioni parlamentari. «Il Fmi e la comunità internazionale vuole aiutare l’Egitto ma è davvero frustrata perché il Cairo non vuole fare niente per aiutare se stesso» ha dichiarato Angus Blair, capo del Signet Institute, think-tank economico per il Medio Oriente e il Nord Africa.

@LeoneGrotti

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