
Egitto: Mubarak si è dimesso
Mubarak si è arreso e ha rassegnato le sue dimissioni. Ora il potere è passato nelle mani del Consiglio Supremo delle forze armate che dovrebbe comunicare come ha intenzione di gestire il paese sino alle prossime elezioni di settembre. Mohammed ElBaradei, leader dell’opposizione egiziana, ha comunicato la sua gioia attraverso un messaggio su Twitter: “E’ il più bel giorno della mia vita, il paese è libero!”. Il leader dell’opposizione egiziana ha anche manifestato l’intenzione di non candidarsi alle prossime presidenziali. La piazza simbolo della protesta, Piazza Tahir a Il Cairo, è esplosa di gioia, sventolando le bandiere e applaudendo a lungo una volta appresa la notizia delle dimissioni.
Le dimissioni arrivano dopo il preannunciato “Comunicato Numero 2”, trasmesso in diretta dalla televisione di Stato, con cui il Consiglio Supremo delle Forze Armate egiziane ha messo in guardia chiunque «minacci la sicurezza della Nazione», e intimato il «ritorno alla normalità» nel Paese nord-africano, dove oggi si stanno tenendo nuove manifestazioni contro il regime del presidente Hosni Mubarak per il diciottesimo giorno di fila.
I vertici militari s’impegnano peraltro a «revocare lo stato di emergenza», in vigore in Egitto da trent’anni, ma solo «non appena saranno terminate le attuali circostanze», cioè quando la rivolta avrà fine. Inoltre nella nota, la seconda in meno di 24 ore, l’Esercito si propone come «garante» degli emendamenti costituzionali promessi da Mubarak, e assicura che «garantirà lo svolgimento di elezioni libere e corrette». Infine si sottolinea che non saranno perseguiti «gli onorevoli cittadini che hanno respinto la corruzione e chiesto le riforme istituzionali».
Ieri Barack Obama aveva reagito duramente all’annuncio del presidente egiziano Hosni Mubarak che, contrariamente alle previsioni accreditate dalla stessa Cia, invece di dimettersi si è limitato a cedere i suoi poteri al vice, Omar Suleiman.
«Al popolo egiziano è stato detto che ci sarebbe stata una transizione di autorità, ma tuttora non è chiaro se tale transizione sia immediata, significativa o sufficiente», scrive il capo della Casa Bianca in una nota, diramata dopo essersi consultato con i membri del proprio Consiglio per la Sicurezza Nazionale.
«Troppi egiziani rimangono scettici sul fatto che il governo sia serio a proposito di una genuina transizione verso la democrazia, ed è responsabilità del governo medesimo parlare con chiarezza al proprio popolo, e al mondo», si sottolinea nel comunicato, dal quale traspare tutta l’irritazione del presidente americano per l’improvvisa piega presa dagli avvenimenti nel Paese nord-africano, storico alleato degli Stati Uniti.
«Il governo egiziano», prosegue Obama, «deve proporre un percorso credibile, concreto e inequivocabile verso un’autentica democrazia, e ancora», ecco l’affondo, «non ne ha colto l’opportunità».
Ieri i vertici militari avevano annunciato «l’avvio delle misure necessarie per proteggere la nazione e sostenere le legittime richieste del popolo». Si tratta di una formula che ricalca i messaggi con cui nel mondo arabo sono spesso iniziati i colpi di Stato, dall’Iraq nel 1958 e nel 1968 all’Algeria, sempre nel 1968, e alla Libia nel 1969. Secondo Al Jazeera il comunicato è stato diffuso dopo una riunione dei vertici militari da cui erano assenti il presidente Hosni Mubarak e il suo vice Omar Suleiman.
Il premier egiziano, Ahmed Shafiq, aveva riferito che Hosni Mubarak si sarebbe dimesso presto da presidente. La dichiarazione alla Bbc era stata confermata dal segretario generale del Partito democratico nazionale di Mubarak, Hossam Badrawi.
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