Egitto infestato dalle locuste, piantagioni a rischio. La crisi economica e politica diventa biblica

Di Leone Grotti
04 Marzo 2013
Nel 2004 le locuste hanno distrutto il 38% delle coltivazioni egiziane, in questi giorni si sono avvicinate al Cairo. Economia in pericolo.

Ci mancavano solo le locuste. Nel bel mezzo di una crisi politico-istituzionale, l’Egitto è stato infestato da un’orda di locuste che rischia di mettere in ginocchio la già prostrata economia egiziana. Le locuste erano state già avvistate verso gennaio nella città di Zafarana, sul Mar Rosso a 200 km dal Cairo, e nella città di Qena. Ora si teme che raggiungano il Cairo, dal momento che sono già arrivate nei distretti di Moqatam e Nuovo Cairo.

L’INFESTAZIONE DEL 2004. L’ultima grande infestazione di locuste in Egitto si è verificata nel 2004, quando in 15 governatorati su 27 le piantagioni sono state gravemente danneggiate. Secondo una ong locale che si occupa di agricoltura, al tempo il 38 per cento delle coltivazioni del paese è andato distrutto. Una tonnellata di locuste, infatti, secondo i calcoli della Fao mangia in un giorno la stessa quantità di cibo di 2.500 persone.

COPERTONI BRUCIATI. L0 scorso mese il ministero dell’Agricoltura ha pianificato la disinfestazione di 11 mila ettari di campi, ma non è servito a fermare le locuste arrivate in Egitto dal Sudan. Per impedire che invadano il Cairo, molti cittadini hanno bruciato copertoni per creare nubi di fumo che le tengano lontane, riporta il quotidiano egiziano Ahram.

L’AIUTO AMERICANO. In un momento in cui l’economia al collasso è tanto grave quanto l’assenza di dialogo tra i Fratelli Musulmani al potere e le forze di opposizione, sono arrivati come una manna dal cielo i 250 milioni di dollari che il nuovo segretario di Stato americano John Kerry ha annunciato ieri che gli Stati Uniti presteranno all’Egitto. Durante un incontro con il presidente Mohamed Morsi, Kerry ha affermato: «Gli Stati Uniti possono e vogliono fare di più. Quando l’Egitto prenderà la strada difficile di rafforzare l’economia e costruire l’unità politica e la giustizia, lavoreremo con il nostro Congresso per aiutarvi ancora di più». Gli Stati Uniti, infatti, dopo gli scontri avvenuti in piazza al Cairo per l’approvazione a senso unico della «Costituzione islamica», come molti esponenti dell’opposizione l’hanno definita, hanno congelato un prestito all’Egitto da 450 milioni di dollari. In più, il Fondo monetario internazionale non ha dato il via libera a un prestito di 4 miliardi di dollari a tassi stracciati.

CRISI POLITICA. Kerry, nel suo primo viaggio diplomatico internazionale, si è detto soddisfatto dell’incontro con Morsi e certo che le necessarie riforme verranno attuate nel paese. I segnali però non sono incoraggianti: i Fratelli Musulmani, incassate le polemiche sulla Costituzione «approvata a colpi di maggioranza», hanno proposto gruppi di dialogo nazionale con l’opposizione per ricucire i rapporti. Questi gruppi sono stati disertati dalle Chiese cristiane egiziane e dai principali partiti di opposizione, perché «inutili e finti». Delle riforme economiche richieste dal Fmi, poi, ancora non c’è traccia e a fine aprile gli egiziani dovranno tornare al voto per eleggere il Parlamento. Ma il clima è pesante e diversi gruppi dell’opposizione stanno chiedendo ai cittadini di boicottare il voto.

@LeoneGrotti

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