
Egitto, Fratelli Musulmani occupano una chiesa e la trasformano nella «moschea dei martiri»
Oggi è una moschea, ma fino a un mese fa era una chiesa. I Fratelli Musulmani hanno trasformato in luogo di culto islamico una chiesa protestante evangelica di Minya. Gli islamisti hanno rimosso gli arredi sacri e le icone, dopo aver scritto sulla parete principale: «Moschea dei martiri, non esiste altro Dio se non Allah».
POLIZIA INDIFFERENTE. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa cristiana Mcn-direct, che ha intervistato Menassa Nesseim, pastore della locale comunità protestante: «Dal 14 agosto (quando sono iniziate le violenze contro i cristiani in Egitto, ndr) nessuno è riuscito ad entrare nell’edificio. Né la polizia né le Forze armate hanno ispezionato la chiesa, per espellere gli occupanti abusivi e restituire l’edificio alla comunità protestante».
CHIESE BRUCIATE. Dal 14 agosto a oggi, quando gli islamisti si sono vendicati sui cristiani per l’uccisione di molti membri della Fratellanza da parte dell’esercito, i Fratelli Musulmani hanno bruciato e saccheggiato 60 chiese, distruggendo decine di proprietà dei cristiani. A Dalga, nel sud di Minya, ai cristiani è stato imposto il pagamento della gizya, il tributo umiliante che dovevano pagare ai musulmani 1.400 anni fa.
PERSECUZIONE COSTANTE. Come racconta ad AsiaNews un cristiano copto che ha chiesto asilo politico in Italia dopo le violenze, «con Morsi l’economia è collassata e gli islamisti hanno avuto maggiori libertà, con Mubarak forse c’era più sicurezza per noi copti perché la Fratellanza era relegata all’illegalità, ma a livello sociale non è cambiato nulla. In Egitto è proibito costruire chiese, un divieto che vigeva con Mubarak e permane tuttora. Tre anni fa, un mio cugino di Giza è stato in carcere 40 giorni perché stava collaborando alla costruzione di un edificio parrocchiale; in quell’occasione la polizia uccise due cristiani e la notizia è sui siti internet».
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