
Egitto, esercito attacca con i carri armati tre monasteri copti
L’esercito egiziano ha attaccato tre monasteri copti nel giro di pochi giorni. Secondo quanto riferito da Mary Abdelmassih, reporter di Aina, l’esercito lo scorso 20 febbraio si è presentato con dei bulldozer davanti al monastero del quarto secolo di San Boula e ha demolito la reicinzione, eretta dai monaci per difendere il monastero dagli attacchi di criminiali ed ex detenuti, che effettuavano scorribande dopo il 25 gennaio approfittando del clima di disordine dovuto alla caduta del regime di Hosni Mubarak.
«Eravamo d’accordo con l’esercito che avremmo demolito noi stessi la recinzione una volta che si fosse ristabilito un clima di sicurezza, ma a loro non importava. Demolendo la recinzione è come se invitassero tutti i ladri e i criminali a entrare nel nostro monastero» ha dichiarato p. Botros Anba Boula.
Il 23 febbraio l’esercito ha attaccato anche il monastero copto del quinto secolo di San Bishoy, a Wadi el-Natroun, nel deserto a 110 km dal Cairo (v. sopra il filmato, ndr). Per demolire il muro costruito dai copti ha usato anche cinque carri armati. Due monaci e sei lavoratori copti sono rimasti feriti. Quattro persone sono state arrestate: tre monaci e un avvocato copto.
Il monaco Aksios Ava Bishoy ha dichiarato che l’esercito ha preso d’assalto l’entrata principale del monastero usando cinque carri armati, veicoli blindati e un bulldozer, per demolire il recinto di protezione che il monastero aveva eretto il mese scorso per proteggersi dagli assalti di detenuti scappati e criminali, in seguito allo stato di insicurezza prevalente nel Paese dopo la rivolta del 25 gennaio.
Il monastero, dopo il 25 gennaio, era stato attaccato da detenuti e per questo i monaci avevano «contattato la sicurezza dello Stato, e ci hanno detto che non c’erano agenti disponibili per proteggerci» ha dichiarato un monaco. «I militari ci hanno suggerito di proteggerci da soli, finché non avessero potuto fare qualche cosa». I monaci insieme ad alcuni copti, impiegando tutto il tempo a loro disposizione, hanno costruito un muro sul lato più vulnerabile del monastero. L’esercito il 21 febbraio ha dato un ultimatum, disatteso, al monastero, chiedendo di abbattere la recinzione entro 48 ore. Altrimenti, l’esercito stesso sarebbe intervenuto.
Dopo l’attacco, le forze armate egiziane hanno postato un comunicato su Facebook, affermando che non c’è stato nessun attacco al Monastero di San Bishoy, ma che si sono limitate a distruggere un recinto costruito su terreno statale. Il monastero sostiene che la recinzione sia stata invece eretta su terreno appartenente al convento. I monaci di San Bishoy stanno facendo un sit-in davanti al convento per protestare contro l’uso di armi da fuoco da parte dei militari.
L’esercito ha anche attaccato il monastero di San Makarios di Alessandria a Wadi el- Rayan, a Fayoum, a 100 km dal Cairo, per lo stesso motivo. Un monaco è stato ferito da un proiettile e altri dieci sono stati picchiati.
La notizie dell’attacco ai monasteri fa seguito a quella del prete copto ucciso ad Assiut, 400 chilometri a sud del Cairo, probabilmente da alcuni fondamentalisti islamici. La notizia ha provocato la rabbia dei cristiani del posto: in tremila sono scesi per le strade della città e hanno ingaggiato tafferugli con alcuni musulmani, oltre a fracassare i vetri di un’automobile della polizia. Un assistente del prete, Danoub Thabet, che ha scoperto il cadavere, ha raccontato che i vicini di casa hanno visto diversi uomini mascherati uscire dall’appartamento del sacerdote gridando “Allahu akbar”, Dio è grande.
I rapporti tra islam e cristianesimo si fanno ancora più difficili a causa del rifiuto ribadito da parte delle autorità dell’università di Al Azhar, guidata dal Grande imam Ahmed Al Tayyeb, «di sospendere per il momento i colloqui con il Vaticano. Non è una decisione definitiva, ma finché il Papa non avrà ritirato quanto ha detto in Germania (nel celebre discorso di Ratisbona del 2007, ndr) a proposito dell’islam e dei musulmani. Attendiamo delle scuse, non ad al Azhar ma al mondo islamico» ha spiegato Hasan Shafie, rappresentante speciale del Grande imam.
Narguib Sawiris, cristiano copto, l’uomo più ricco d’Egitto, patron di Orascom e Wind, quando faceva parte dei saggi che dovevano transitare il potere da Mubarak in altre mani, prima di indire nuove elezioni, aveva dichiarato che la caduta di Hosni Mubarak era pericolosa e che «l’esercito che ora appoggia i Fratelli Musulmani domani potrebbe rivoltarsi contro».
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