Egitto. L’epopea dei cristiani di Fao, che non possono celebrare il Natale

Di Leone Grotti
05 Gennaio 2020
Il Natale copto-ortodosso cade il 7 gennaio. La polizia vieta ai cristiani di avere una chiesa dal 2006 e di officiare la Messa «per non offendere i musulmani locali»
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Non potranno celebrare il Natale copto-ortodosso i 4.000 cristiani di Fao Bahari, villaggio egiziano 600 km a sud del Cairo. L’epopea degli abitanti del villaggio a maggioranza musulmana, che dal 2006 cercano in ogni modo di costruire una chiesa, si è conclusa nel peggiore dei modi pochi giorni fa, quando la polizia ha chiuso anche una piccola sala costruita con mattoni di fango e adibita alle celebrazioni, l’ha sorvegliata con decine di agenti per impedire ai cristiani di celebrare Messa per il nuovo anno e impedito a qualunque sacerdote di entrare nel villaggio.

IL PRIMO TENTATIVO DI COSTRUIRE UNA CHIESA

Per 70 anni i cristiani di Fao, non disponendo di una vera chiesa, hanno tenuto le loro celebrazioni in una chiesa casalinga, dove la domenica veniva insegnato anche il catechismo. Quando nel 2006 cercarono di costruire una vera chiesa, furono attaccati dai musulmani del villaggio, che bruciarono case e negozi dei copti, spingendo le autorità locali a chiudere anche la chiesa domestica che aveva servito per decenni i bisogni della comunità.

I cristiani fecero allora richiesta di un altro permesso di costruire una vera chiesa previa demolizione di quella domestica, ottenendo la licenza dal governo. Quando cominciarono a demolire la chiesa domestica, però, furono di nuovo attaccati dai musulmani e il permesso fu revocato per ragioni di sicurezza. Da allora la chiesa non è mai stata ricostruita e i cristiani hanno sempre dovuto camminare 10 chilometri per raggiungere il monastero di Anba Balamoun e partecipare a una Messa.

NUOVA LEGGE, NUOVA DISCRIMINAZIONE

Dopo l’approvazione nel 2016 da parte del Parlamento egiziano della legge sulla costruzione e restauro delle chiese, per volere del presidente Abdel Fattah al-Sisi, nel 2018 il vescovo di Deshna fece formale richiesta per costruire una chiesa. La legge permette ai richiedenti di iniziare i lavori nel caso le autorità non rispondano per quattro mesi. Dopo un anno, passato senza ottenere risposta, l’anno scorso il vescovo pose la prima pietra per la costruzione della chiesa su un terreno regolarmente venduto da quattro cristiani alla diocesi.

Dopo la posa delle fondamenta, la polizia arrestò senza apparente motivo tutti e quattro i cristiani che avevano venduto il terreno alla Chiesa. Dopo un lungo negoziato tra la diocesi e la polizia, i copti furono costretti ad abbandonare il progetto di costruire la chiesa in cambio della liberazione dei cristiani. Fu a questo punto, quattro mesi fa, che i copti tornarono a celebrare Messa in un vecchio edificio del villaggio di Fao appartenente a un cristiano. Ma la polizia di nuovo si mosse immediatamente per chiuderlo.

DELEGAZIONE CRISTIANA AL CAIRO

Esasperati dalla situazione, una delegazione dei sacerdoti della diocesi viaggiò fino al Cairo per risolvere il problema. Qui gli ufficiali del governo proposero un accordo: trasformare legalmente il vecchio edificio in chiesa, senza costruirne una nuova. I cristiani accettarono, una volta ottenuta la garanzia che in attesa dell’autorizzazione avrebbero potuto celebrare Messa nel locale.

Appena tornati a Fao, i sacerdoti però hanno ricevuto una telefonata dal Cairo che sospendeva gli accordi appena stretti, fino a quando i musulmani del villaggio non avessero accettato la soluzione. Nonostante gli appelli dei cristiani al presidente Al-Sisi, la polizia di Fao si è schierata in massa davanti all’edificio per impedire ai copti di celebrare la Messa di capodanno, vietando a qualunque sacerdote di entrare nel villaggio.

«I CRISTIANI NON HANNO GLI STESSI DIRITTI?»

Il Natale copto-ortodosso, che si celebra il 7 gennaio, è alle porte ma la polizia si rifiuta di permettere la celebrazione spiegando che «vanno rispettati i sentimenti dei musulmani locali». Ma, come riportato da Watani International, i cristiani non ci stanno: «E per quanto riguarda i sentimenti dei 4.000 copti di Fao? Noi non dovremmo forse essere rispettati al pari dei musulmani».

@LeoneGrotti

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