Egitto. «Se il governo ci avesse ascoltato, forse i martiri cristiani sarebbero vivi»

Di Redazione
05 Novembre 2018
L'esercito egiziano ha ucciso 19 dei terroristi che hanno massacrato venerdì sette cristiani copti in pellegrinaggio. Le parole del vescovo Macarios ai funerali: «Si poteva evitare la tragedia»

Diciannove terroristi islamici sono stati uccisi dalla polizia in Egitto. I militanti erano accusati di essere tra gli attentatori che hanno assassinato sette cristiani copti venerdì e feriti altri sette, nell’assalto a tre autobus che portavano un gruppo di pellegrini al monastero di San Samuele il Confessore, nella provincia di Minya.

LE PAROLE DI AL-SISI

I terroristi dell’Isis sono stati uccisi dopo un inseguimento nel deserto. La polizia ha diffuso le immagini dei corpi senza vita, delle armi e della propaganda dello Stato islamico rinvenuti nella tenda dove si nascondevano. Ieri il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ha espresso «dolore per quanto accaduto ai nostri fratelli egiziani. Gli egiziani sono tutti uguali, a prescindere dalla religione», ha detto.

FUNERALI DEI «MARTIRI»

Venerdì e sabato si sono tenuti a Minya i funerali per le vittime, che il vescovo Anba Macarius ha definito «martiri»: «Le autorità ci hanno aiutato in ogni modo per organizzare rapidamente i funerali e per questo dobbiamo ringraziarle», ha dichiarato durante le esequie. «Però avevamo fatto delle richieste al governo dopo l’attentato del 2017: avevamo chiesto che la strada fosse asfaltata, che fossero installati più check-point della polizia e telecamere. Se l’avessero fatto, forse non sarebbe avvenuta questa tragedia».

L’ATTENTATO DEL 2017

Il riferimento è all’attentato del 26 maggio 2017, quando 29 pellegrini copti vennero uccisi da terroristi dell’Isis sempre sulla strada verso il monastero. Anche in quel caso, gli autobus furono bloccati dagli islamisti e coloro che rifiutarono di convertirsi furono uccisi.

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