
Economia araba: crescere o morire
E’ il secondo campanello d’allarme per il mondo arabo nel giro di tre mesi: dopo Arab Human Development Report 2002, il rapporto sponsorizzato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo che nel luglio scorso ha messo il dito sulla piaga del sottosviluppo umano nei paesi arabi, adesso è il turno del World Economic Forum (Wef) di mettere in guardia circa la stagnazione economica della regione e le ricadute destabilizzanti che potrebbe avere. L’Arab World Competitiveness Report, librone di 400 pagine presentato a Ginevra l’8-9 settembre scorsi, dice anzitutto che il Pil pro capite di 16 paesi della Lega araba è sceso, in termini reali, ai livelli del 1980, mentre per tenere testa all’impetuosa crescita della popolazione (3,5% annuo) che sta alimentando una grande schiera di disoccupati occorrerebbe una crescita economica del 5% all’anno.
Perché, nonostante uno dei più alti tassi di investimento nel mondo sin dagli anni Ottanta, l’economia araba si trova in stato di stagnazione? Perché l’investimento pubblico è inefficiente e non stimola investimenti privati.
Perché il settore privato in molti paesi è soffocato dalle procedure burocratiche, dalla corruzione e da un sistema educativo che non prepara i giovani alle esigenze del mercato. Il salto di qualità non è più rinviabile: il 40% della popolazione nei paesi arabi ha meno di 14 anni, e nel 2020 la popolazione totale sarà passata dagli attuali 280 milioni a 410-460. Il perdurare della stagnazione economica porterebbe inevitabilmente al tracollo dei sistemi politici.
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