
«È vero: non abbiamo vinto, ma è stato un risultato straordinario»

Rivendica i numeri della sua corsa, chiarisce come intende impegnarsi per Milano, spiega cosa vuole fare dai banchi dell’opposizione. In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera, Stefano Parisi fa un primo bilancio dopo il ballottaggio.
LA SCONFITTA E I NUMERI. Dopo il voto che ha premiato Beppe Sala, ci sono state un po’ di polemiche all’interno del centrodestra. C’è chi ha accusato Parisi di aver bistrattato i partiti, chi ha detto che, dopo il primo turno, avrebbe dovuto spingere maggiormente sull’anti-renzismo, chi ha bocciato l’idea che il “modello Milano” possa essere replicato a livello nazionale.
«Non devo essere io a raccontare il valore della nostra proposta – spiega Parisi –, lo dicono i numeri: 247.052 voti. Poi capisco la politica: c’è chi è più o meno soddisfatto, ci sono i ragionamenti sugli equilibri interni. Ma la strada giusta è quella di fare tesoro del risultato invece di dire che non c’è stato o dare la colpa all’uno o all’altro. È vero: non abbiamo vinto, ma è stato un risultato straordinario. Dobbiamo ripartire da questo».
IL MODELLO. Un centrodestra che voglia imporsi a livello nazionale, che strada deve seguire? Deve guardare a destra o al centro? Su questo, Parisi è cauto e netto al tempo stesso. Dice che «non dipende da me ma dalla politica», ma anche che «è evidente che il centrodestra vince su posizioni moderate. Quello di Milano è stato il miglior risultato ottenuto nelle grandi città. Qui abbiamo preso il 48% contro il 20-23 degli altri grandi comuni». Resta un dato: «Abbiamo riportato a votare il centrodestra. Al ballottaggio, caso unico nella storia, abbiamo portato alle urne 42 mila persone che non avevano votato al primo turno». Ma più che sugli schemi da attuare, il candidato del centrodestra dice che, se si vuole vincere, bisogna «guardare avanti», non «indietro».
LEADERSHIP E OPPOSIZIONE. In molti pensano a lui per guidare il centrodestra in futuro. Questo può aver scatenato gelosie, boicottaggi? Fosse così, replica, sarebbe «un suicidio», ma «escludo che sia andata così. L’impegno dei partiti c’è stato». E per quanto riguarda il futuro leader bisogna cercare «altrove»: «Ho avuto la fiducia 247 mila milanesi. Devo rispondere a loro. E lo farò in consiglio comunale dai banchi dell’opposizione».
Per questo, a Milano, Parisi ha in mente «un’opposizione nuova, costruttiva ma molto pressante, ogni singolo consigliere si occuperà dei singoli dossier (…) Abbiamo creato una buona piattaforma liberale e moderata in cui si è riconosciuta anche la Lega e questo ha tolto terreno fertile ai 5 Stelle. Un pezzo di strada l’abbiamo fatta. Manca ancora un pezzo. (…) Credo in un nuovo linguaggio della politica. A Milano abbiamo rigenerato in parte il centrodestra e qualcuno non l’ha capito. Abbiamo avuto solo quattro mesi di tempo per spiegarlo, ora abbiamo davanti a noi cinque anni di tempo per realizzarlo».
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