È stato il Belgio a uccidere Shanti De Corte, non i terroristi

Di Leone Grotti
31 Luglio 2023
L'omicidio materiale della giovane di 23 anni che ha ricevuto l'anno scorso l'eutanasia per i problemi psichiatrici riscontrati a partire dal doppio attentato del 2016 a Bruxelles è stato imputato ai terroristi
Shanti De Corte eutanasia Belgio
Shanti De Corte sorridente nella sua foto profilo su Facebook

Negli attentati all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles del 22 marzo 2016 morirono 32 persone. Ma i sei jihadisti responsabili dell’attentato sono stati condannati martedì per l’«omicidio terroristico» di 35 persone. Tra le tre persone la cui morte successiva al doppio attacco è stata imputata materialmente ai terroristi c’è anche la 23enne Shanti De Corte, che l’anno scorso si è fatta uccidere con l’eutanasia per le «sofferenze psicologiche insopportabili» patite a partire dal giorno dell’attentato. Le altre due persone “uccise” dai terroristi sono Xavier Legrand, morto di cancro nel 2017 dopo che aveva dovuto sospendere le cure a causa delle ferite riportate durante l’attentato, e Mathieu Fischer, che si è suicidato nel 2021 dopo aver sofferto di sindrome da stress post-traumatico.

L’eutanasia di Shanti De Corte

Il verdetto ha dell’incredibile, ma secondo il giudice senza l’attentato le tre persone «non sarebbero morte o perlomeno non sarebbe morte nelle stesse circostanze». A destare scalpore è soprattutto il caso della giovane Shanti, che il giorno dell’attentato aveva 17 anni e doveva imbarcarsi su un aereo per Roma.

La storia della ragazza è travagliata: aveva già ricevuto cure psichiatriche prima dell’attentato ed era rientrata in un ospedale psichiatrico dopo quel 22 marzo, come già raccontato da Tempi: «Sei anni di alti e bassi, un tentativo di violenza sessuale subìto da parte di un paziente dell’ospedale psichiatrico nel 2018, un tentativo di suicidio nel 2020, giorni in cui racconta che i medici la imbottiscono di antidepressivi».

Le sue prime domande di accedere all’eutanasia sono state respinte, ma una nuova domanda avanzata tramite Leif, l’associazione che cura gli interessi di chi vuole morire “dignitosamente”, viene accettata e così la ragazza viene uccisa con un’iniezione letale il 7 maggio.

È il Belgio che ha abbandonato la giovane

Per i giudici a uccidere Shanti non è stato il medico che le ha somministrato l’iniezione letale, non sono stati i dottori che hanno approvato la sua richiesta di eutanasia, non è stata la depressione che ha motivato la richiesta, non è stato nemmeno il Belgio che ha approvato la legge sulla “buona morte”. Sono stati i terroristi che hanno condotto l’attentato sette anni prima del suo decesso.

Così il Belgio cerca di lavarsi la coscienza e di non pensare al fatto che non è riuscito ad aiutare una ragazza che aveva bisogno di amore e sostegno. Come dichiarato dal neurologo Paul Deltenre, a Shanti non sono stati offerti tutti i tipi di cura possibili adeguati alla sua situazione. La giovane aveva solo 23 anni e non era affetta da malattie incurabili né pativa dolori fisici insopportabili.

Eppure come tante altre persone la cui vita non era in pericolo – autistici, depressi, anoressici, nevrotici – la giovane è stata uccisa con l’eutanasia. Al Belgio fa comodo pensare, oltre ogni ragionevolezza, che gli esecutori materiali dell’omicidio siano i sei terroristi coinvolti negli attentati del 2016. Ma non è colpa loro se il Belgio, dopo oltre vent’anni di eutanasia legale e banale, è diventato una fabbrica di morte.

@LeoneGrotti

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