
E’ smania ecologista difendere i boschi di Manzoni e Giussani?
A seguito del mio ultimo “Renzo a Milano” un lettore mi ha scritto alcune considerazioni che toccano un tema che merita un piccolo approfondimento. «Egr. Vittadini, non sono tanto d’accordo con l’idea da Lei espressa col suo articolo sull’ultimo numero di Tempi. E cioè la fascia di boschi attorno a Milano. Non serve inventarsi alcun progetto “strano”, come fasce di boschi o cose del genere. (.) Per favore, non si faccia prendere anche lei dalle smanie ecologiste. (.) Se vogliamo una società libera dobbiamo ampliare la base sociale della piccola proprietà. Ad esempio io, da una parte, sono per una difesa generalizzata del territorio. Ma, dall’altra, sono perché non si divinizzino i parchi, grossi carrozzoni clientelari per inventarsi cose inutili e propagandistiche (o turistiche). Anzi, alcune aree dei parchi dovrebbero essere messe a disposizione delle classi meno abbienti perché possano costruire delle villette singole». Non c’è bisogno d’essere ecologisti per ritenere che boschi e parchi siano elemento fondamentale di civiltà, indispensabili all’uomo per coltivare il suo rapporto con la natura che gli è essenziale per poter godere la bellezza del creato vicino a casa. La natura non è da divinizzare, ma è certamente segno di Dio, cosa che l’irrompere di una mentalità borghese, e comunista nello stesso tempo, ha fatto dimenticare. Non si è più capaci di capire che l’atmosfera misteriosa di un bosco ci rimanda ad un infinito e ad un infinito fatto presenza. I nostri giovani sono oggi portati a credere cha la natura sia virtuale; vedono trasmissioni su paradisi lontani e non sanno più come è bello l’ambiente della nostra pianura. Quello cantato da Ada Negri, da Guareschi, da Manzoni, quello menzionato da don Giussani per parlare del Mistero. Non per niente la recinzione forzosa delle terre, la fine delle terre comuni sono operazioni condotte dall’avvento di una mentalità tipicamente anticattolica. Non essere un ecologista non significa essere un palazzinaro, amante di villette a schiera o fan di abominevoli centri commerciali. Parcellizzare il territorio, affollarlo di abitazioni in cui ci si isola, costruire nuovi quartieri non intorno a chiese o a luoghi di vita civile e artistica, ma a ecomostri commerciali, non ha nulla di cattolico e umano. L’amore alla natura non è solo degli ecologisti e proprietà privata non significa distruggere ciò che è bene comune. La Lombardia ha bisogno di boschi che cingano abitati fatti di case umane dove ci si possa incontrare.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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