E se don Patriciello fosse un prete, e basta?

Di Emanuele Boffi
05 Dicembre 2023
Il sacerdote di Caivano ringrazia il governo e questo va di traverso ai professionisti dell'antimafia. Che non possono sopportare che un prete di strada possa apprezzare Giorgia Meloni
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra Don Maurizio Patriciello nella chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde di Caivano, Napoli, 31 Agosto 2023 (Ansa)
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra Don Maurizio Patriciello nella chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde di Caivano, Napoli, 31 Agosto 2023 (Ansa)

Prete di strada, prete anticamorra, prete scomodo, prete della Terra dei fuochi. Poi, inevitabilmente, “prete di sinistra” e adesso “prete di destra”. E se, invece, fosse solo prete, e basta? A don Patriciello, parroco di Caivano, sono state appiccicate molte etichette. Ma sono definizioni giornalistiche un po’ sceme, limitanti e “politiche”, che ingabbiano senza rendere l’idea di quel che fa e dice quest’uomo, da tempo impegnato a portare il Vangelo in una delle zone più povere del Paese. Il Parco verde di Caivano, dice, «è il più grande centro si spaccio d’Europa».

L’altro giorno, un bell’articolo di Nello Trocchia sul Domani (“Patriciello alla corte di Meloni. Così il fronte anticlan si spacca”) raccontava che «l’incontro di don Patriciello con Giorgia Meloni è stato decisivo per saldare un rapporto che ha mandato al macero il comitato anticamorra e ha spaccato il fronte antimafia campano. In una chat infuocata con giornalisti, attivisti e cittadini si è consumato uno strappo che ha sancito l’addio del prete simbolo. Da un lato i duri e puri, quelli che “con la destra non si parla”, dall’altra quelli che “contano i fatti” con buona pace dell’appartenenza».

Interessano le risposte, non le bandierine

Il fatto è che, su iniziativa del giornalista e parlamentare Pd Sandro Ruotolo e col sostegno di varie sigle cattoliche e del vescovo di Napoli Mimmo Battaglia, è nato il Comitato Anti Camorra “Disarmiamo Napoli”, assai critico col Decreto Caivano presentato dal governo. Ma al comitato non ha aderito don Patriciello, appunto, e nemmeno Marilena Natale, cronista finita sotto scorta a causa delle minacce ricevute dal clan dei Casalesi. Anche lei, come il sacerdote, è stata «scomunicata», scrive il Domani, perché colpevole di “intelligenza col nemico”.

«Padre Maurizio – ha detto Natale al quotidiano – ha parlato sempre con le istituzioni, questi di destra stanno facendo le cose, sgomberano gli occupanti dalle case e daranno il centro sportivo alla comunità non ai privati. A me interessano le risposte, non le bandierine e le candidature, io andai da Giuseppe Conte così come da tutti i politici di destra che ascoltano quello che diciamo. Che devo fare, non ci parlo? Ma stiamo scherzando?».

Lo scontro con Saviano

È proprio questo il punto. Per chi ha fatto della battaglia per la legalità una battaglia propagandistica, vedersela sfilare sotto il naso “da quelli di destra” è un affronto. Dopo la violenza sessuale di gruppo subita da due cuginette di 11 e 12 anni, don Patriciello invitò Meloni a intervenire a Caivano. Lei accettò, andò, fece il decreto.

E ai “professionisti dell’antimafia”, come li chiamava Sciascia, saltò la mosca al naso. In un’intervista a Repubblica Roberto Saviano definì gli impegni assunti dal governo «una sceneggiata di propaganda» e don Patriciello gli rispose per le rime su Avvenire: «Abbiamo bisogno di un samaritano buono che ci tenda una mano, non di profeti di sventura».

Di più. Recentemente è andato in tv a dire che «gli applausi che sono arrivati fino ad oggi, Giorgia Meloni li merita tutti».

Un prete e basta

È bastato questo riconoscimento per far passare don Patriciello tra le schiere dei fiancheggiatori del governo di destra.

È un errore adesso, come lo era stato prima, quando il sacerdote veniva dipinto come un Che Guevara col clergyman. È la retorica, l’enfasi, la politicizzazione spinta, quest’ansia di rendere ogni persona un personaggio e ogni fatto un evento ad ammazzare la realtà. Quella realtà che vede invece don Patriciello darsi sì da fare per le persone della sua comunità, ma anche, con estrema chiarezza, annunciare il Vangelo, richiamare tutti al fatto che «non basta lo Stato ci vuole la famiglia, quella famiglia che tanto ci siamo impegnati a distruggere», parlare di educazione, dei danni della pornografia, di droga, di utero in affitto, di responsabilità degli adulti.

Forse è solo questa la notizia. Come disse una volta in un’intervista, «sono solo un prete, un prete e basta, ogni aggettivo che si aggiunge alla parola “prete” lo sminuisce, lo ridimensiona. Il prete è un cristiano che ha avuto grazie a Dio il dono della fede. Ho risposto a una chiamata e mi sono incamminato per una strada nella verità, un cammino abbastanza sconosciuto, bello, difficile, faticoso. Tante volte dona grande gioia, altre volte solo molta sofferenza, però è una strada che vale la pena percorrere».

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