E riprendiamoci la gonna

Di Chiara Rizzo
07 Febbraio 2008
Dopo le donne virago tornano le femmine. Sognare l'amore famiglia non è più un peccato retrogrado

«Essere donna vuol dire essere un uomo come un altro». «Donne non si nasce, lo si diventa». Risuonano ancora nelle orecchie i mantra femministi urlati nei cortei battaglieri in tenuta da strega. Maglioni ingolfanti, capelli stopposi, ascelle non depilate e slogan urlati più forte che si può. Già perché non si poteva risparmiarsi niente, animate dal sacro fuoco della rivendicazione, nello sforzo di estirpare quella paccottiglia antimoderna dell’amore romantico. Roba buona per ave retrograde disposte a strizzarsi nei corsetti insieme alla propria dignità per accogliere il principe azzurro con un bacio, anziché urlargli contro “porco con le ali”. Una marcia di lotta scandita dalle massime de Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, il breviario di ogni sessantottina che si rispetti. È che urla che ti urla, marcia che ti marcia, l’odore di stantio di queste massime rancorose rimane. E che cent’anni fa veniva scritto Memorie di una ragazza per bene (cult femminista) ci tocca ricordarlo a forza di mostre celebrative.
«È verità nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di beni di fortuna debba essere in cerca di una moglie», l’irraggiungibile incipit di Orgoglio e pregiudizio, appare invece appena profumato di lavanda. Quelle due righe memorabili se le inventò due secoli fa Jane Austen. Zitella, cantrice della borghesia sempliciotta di campagna, mai uscita dal sud dell’Inghilterra. Duecento anni, fior di barricate e slogan in mezzo e il tocco di Jane è ancora dappertutto. E per fortuna.
Le trasposizioni cinematografiche di Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento, Emma si sono aggiudicate i loro bravi Oscar, o quanto meno qualche nomination. Per non parlare delle decine di libri negli ultimi anni chiaramente ispirati alle fatiche di Jane. Si va dal giallo, Sospetto e sentimento, al manuale, Come trovare l’uomo giusto secondo Jane Austen, fino al porno soft, Orgasmo e pregiudizio. E poi c’è la più celebre rilettura di Orgoglio e pregiudizio, un vero e proprio pilastro dell’educazione sentimentale moderna: Il diario di Bridget Jones, cronaca dei disastri sentimentali di una single cicciottella nella Londra di Blair, che finisce per innamorarsi di un uomo perfetto, che, naturalmente, di cognome si chiama Darcy (come il protagonista maschile inventato dalla Austen).
Ma attenzione, perché l’influenza della regina del romanticismo non risparmia neppure l’altro caposaldo della cultura rosa degli ultimi decenni, il telefilm cult Sex and the city, ritratto di quattro disinibite single newyorkesi. «Cosa cercano la protagonista Carrie e le sue amiche a Manhattan se non uno scapolo provvisto di beni di fortuna?» si chiede la critica cinematografica del Foglio Mariarosa Mancuso: «Il libertinaggio non è un fine. È un mezzo per stanare l’uomo giusto».

Libertine sì, ma fino a Mr. Darcy
Insomma, a mettere quantitativamente Jane e Simone a confronto non c’è gara, con la de Beauvoir relegata in spazi sempre più angusti delle librerie e del grande schermo e solo una fiction tv all’attivo, interpretata da Anna Mouglalis, Les Amants du Flore. È che paradossalmente «la Austen è più moderna, per la sua ironia e il suo buon senso» prosegue Mancuso. «Le protagoniste della Austen sono donne indipendenti. E pratiche: vivono in un mondo in cui i soldi servono sempre e sanno che o li ereditano, o li sposano. Ne prendono atto, ed è come se si chiedessero, “Bene, adesso che cosa possiamo fare?”. Al contrario la donna teorizzata da Simone de Beauvoir la fa tragica, sempre a pensare: “Oddio, come siamo emarginate dagli uomini! Scendiamo in piazza”. Non si capisce neppure esattamente a fare che. L’unica certezza è che la de Beauvoir le donne in fondo le odia. Definisce il corpo come “una macchina per fare figli di cui dobbiamo liberarci”».
Jane Austen racconta quello che siamo un po’ tutti, i pregi, le virtù, ma anche le piccolezze. Non risparmia critiche, ma le descrive attraverso la simpatica lente dell’ironia. Madri invadenti che si fanno in quattro per accasare le figlie (come in Orgoglio e pregiudizio), giovinette in amore che sono una parodia delle eroine romantiche appassionate e sospiranti (la Marianne di Ragione e sentimento), fino alle ragazze per bene impegnate unicamente nell’antica arte del pettegolezzo con le amiche, che tentano di accasare gli altri ma non capiscono di aver incontrato il loro amore (è il caso del sublime Emma). «Siamo tutti un po’ come i suoi personaggi, mai completamente cattivi o buoni, un po’ bugiardi, seppur per buone intenzioni. Ma alla fine, per tutti, è previsto il lieto fine» sostiene Mancuso. E il lieto fine, strano ma vero, coincide sempre con un matrimonio d’amore. Sembrerebbe la cosa meno conforme allo zeitgeist dei nostri tempi. E invece: «Noi donne siamo ancora a caccia dell’uomo giusto, sempre e comunque» rassicura Mancuso. «Piuttosto, siamo state rovinate dalla parità tra i sessi. Sono piena di amiche, che mi raccontano piangendo: “Gli uomini di oggi sono deboli e spaventati. È colpa del femminismo, se ce li siamo trovati così”».

Una carriera tra i fornelli
Si può pensare quanto si vuole alla carriera, ma c’è poco da fare, le donne continuano a sognare formato famiglia. Succede anche in un altro successo editoriale e cinematografico moderno come Il diavolo veste Prada, secondo Mariarosa Mancuso: «La protagonista, dopo innumerevoli sacrifici per lavorare nella moda, finisce per lasciare tutto e seguire il suo amato fidanzato, un semplice cuoco». È in virtù di questa filosofia che la scrittrice inglese cattura consensi, e, addirittura, strappa plausi da vecchie fan della “rivale” de Beauvoir. Così confessa Daria Bignardi, conduttrice del talk show Le invasioni barbariche su La7: «Quand’ero ragazza io, intorno al ’68, erano tempi politicizzati. Le Memorie di una ragazza per bene della de Beauvoir mi aprirono un mondo, erano l’abc del tempo. Una volta metabolizzato, non l’ho più riletto. I libri della Austen li riprendo anche oggi. Parlano della vita di tutti i giorni. La donna virago non è più di moda: oggi serve essere donne “cazzute”, ma per coniugare il lavoro alla famiglia. Invece, le ragazze della Austen sono sempre attuali: le single sono ancora in cerca dell’amore». «C’è poco da fare: i ruoli che la de Beauvoir voleva distruggere, in realtà oggi a noi donne fanno comodo e ci piacciono», postilla Mariarosa Mancuso. Vuoi vedere che la rivoluzione è rimettere ognuno al proprio posto, urlando dall’alto dei tacchi a spillo che “fimmini semu”?

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