E questa Putin la chiama vittoria?

Di Leone Grotti
09 Maggio 2022
Oggi, nella Giornata della vittoria, il presidente della Russia avrebbe voluto vedere l'Armata rossa sfilare nel Donbass «liberato». Ma la guerra in Ucraina non sta andando come si aspettava. Da nessun punto di vista
Una visuale dall'alto della città ucraina distrutta di Mariupol

Oggi non è la Giornata della vittoria che si immaginava, né quella che sperava, Vladimir Putin. Il presidente russo sognava una grande parata nella città di Mariupol, da presentare al popolo come simbolo e fiore all’occhiello della campagna conclusa per «denazificare l’Ucraina». Pregustava la marcia trionfante dell’Armata rossa nel Donbass «liberato», pur in mezzo a un cumulo di macerie, per richiamare quel 9 maggio del 1945 quando i russi dopo aver issato la bandiera dell’Unione Sovietica sul Reichstag di Berlino annunciarono la capitolazione del regime nazista. Niente di tutto questo e per quanto Putin si possa sforzare non c’è alcuna vittoria da festeggiare per la Russia.

La guerra in Ucraina non va come pensava Putin

La guerra in Ucraina scatenata dal Cremlino il 24 febbraio non sta andando come sperato. Le unità speciali che dovevano catturare o uccidere Volodymyr Zelensky nei primi giorni dell’invasione hanno mancato il bersaglio. Chi assicurava che il presidente ucraino sarebbe scappato con l’aiuto americano si è dovuto ricredere. Il tentativo iniziale di scendere da nord per prendere Kiev, Chernihiv, Sumy è fallito e le truppe russe, rintuzzate dalla controffensiva ucraina, hanno dovuto abbandonare i progetti originari.

Lasciate le campagne a ridosso della capitale, Mosca si è concentrata sulla conquista del Donbass guadagnando porzioni di territorio importanti ma l’esercito russo è ancora lontano dalla conquista di Kharkiv, Mykolaiv, per non parlare di Odessa. Oltretutto, nella stessa Mariupol, di fatto già presa, infuriano ancora i combattimenti all’acciaieria Azovstal, dove il battaglione Azov ha opposto una strenua resistenza.

«Il conflitto si sta trascinando troppo a lungo»

Non è un caso se il presidente della Bielorussia, l’alleato russo Aleksandr Lukashenko, ha dichiarato in un’intervista esclusiva all’Associated Press che la «guerra», e non l’operazione militare speciale come i russi vogliano che si chiami l’invasione, «si sta trascinando troppo a lungo», aggiungendo pure che «l’utilizzo di armi nucleari in Ucraina sarebbe inaccettabile».

È probabile che i generali russi si aspettassero un’accoglienza migliore da parte della popolazione ucraina del Donbass e in molte città, in effetti, il sostegno per Mosca prima dell’invasione era alto. Ma come avrebbe potuto mantenersi tale dopo l’inizio dei bombardamenti a tappeto, non solo sugli obiettivi militari, ma anche su case, ospedali, fabbriche, scuole?

Il ruolo degli Usa nella guerra

Sicuramente Putin non pensava neanche che l’Occidente, per quanto diviso al suo interno in merito a quali obiettivi perseguire, avrebbe reagito in modo compatto con sanzioni economiche durissime e con un aiuto militare all’esercito ucraino che non ha precedenti nella storia recente. Senza le armi pesanti e sofisticate fornite da Usa e paesi europei a Kiev, sicuramente la resistenza sarebbe stata sopraffatta dalla (tuttora) superiore potenza russa.

Come rivelato dal New York Times, è grazie alle notizie passate dall’intelligence americana che Kiev ha potuto uccidere una decina di generali russi. Mosca non immaginava che Washington si sarebbe coinvolta a tal punto nella guerra da dichiarare che l’obiettivo americano non è tanto aiutare l’Ucraina a resistere, bensì «indebolire la Russia al punto che in futuro non potrà più fare ciò che sta facendo all’Ucraina» (segretario della Difesa Lloyd Austin).

Il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha poco da festeggiare in UcrainaIl fallimento geopolitico della Russia

Non solo l’immagine della Russia come possibile partner e interlocutore dell’Occidente esce demolita da questo conflitto, non solo la sua economia ne esce indebolita, ma anche la considerazione delle capacità dell’esercito russo di condurre una guerra convenzionale si è fortemente ridimensionata. Ha fatto scalpore, al di là dell’avanzata più lenta del previsto, la facilità con cui gli ucraini (ovviamente con l’ausilio della tecnologia e dell’intelligence americana) sono riusciti ad affondare l’incrociatore Moskva. E se le notizie sul danneggiamento della fregata missilistica Admiral Makarov, la nave più moderna della flotta russa nel Mar Nero, verranno confermate, l’impressione della fragilità delle capacità militari russe non farà che aumentare.

Anche dal punto di vista geopolitico è molto difficile parlare di vittoria. Per quanto la Russia goda del sostegno, o della non opposizione, di molti paesi (Cina, India, Pakistan, Iran, Siria) la guerra è stata scatenata anche per impedire che la Nato si avvicinasse ancora di più ai confini russi. Ma l’invasione dell’Ucraina, le cui speranze di ammissione sono quasi sicuramente morte, non ha fatto che spingere paesi finora rimasti neutrali come Finlandia e Svezia a cercare l’ingresso nell’Alleanza atlantica. E anche la Cina, che pure sta sostenendo il Cremlino, non ha finora offerto un apporto esplicito e decisivo come forse Mosca si aspettava.

Nessuna vittoria in Ucraina

Se inoltre Putin cercava davvero una nuova Jalta, un incontro con Stati Uniti e Cina per ridefinire le sfere d’influenza globali, più la guerra si protrae più risulta improbabile che Joe Biden gliela concederà. In compenso, anche per la scelta americana di affrontare sempre più direttamente la Russia, continua a crescere il rischio di un’escalation del conflitto, che potrebbe sfociare in un disastroso confronto tra potenze nucleari.

Oggi in Russia è festa nazionale e si celebra la Giornata della vittoria dell’Unione Sovietica sul regime nazista. Ma non c’è vittoria né gloria in Ucraina per Putin. Ancora meno per il popolo russo.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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