E la giustizia fugge profuga dal campo dei vincitori

Di Rodolfo Casadei
21 Febbraio 2002
Adesso che il processo dell’Aja contro Slobodan Milosevic è cominciato, un elementare senso di pietà per le vittime dei massacri nella ex Jugoslavia

Adesso che il processo dell’Aja contro Slobodan Milosevic è cominciato, un elementare senso di pietà per le vittime dei massacri nella ex Jugoslavia fa sperare che le responsabilità del leder serbo siano giudizialmente dimostrate e punite. Ma un altrettanto elementare senso di giustizia costringe ad ammettere che un processo come questo non andava fatto. Perché a uscire bistrattata dalle udienze in terra olandese sarà, alla fine, proprio la giustizia. Che, fra gli umani, è sempre parziale; ma quando poi pretende di farsi sovranazionale finisce per esserlo ancora di più. Perché il processo dell’Aja conferma che gli unici cattivoni che possono essere arrestati e giudicati sono quelli che perdono la guerra (i gerarchi nazisti) o le elezioni (Pinochet) o entrambe (Milosevic, appunto). Che le corti internazionali sono sempre un’arma nelle mani dei più forti, i quali mai, finché son forti, si lasceranno processare: il Tribunale per la ex Jugoslavia non è stato istituito dall’Assemblea dell’Onu, come prevede per questi casi lo statuto delle Nazioni Unite, ma dal Consiglio di Sicurezza, dove siedono paesi che vogliono processare alcuni protagonisti della tragedia jugo- slava, ma si rifiutano di ratificare la creazione di una Corte penale internazionale permanente per timore di essere a loro volta incriminati (trattasi di Usa, Russia e Cina). Che le corti internazionali sono mostri giuridico-istituzionali: non sono coordinate ad alcun potere legislativo ed esecutivo, si scrivono da sé i propri codici di procedura penale, effettuano arresti senza procedure di estradizione. E generalizzano al mondo il circo mediatico-giudiziario inventato in Italia: vedi l’intervista di Carla Del Ponte a La Repubblica alla vigilia del processo. Meglio, sempre meglio la sussidiarietà: Milosevic dovevano processarlo e condannarlo i serbi.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.