
E intanto a Bangalore è miracolo global
Se volete far ridere un cittadino del Terzo mondo con la barzelletta secondo cui la globalizzazione peggiora la povertà dei paesi poveri, Narayana Murthy è la persona che fa per voi. Venticinque anni fa questo indiano di Bangalore di modeste origini era un tipico militante di estrema sinistra, deciso a redimere l’India dalla sua sconfinata miseria con una rivoluzione comunista. Oggi è un guru miliardario della new economy, elencato da Time fra i 25 top manager mondiali, la sua Infosys Technologies è quotata al Nasdaq (prima azienda indiana nella storia), realizza utili fra i 30 e i 40 milioni di dollari l’anno e ne vale almeno 600. I suoi 10 mila dipendenti guadagnano stipendi da favola (3 mila dollari al mese un diplomato 24enne al primo impiego, in un paese dove il reddito pro capite medio non arriva a 500) e vivono quasi tutti, famiglie comprese, in un compound da sogno, completo di asilo infantile, strutture sportive e galleria d’arte. Tutto grazie alla globalizzazione. Il 97 per cento del fatturato di Infosys, infatti, è realizzato all’estero, soprattutto negli Usa (73 per cento). E ciò grazie al fatto che i costi salariali degli operatori indiani sono dal 20 al 40 per cento più bassi di quelli delle ditte occidentali concorrenti, e che grazie alla liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni approvata in India all’inizio degli anni Novanta e agli accordi commerciali conclusi in sede di Wto, il commercio internazionale dei prodotti di software è totalmente esentato da barriere doganali e tariffarie. Murthy è il classico capitalista “con una coscienza sociale”, che finanzia cinque istituti tecnici e sta per aprirne un sesto nell’Assam, una delle regioni indiane più povere. Ha creato una fondazione per la lotta alla povertà a cui versa parte dei profitti. Si dichiara «capitalista nella testa, socialista nel cuore». La testa l’ha messa a posto dopo un viaggio nella Bulgaria degli anni Settanta: si era messo a parlare dei suoi ideali comunisti con un viaggiatore in treno, e alla stazione seguente era stato arrestato per spionaggio.
R. C.
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