Un riminese mostra ai milanesi «come vediamo il Duomo». I quadri del giovane Zavatta secondo Fiorucci

Di Benedetta Frigerio
21 Marzo 2015
Francesco Zavatta il 21 marzo inaugurerà a Seregno la mostra “Ed era lì ad aspettarci”. Ne parliamo con lo stilista Elio Fiorucci, che presenterà le 25 opere


zavatta duomo

«Che strano, pensai, ma queste opere mi pare di averle già viste». Quando Elio Fiorucci, l’anno scorso, si ritrovò sul marciapiede fuori da una galleria di Milano, rimase «impressionato da quelle tele ancora prima di entrare per vederle da vicino». Così lo stilista ricorda con tempi.it il suo primo impatto con i lavori dell’artista emergente Francesco Zavatta, che il 21 marzo prossimo, alle 17, inaugurerà a Seregno una nuova mostra, in collaborazione con l’associazione Umana Avventura, intitolata: “Ed era lì ad aspettarci”. Fiorucci sarà presente per commentare le 25 opere che «descrivono la bellezza che c’è, ma che aspetta i tuoi occhi», per dirla con lo stesso Zavatta.

MILANO VISTA DA UN RIMINESE. «Appena vidi i suoi quadri scoprii un connubio tra i miei ricordi e quello che lui guarda», continua lo stilista. «È una comunione ciò che commuove chi guarda i suoi quadri. Tanto che pensai di aver già visto le sue tele, che invece erano dentro di me come immagini: erano i mie ricordi espressi da lui. I ricordi dei milanesi colti da un riminese trasferito a Milano. Entrai in galleria e gli dissi subito quello che pensavo. Fu un’affezione immediata».

zavatta seregnoMERITO DI UNA NONNA. Come scrive il giornalista e critico d’arte Giovanni Gazzaneo nel testo del catalogo, i quadri esposti sono nati dal desiderio del pittore di approfondire il legame tra il proprio lavoro e il suo pubblico. Era un pomeriggio di dicembre quando Zavatta si mise a parlare del suo lavoro con un amico e la nonna di quest’ultimo esclamò: «Certo che lei vede cose che noi non vediamo». Colpito dal fatto che quella donna, solo a partire dai suoi quadri, avesse scoperto in sé il desiderio di guardare le solite cose con uno sguardo più completo, il pittore si ricordò di una foto che un amico aveva scattato di primo mattina e gli aveva inviato poco tempo prima: «Era un bellissimo cielo, solcato da scie di aerei, che ha ispirato il quadro “Alle prime luci del mattino”. In questo caso sono stato io a scoprire un pezzo di realtà e a farlo mio grazie agli occhi di un altro», continua Zavatta.

COME VEDIAMO IL DUOMO. Da qui è nata l’idea di approfondire questo legame tra i suoi lavori e chi li guarda. Zavatta ha scritto ad amici e conoscenti chiedendo di inviargli foto di luoghi che per un istante li avevano lasciati senza parole. Il risultato è la mostra che resterà esposta fino al 2 aprile presso la galleria civica Ezio Mariani. «Sono abituato a incontrare artisti e a sviscerarne le intenzioni», commenta Fiorucci. «Ma con Zavatta non ci ho nemmeno dovuto parlare. Ha una semplicità e una spontaneità tali da portarlo a dar vita senza vergogna a ciò che lui e noi abbiamo dentro». Le luci d’autunno che illuminano i fili dei tram, i cieli invernali al crepuscolo, gli squarci delle vie meneghine, il Duomo, la Madonnina «sono quelli di tutti i milanesi, ma questo pittore riesce a mostrarci come li vediamo».

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