Due sassolini nello stagno della scuola

Di Antonio Villa
11 Giugno 2021
Chi provvederà alla formazione di "arditi" educatori? Sento forte il richiamo a un intelligente attacco alla "opportuna legislazione civile"
scuola, alunni in classe

La morte di uno tra gli amici più cari, il ricordo intramontabile della passione educativa di don Giussani, il richiamo terribile nello sfogo di M. G. Bighin: «Qui a scuola è la completa scristianizzazione. L’ esperienza che sto facendo nella scuola non la auguro a nessuno. Capisci a che punto siamo arrivati?» (Come una sposa, Cantagalli, aprile 2021) e infine la confidenza di un ex alunno che in un anno di insegnamento della religione cattolica (e quindi sotto le orecchie di chi ha rilasciato il nulla osta al docente) non ha sentito una sola volta parlare di Gesù!

Ecco tutto questo mi rende più acuto il bisogno di ridecidere il ritorno a all’essenziale che rimane la Volontà dell’Eterno veicolata a noi nel Magistero della Chiesa.

La mia Magna Charta

Io utilizzo come una Magna Charta un breve collage dei numeri 34, 44 e 62 della Christifideles laici (data a Roma il 30 dicembre 1988 dal Santo Giovanni Paolo II):

«L’ora è venuta per intraprendere una nuova evangelizzazione… Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni… Permettete, quindi, vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia, permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita… Sarà la sintesi vitale che i fedeli laici sapranno operare tra il Vangelo e i doveri quotidiani della vita, la più convincente testimonianza che la ricerca e l’adesione a Cristo sono il fattore determinante perché l’uomo viva e cresca… Luoghi importanti di formazione sono le scuole e le università cattoliche… occorre preparare fedeli laici che si dedichino all’opera educativa come a una vera e propria missione ecclesiale anche mediante una opportuna legislazione civile».

La prima cosa che viene in evidenza è “l’arruolamento” dei soggetti per un obiettivo probabilmente irraggiungibile nella storia: «Rifare il tessuto cristiano nella società umana» e «permettere a Cristo di parlare all’uomo». Sono obiettivo e metodo riscontrabili solo come “sintesi vitale” nel fedele laico.

E chi provvederebbe alla formazione di questi “arditi”? Non sto menando il can per “l’aia” per mascherare lo sventolio della bandiera bianca; al contrario, sento più forte il richiamo a un intelligente attacco alla “opportuna legislazione civile”.

Primo sassolino

Tiriamo due sassolini nella stagnante situazione! L’articolo 34 della Costituzione recita che «l’istruzione inferiore impartita per almeno otto anni è obbligatoria e gratuita»; la legge 31/12/62 n.1859, attuativa dell’art.34 e istitutiva della scuola media unificata, conferma la durata di otto anni. Brevemente: obbligatoria non può essere la promozione ma solo la FREQUENZA, e quindi, a rigore, nella scuola dell’obbligo ha senso solo documentare il suo compimento, mentre la valutazione delle capacità dell’alunno a iniziare gli studi nella secondaria verranno stabilite dalla scuola che deciderà di affrontare.

Del resto, a quella età, come si può pensare di collocare in un contesto di classe quotidiano un ragazzo sbilanciato anche solo di un anno? E gli ormoni? Forse basterebbe liberare gli insegnanti dalla preoccupazione di trasformare il fascicolo personale in una specie di “cartella clinica”, lasciandoli liberi di fare tutto, ma proprio tutto quello che gli viene in mente di provare!

Il bonus merenda

Ricordo di avere fatto un patto con un alunno totalmente refrattario allo studio e minacciato di bocciatura: un bonus-merenda ogni 7 raggiunto in qualsiasi materia; dopo una settimana il primo 7 in educazione fisica e, dopo un’altra, il secondo in educazione musicale (i compagni erano testimoni di una partita di calcio decorosamente giocata e di una lezione munito di flauto). Io credo che abbia funzionato un semplice meccanismo psicologico: si è accorto che un “capo” della scuola voleva comperare qualcosa che solo lui poteva vendere e che davanti a testimoni si impegnava a pagare.

Chi protesta deve dire che qui siamo nella fantascienza e non più nella scuola, mi è facile replicare domandandogli se è sicuro che la sua scuola sia “vita”.

Secondo sassolino

Ma ho un altro sassolino: è la tentazione di sollecitare il ministero dell’Istruzione a onorare il debito di un “rimborso”.

Mi spiego: in Friuli stiamo ricordando blandamente il 45esimo anno dal terremoto. Dal 2001 siamo una scuola paritaria cioè obbligati a farla ancor più uguale allo Stato. E infatti a suo nome e per suo conto (art.33 comma 4) abbiamo scolarizzato alunni per un costo di circa 3 milioni di euro (21 anni; 75 alunni di media e 2000 euro l’anno).

Un lavoro sempre valutato positivamente dal “committente” e che adesso mi sembra essere stato “rifilato” furbescamente in appalto. Io posso ammettere di essere stato un “boccalone”, ma esiste la possibilità di inviare un “sollecito”? E a chi? Sono disposto a qualsiasi tipo di accordo!

Foto Taylor Wilcox da Unsplash

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