
Il missile che ha colpito la Polonia è russo, ma è stato «lanciato dall’Ucraina»

AGGIORNAMENTO 12:30 – Il presidente della Polonia Andrzej Duda ha dichiarato che «niente indica» che l’esplosione a Przewodow sia stata causata da «un attacco intenzionale alla Polonia». Probabilmente, ha aggiunto, si è trattato di un missile S-300 di fabbricazione russa. Il missile, in dotazione anche all’esercito ucraino, sarebbe stato lanciato dalla contraerea di Kiev nel tentativo di sventare un attacco russo. L’esplosione che ha fatto due vittime sarebbe dunque stata causata dai frammenti di un missile russo intercettato e da un missile ucraino accidentalmente caduto in Polonia.
AGGIORNAMENTO 9:15 – Secondo Varsavia i missili che hanno colpito il territorio polacco «sono di fabbricazione russa». Poiché però sia l’Ucraina che la Russia utilizzano simili armi non è ancora chiaro da dove siano partiti i missili. L’indagine è ancora in corso. Il presidente Usa Joe Biden ha dichiarato che ritiene «improbabile» che l’attacco sia partito dalla Russia, mentre Mosca ha accusato Kiev di voler provocare «un coinvolgimento diretto tra Nato e Russia». Secondo un’ipotesi, potrebbe trattarsi di razzi della contraerea ucraina caduti per errore in Polonia nel tentativo di intercettare un missile russo. La situazione resta molto tesa e Varsavia potrebbe invocare l’articolo 4 del Trattato Nord Atlantico e chiedere una consultazione formale con gli alleati.
Due missili sono caduti in Polonia in una località di campagna vicino alla città di Przewodow, al confine con l’Ucraina. Nell’impatto sono morte due persone e il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha subito convocato il Consiglio di sicurezza. Anche se non è ancora chiaro chi sia il responsabile dell’attacco, tutti gli occhi sono puntati sulla Russia. Per tutta la giornata, infatti, l’esercito di Mosca ha colpito con uno sciame di missili e razzi decine di città in Ucraina, molte delle quali nella parte occidentale del paese al confine con la Polonia. Gli oltre 85 missili lanciati dalla Russia hanno colpito principalmente infrastrutture energetiche, lasciando più di 7 milioni di ucraini senza corrente.
Colpito per la prima volta un paese Nato
Un’indagine è in corso e non c’è stata ancora alcuna conferma che i missili che hanno colpito la Polonia siano russi. La tensione però è altissima e la gravità dell’accaduto non sfugge a nessuno: è infatti la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina che un paese della Nato viene colpito.
Secondo il senatore americano Bob Menendez, attualmente a capo della Commissione esteri del Senato Usa, se venisse confermato che i missili sono stati lanciati dalla Russia e che «l’attacco è intenzionale» ci sarebbero gli estremi perché Varsavia invochi l’applicazione dell’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, il quale prevede che i membri della Nato «assistano la parte attaccata intraprendendo immediatamente l’azione che giudicheranno necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata».
È più facile però che venga prima innescato l’articolo 4, secondo il quale «le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata».
Secondo il senatore Menendez, «è ovviamente molto importante capire se si è trattato di un errore. Spero che non sia un attacco intenzionale. Spero che i russi si scusino rapidamente e dichiarino che l’attacco non era voluto».
La Russia nega: «Non siamo stati noi»
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è affrettato a dichiarare che «il terrore non si limita più ai territori all’interno dei nostri confini». Il ministero della Difesa russo ha negato che l’attacco sia partito dal proprio esercito: «La Russia non ha niente a che fare [con l’attacco] non avendo colpito obiettivi vicini al confine tra Polonia e Ucraina». Si tratterebbe piuttosto «di una deliberata provocazione con l’obiettivo di produrre un inasprimento della situazione». In realtà, alcuni missili hanno colpito anche Leopoli, che si trova ad appena 80 chilometri dal confine.
Gli Stati Uniti non si sono ancora espressi sull’incidente. Funzionari della Casa Bianca hanno dichiarato in via confidenziale di essere in attesa di conferme sull’accaduto. Il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, ha spiegato che «gli Stati Uniti proteggeranno ogni millimetro del territorio Nato», sottolineando però che le indagini sono ancora in corso.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si è detto «scioccato» e ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, spiegando di essere in stretto contatto con le autorità polacche.
Funzionario Usa: «Sono missili russi»
La dinamica dell’accaduto non è ancora chiara. Secondo alcuni media polacchi è possibile che le esplosioni siano state causate dai resti di un missile russo intercettato dall’esercito ucraino. Anche se, secondo un anonimo funzionario dell’intelligence americana citato dall’Associated Press, l’attacco è da ricondursi alla Russia.
La crisi è scoppiata mentre i principali leader mondiali sono riuniti a Bali, in Indonesia, dove è in corso il G20. Domani l’agenda del presidente americano Joe Biden prevede una cerimonia con gli altri leader durante la quale verranno piantati degli alberi e un bilaterale con il nuovo premier britannico Rishi Sunak.
Missili in Polonia: un’inquietante conferma
Da quando la controffensiva ucraina lanciata ad agosto è risultata in una vittoria dopo l’altra per l’esercito di Kiev, la Russia ha iniziato a danneggiare sistematicamente le infrastrutture energetiche ucraine, lanciando decine di missili e droni.
Se verrà confermato che due missili sono caduti in Polonia e che sono di matrice russa si produrrà esattamente quella situazione che tutti temevano fin dall’inizio del conflitto. La possibilità che un errore di calcolo, o una provocazione intenzionale, faccia deragliare il conflitto ucraino trasformandolo in una guerra aperta tra Nato e Russia. Con il rischio che l’escalation porti una o entrambe le parti all’utilizzo di armi nucleari. Una ragione in più per moltiplicare i contatti e ricercare quanto prima una soluzione negoziale alla guerra.
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