
Due: il pop jazz di Mario Biondi, il Barry White siciliano
Preceduto da una polemica a distanza con Morgan, sull’efficacia artistica di programmi come “X-Factor”, Mario Biondi, il crooner siciliano purosangue dalla voce alla “Barry White”, si rituffa sulla scena discografica con “Due”, un doppio cd dove si accompagna ad amici musicisti, compositori ed interpreti, scelti tra i più interessanti esponenti della “nouvelle vague” italiana del genere soul jazz: sono duetti che manderanno in brodo di giuggiole gli appassionati del sound da piano bar e dei locali d’intrattenimento dove vige musica sussurrata e d’atmosfera.
L’italianissimo Biondi, titolare di un repertorio originale e di cover, totalmente in lingua inglese, è diventato da qualche anno icona di un genere musicale, il soul jazz, difficilmente accolto dalla maggioranza dei giovani consumatori di dischetti e di mp3, abituati a suoni più aggressivi e con poche sfumature; il suo successo è, quindi, una felice anomalia nel panorama delle sette note in Italia: il suo precedente cd in studio, “If”, uscito alla fine del 2009, è stazionato per mesi nei piani alti della classifica delle vendite e delle produzioni più scaricate in rete. E’ vero, che, pur mantenendo ben salde le sue origini di jazz singer, Biondi ha saputo nei suoi ultimi lavori virare su un pop soul anni ’70 di alta classe, sdoganandolo dalle nicchie “generazionali” create dai network radiofonici commerciali.
E così accade anche in quest’ultimo “Due”: classici della Motown come “My girl” dei Temptations, si alternano a cover di Bacharach, Irvin Berlin e Marvin Gaye e a inediti composti da Biondi stesso o dagli ospiti musicisti. Ne scaturisce un mix ben assortito di modernariato soul jazz, dai suoni levigati rivolti ad un mood swingante, eredità della cultura musicale americana ancorata alla black music più sofisticata. Un mix che non deluderà il pubblico anagraficamente più maturo e attento, ma che si apre all’interesse dell’ascolto giovanile che non si ferma alla pop-dance più volgarmente commerciale.
Se dovessimo trovare un difetto, ecco, ci sembra un po’ spericolata la scelta del doppio cd: più riuscito il primo, vario e divertente, mentre nel secondo affiora una punta di noia e di stanchezza, anche se il finale ci sorprende con un inedito in lingua italiana che ci riporta ad un’atmosfera intima simil-Baglioni (ma senza l’acuto stentoreo finale!). Da ascoltare nelle serate invernali, in poltrona, magari di fianco a un caminetto acceso dalla fiamma scoppiettante.
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