
Due artisti contemporanei davanti alla croce di Cristo

Le loro opere in mostra non sono in vendita, ma sono lì, appese, per farci fare un’esperienza di preghiera. I loro autori hanno visto la morte in faccia, nel freddo di un crepaccio o di una sala operatoria e adesso sanno stare davanti alla croce di Cristo con il talento in mano e uno slancio creativo capace di trasformare l’ombra del nulla in luce di rinascita. Sono due noti artisti milanesi, il pittore Federico Guida (1969) – figlio d’arte e poi assistente di Aldo Mondino – e l’amico giornalista e critico d’arte Paolo Manazza (1959), che da una decina d’anni è passato dall’altra parte della barricata e dipinge con successo quadri astratto/informali. Per raccontare la loro straordinaria esperienza hanno realizzato una mostra tanto unica quanto potente, allestendola tra le mura romaniche del battistero di San Giovanni Battista di Agrate Conturbia, in provincia di Novara, dove Manazza risiede dal 1990.
“Attirerò tutti a me”
Dal 5 al 31 marzo, quindi, proprio all’interno dello splendido edificio che risale al X secolo, si può pregare davanti ad alcune opere d’arte contemporanea, cosa non facile di questi tempi in cui vacilla la stessa definizione di arte visiva (dopo la Ruota di bicicletta del 1913 di Duchamp tutto è arte) e in cui alle Belle Arti si mescolano riti sciamanici, performance teatrali, cinema, letteratura e pubblicità, in un mix spettacolare in cui è sempre più difficile distinguere il manufatto artistico da altre operazioni dell’ingegno. Ebbene, proprio a mezz’ora d’automobile dalla metropoli milanese, sono riunite sei opere d’arte sacra di oggi sotto il titolo “Attirerò tutti a me” (dal Vangelo secondo Giovanni, 12,20-33): due Madonne con Gesù Bambino, dal titolo Mary’s finger, dipinte da Federico Guida in monocromo rosso sangue e quattro tele di puro colore neoinformale di Paolo Manazza dai titoli molto eloquenti: The exit to Eden, Revolution is Revelation, Dance for Revelation e The Revelation of the Holy Cross.
Le cose per ciò che sono veramente
La mostra, curata da Stefania Salvatore e Pietro Ernesto Malgarini, richiama tanto il mistero dell’incarnazione quanto il mistero della morte e della resurrezione di Cristo. Gli autori di questa esperienza visiva sembrerebbero invogliare il visitatore verso una fuga lontano dal tempo assordante della modernità, che si consuma nello spazio asfittico di uno smartphone. In verità, tutto muta, tutto si rovescia davanti alla Croce, quasi fossimo travolti da una nostalgia di ritorno alla realtà delle cose e delle umane vicende per ciò che sono e non per ciò che vorremmo che fossero. Federico Guida, rileggendo alcuni capolavori del Quattrocento fiammingo e ferrarese di Rogier van der Weyden e di Cosmè Tura, pone al centro della composizione il dito di una madre, generata nell’ombelico del proprio figlio per diventare madre dell’umanità sofferente. Paolo Manazza, esortandoci ad aprire gli occhi per riconoscere la grammatica e la sintassi dei colori e delle forme, accompagna lo spettatore verso la domanda: che significa la Croce? La Teologia spalanca la visione delle stelle. E la pittura ne amplifica il suono.
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Federico Guida (Milano, 1969)
Dipinge e disegna da sempre, passione trasmessagli dal nonno e dal padre. Frequenta l’Accademia di Brera e lavora nello studio del pittore Aldo Mondino. La sua pittura è incentrata sulla figura umana, su persone comuni, lungi dalla ricerca della bellezza estetica. Vanta una solida preparazione tecnica e un linguaggio figurativo ricco di connotazioni personali. Si esprime attraverso la fotografia, i colori a olio, le vernici, l’acrilico, il gesso e la stoffa. I corpi umani nudi, immortalati in pose contorte ed intrecciate, spingono a meditare sul dramma dell’esistenza umana, addolcito dalla naturale morbidezza della carne che emerge nella lezione sulla luce appresa da Caravaggio. Ha raccontato le notti milanesi, i manicomi, relitti giovani e vecchi, lungo un cammino personale e unico in un continuo perfezionamento stilistico e con attenzione costantemente rivolta al corpo e all’anima dell’uomo. Numerose le mostre nazionali e internazionali, sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche.
Paolo Manazza (Milano, 1959)
Artista, scrittore e imprenditore nella cultura. Dopo aver studiato a fondo la pittura antica e gli esiti informali della scuola newyorkese ed europea degli anni Cinquanta, oggi sperimenta le sovrapposizioni cromatiche in una pittura neoinformale che unisce la forza della gestualità alle vibrazioni del colore. In qualità di esperto d’arte è anche scrittore e giornalista. Ha pubblicato diversi libri e collabora dal 1992 al Corriere della Sera. Nel 2005 ha ricevuto l’onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica italiana. Ha esposto in numerose mostre in Italia, Europa, Svizzera, Stati Uniti, Cina e Corea. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private.
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