
Dov’è Vincent Lambert? È “prigioniero” in ospedale

Continuano a essere le aule di tribunale il luogo dove può essere decisa la vita o la morte di Vincent Lambert, il paziente tetraplegico francese di 39 anni che secondo alcuni familiari dovrebbe essere lasciato morire di fame e di sete. Dopo che lo scorso 23 luglio la dottoressa Daniela Simon, responsabile del reparto dell’ospedale di Reims in cui è ricoverato Lambert, ha deciso di non sospendergli alimentazione e idratazione, rimandando la decisione a giudici e ministero, due nuove cause sono finite sui banchi dei giudici.
«ACCANIMENTO TERAPEUTICO». La prima è stata portata avanti da un nipote di Vincent Lambert, François. Questi ha sporto denuncia presso il tribunale amministrativo di Chalons-en-Champagne per ottenere l’arresto dell’idratazione artificiale con procedura rapida. L’argomento invocato da François è quello dell’«accanimento terapeutico» e così il nipote dimostra di non conoscere affatto le condizioni di vita di suo zio.
COME VIVE VINCENT. Vincent Lambert, infatti, dopo essere entrato e uscito dal coma nel 2008, si trova in stato di coscienza minima e secondo numerose perizie di specialisti può migliorare la sua condizione medica. Nonostante abbia subìto danni al cervello irreversibili, Vincent respira in modo autonomo, non è attaccato a nessuna macchina e risponde agli stimoli. Da pochi mesi, ha anche ricominciato a deglutire da solo. L’uomo infatti non è in fin di vita, è semplicemente handicappato. Dal momento che non c’è nessuna terapia in atto per tenerlo in vita, a meno che non si voglia considerare una terapia il dargli da mangiare e da bere, non ci può essere neanche accanimento terapeutico.
TRASFERIMENTO. Esistono però delle terapie che aiuterebbero Vincent a migliorare la sua qualità di vita, come «la fisioterapia o una rieducazione alla deglutizione». Ma l’ospedale universitario di Reims si rifiuta di fornirle. Ecco perché i genitori di Vincent, che si battono perché possa continuare a vivere, hanno chiesto al tribunale di Reims che il figlio venga trasferito in altre strutture pronte ad accoglierlo. «Per ragioni di prudenza preferiamo non rivelare i nomi degli stabilimenti pronti ad accoglierlo», ha sottolineato al Le Figaro l’avvocato dei genitori, Jean Paillot.
«COME SE FOSSE IN CARCERE». La prossima settimana, il magistrato fisserà un’udienza privata alla presenza degli avvocati delle parti per discutere di questa possibilità. Il legale Paillot, accusando l’ospedale di Reims di tenere Vincent recluso «come se fosse in carcere», ha anche chiesto il pagamento di 500 mila euro di danni per il suo assistito e un euro simbolico per i suoi genitori.
Foto Ansa
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2 commenti
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Il ricorso del nipote andrebbe respinto come inammissibile : primo perche’un nipote non ha nessuna responsabilita’ legale verso Vincent , secondo perche’dimostra una incompetenza in materia in quanto accanimento terapeutico significa persistere in cure inutili per un malato che ha poche o nessuna speranza di sopravvivenza a lungo termine come e’stato il caso di Giovanni Paolo II (strumentalizzato ingiustamente ed arbitrariamente dai fautori dell’eutanasia).
Non solo ma come ho gia’avuto modo di dire Vincent puo’dirci lui stesso cosa vuole senza bisogno di nipiti moglie e
altri : egli e’in istato di minima coscienza e con una Risonanza Funzionale TESLA 7 la sua corteccia puo’rispondere a domande.
Io sono già felice, comunque, che sia ancora vivo!!, c’è da aver paura a vivere oggi nel mondo!