
Dov'è lo scandalo del manifesto affisso a Roma?

Caro direttore, dove sta lo scandalo nel manifesto affisso a Roma che ritrae un bambino di undici settimane? Davvero si fatica a comprenderlo. A quarant’anni dalla legge 194, l’associazione Provita ha fatto affiggere su un palazzo di via Gregorio VII, nel quartiere Aurelio, l’immagine di un feto accompagnato dalle scritte: «Tu eri così», «i tuoi organi erano presenti», «il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento», «già ti succhiavi il pollice», «e ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito». Eppure è scoppiato un pandemonio. Alcune consigliere del comune di Roma del Pd hanno affermato che «si tratta di immagini che offendono la sensibilità di tutti. Difendere la vita con messaggi così crudi e violenti non appartiene alla storia delle donne, né della città». Addirittura la senatrice Pd Monica Cirinnà ha scritto un messaggio su twitter affermando che è «vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne #rimozionesubito».
Angelo Mondani – via email
Chiedo: c’è qualcuno che può dire che una sola delle affermazioni apparse sul manifesto sia falsa? Ora, a parte che la senatrice Cirinnà dovrebbe precisare quale legge sarebbe stata violata (la legge 194? Quella sulla libertà di espressione?), fa un po’ sorridere che una signora che sponsorizza la maternità surrogata (questa sì espressamente vietata per legge) si scandalizzi per un manifesto che ribadisce l’ovvio. Si può discutere se la modalità scelta da Provita sia la più efficace per parlare di legge 194, ma, appunto, si può discutere: chiedere la rimozione di un manifesto che, provocatoriamente quanto si vuole, afferma un’evidenza che nessuno può negare, è segno di come Cirinnà e soci intendano la libertà di opinione. Possono esprimere pubblicamente il loro pensiero solo quelli che sono d’accordo con loro?
Aggiornamento: Dopo nemmeno tre giorni, il manifesto affisso legalmente nella capitale, è stato tolto. Come dice l’associazione ProVita in un comunicato «ancora una volta, l’Amministrazione Raggi ha dimostrato di non rispettare la libertà di espressione e di pensiero (diritti garantiti dalla Costituzione) e con il pretesto di affermare che la gigantografia sarebbe una «violazione dei diritti civili», in realtà si è piegata al «politicamente corretto» e all’ideologia. ProVita giudica gravissima la decisione di strappare un’immagine per nulla offensiva, che aveva il solo «torto» di scuotere le coscienze ricordando a Roma, all’Italia e a tutto il mondo che l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) sopprime un essere vivente. Non un grumo di cellule. Nessuna comunicazione è arrivata dal Comune di Roma a ProVita e la rimozione del manifesto dall’edificio è stata eseguita dalla società che gestisce lo spazio dell’affissione, temendo sanzioni e possibile revoca della concessione». L’associazione farà ricorso.
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[…] nemmeno tre giorni, il maxi manifesto ProVita di 7 metri per 11, affisso legalmente nella capitale, è stato rimosso in […]