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Dossier – Spiare l’intimità di quelle dimore private che diventano musei

A volte rimane tutto come un tempo, e sembra quasi che il padrone di casa si sia allontanato per un attimo lasciando gli ospiti soli a curiosare per qualche minuto. Altre volte è lo stesso padrone di casa a volere che la dimora in cui ha vissuto venga aperta al pubblico e dunque trasformata in un museo vero e proprio. Sono i casi delle case di Mario Praz a Roma e di Gustave Moreau a Parigi, due luoghi magici, che raccontano la storia, i gusti e le passioni di chi le ha vissute, ma ci svelano anche le ossessioni e le idiosincrasie dell’anglista, saggista e critico italiano, e del pittore simbolista francese. Situata a due passi da Piazza Navona, al terzo piano di Palazzo Primoli, la casa di Praz (1896 – 1982), aperta al pubblico dal 1995, raccoglie oltre 12o0 pezzi, tra dipinti, sculture e arredi acquistati dal collezionista sul mercato antiquario e durante i suoi viaggi in Austria, Germania, Francia e nord Europa nell’arco di sessant’anni. Il carattere della sua raccolta è eclettico ed europeo e varia dai mobili inglesi, ai cristalli boemi, ai bronzi francesi, ai wax portraits, ovvero i ritratti o le scene di interni in cera inseriti in piccoli quadretti, ai quadri con vedute di città italiane ed europee. Un piccolo mondo che gli appassionati delle case museo non dovrebbero perdere. L’ingresso è a piccoli gruppi e la visita, esaustiva in lingua italiana, ma sintetica in inglese, dura un’ora.

Riaperta dopo sei mesi di restauro e ampiamento, al 14 rue de Rochefoucauld di Parigi, ai piedi della collina di Montmartre, la casa di Moreau (1826 – 1898) occupa tre piani di una elegante dimora borghese, dove l’artista abitò e lavorò per quasi cinquant’anni. Fu lui stesso a volere che la sua abitazione diventasse un museo, per questo motivo nel 1895 affidò i lavori di sistemazione all’architetto Albert Lafon e, alla sua morte, lasciò tutto in eredità allo Stato Francese: la casa, l’intera opera pittorica composta da circa 25 mila opere di cui 850 dipinti e 15 mila disegni, i libri, le ceramiche e i mobili. Aperta al pubblico già nel 1903, la casa museo ha adesso acquistato una nuova luce grazie a una serie di lavori che hanno restituito alle pareti i colori originari (il rosso ocra nella boiserie, il rosa nelle carte da parati) e al giardino le piante rampicanti dei bei tempi, mentre le stanze del piano terra, che conservano una collezione unica di acquerelli e di copie realizzate dall’artista in Italia, saranno accessibili in autunno. Al seminterrato i locali sono stati ampliati di 180 mq in modo da poter ospitare i depositi e il gabinetto dei disegni e delle stampe che potrà contenere più di 10 mila fotografie del tempo, mentre un bel rinfresco hanno avuto i locali del secondo e del terzo piano, pensati già dall’artista per ospitare due luminosissimi atelier collegati da una elegante scala a chiocciola.
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