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Dossier – Ritorno alla luce di un probabile Guercino. Bufala o no?
La trama quasi è sempre la stessa per quei dipinti che di tanto in tanto ritornano a veder la luce e a suscitare un certo interesse nei confronti degli esperti e del grande pubblico. Passati di mano in mano, o meglio di casato in casato, questi dipinti possono anche aver fatto perdere le proprie tracce per secoli interi, come quel Salvator Mundi di Leonardo che ha fatto tanto discutere un paio d’anni fa e come il recentissimo caso di una tela del Guercino intitolata Giuseppe e la moglie di Putifarre. Il dipinto fu eseguito dall’emiliano Giovan Francesco Barbieri (meglio noto come Guercino) nel 1631 per il duca di Modena Francesco I d’Este. Fu poi probabilmente donato a Laura Martinozzi, membro del governo modenese molto stimata dalla famiglia d’Este, che lo portò con se nelle maggiori corti europee. Dopodiché, il conseguente passaggio per molte famiglie private umbro-marchigiane ne ha fatto perdere le tracce fino a quando, nel 2011, entra a far parte della collezione privata della Zanasi Foundation (fondazione nata con lo scopo di promuovere l’arte, la cultura, la ricerca scientifica e la tecnologia in ambito medico) del medico Stefano Zanasi, che la sceglie come pezzo forte per il primo evento della sua fondazione, la mostra Guercino – Giuseppe e la moglie di Putifarre, aperta presso il Palazzo Ducale di Modena.
Ma gli esperti d’arte si dividono sull’attribuzione al Guercino di tale opera. Di contro ai curatori dell’esposizione modenese che resterà aperta fino al prossimo 20 novembre, cinque specialisti – Daniele Benati e Sonia Cavicchioli dell’Università di Bologna, Elena Fumagalli dell’Università di Modena, Barbara Ghelfi esperta dei disegni del Guercino a Bologna e David Stone dell’University of Delaware – imputano la suddette riscoperta come una tremenda bufala architettata con il solo scopo promozionale. Tra i motivi che fanno loro escludere che il dipinto sia opera del pittore emiliano ci sono la rigida qualità della stesura e una gamma cromatica troppo semplificata per appartenere alla mano del maestro, una freddezza tipica delle copie e una resa dei panneggi troppo rigida, oltre all’uso di colori tendenzialmente metallici. La verità, come in ogni cosa, verrà prima o poi a galla. Nel frattempo, chi non avesse l’opportunità o la curiosità di andare a vedere direttamente il dipinto, può metterlo virtualmente a confronto con le altre opere di sicura attribuzione al Guercino realizzate nel medesimo periodo creativo, come ad esempio, su suggerimento di David Stone, Amnon che scaccia Tamar, datato 1627-28.
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