Dopo due mesi fallimentari, la controffensiva ucraina entra in una nuova fase

Da inizio giugno l'esercito ha conquistato l'equivalente di un quartiere di Kiev e non ha sfondato le difese russe. Ora, annuncia il Nyt, entra in battaglia il grosso delle brigate addestrate dall'Occidente ma si rischia lo stallo prolungato

La controffensiva ucraina è iniziata da poco meno di due mesi e si è finora rivelata un fallimento. Nonostante l’esercito di Kiev sia dotato di molti dei migliori armamenti occidentali, non è riuscito a penetrare le difese russe. I soldati di Volodymyr Zelensky sono avanzati da Velyka Novosilka e Orikhiv verso Melitopol e Berdyansk, ma hanno conquistato l’equivalente di un quartiere della capitale. Troppo poco per un’offensiva che doveva permettere all’Ucraina di riconquistare la Crimea e cacciare l’invasore russo dal proprio territorio.

L’Ucraina cambia strategia

Se le prime fasi della controffensiva si sono rivelate letteralmente disastrose, con perdite umane altissime per non parlare delle decine di tank occidentali andati distrutti in poche ore, Kiev ha cambiato strategia, spiega il New York Times. Alle incursioni in campo aperto, ora l’esercito ucraino predilige il martellamento delle postazioni russe con l’artiglieria, nella speranza di aprire qualche varco, anche se le munizioni a disposizione restano poche.

Se inizialmente l’Ucraina ha impiegato solo poche delle armi fornite dai paesi Nato e solo alcune delle brigate addestrate dall’Occidente, negli ultimi giorni, secondo quanto riportato da funzionari americani al Nyt, Kiev ha lanciato in battaglia la maggior parte delle sue forze.

Putin: «La controffensiva è fallita»

Eppure non si vedono ancora risultati soddisfacenti, a parte la presunta conquista del villaggio di Staromaiorske, in nessuna delle direzioni sulle quali si sta concentrando l’esercito, tanto che Vladimir Putin è tornato a ribadire: «La controffensiva è fallita». È ancora troppo presto per affermare con certezza che il presidente russo ha ragione, di sicuro le difficoltà restano più grandi del previsto.

«La crisi del morale dei russi non è avvenuta», conferma alla Stampa Claudio Graziano, ex capo di Stato maggiore della Difesa ed ex presidente del Comitato militare dell’Unione Europea. « L’Ucraina lancia alcune importanti puntate offensive, ma non ha ancora la capacità operativa sufficiente per penetrare in profondità la difesa russa, che si dimostra ancora solida».

La guerra sarà ancora lunga

Per l’ex comandante la guerra non finirà prima di un anno e il pericolo è che si verifichi uno «stallo prolungato». Il problema principale è che Kiev attacca senza avere la superiorità aerea e «la storia della guerra ci ha insegnato che per condurre un’offensiva con successo è necessario conseguire se non il dominio dello spazio aereo, quanto meno la superiorità locale dello spazio aereo, necessario per proteggere le forze sul campo».

La consegna di F-16 all’Ucraina, però, procede a rilento. Soprattutto, anche se i caccia arrivassero oggi a Kiev «sarebbero operativi tra sei mesi, pur considerando l’addestramento già svolto».

In questa situazione, spiega il generale Graziano, l’Occidente non può fare altro che continuare a sostenere l’Ucraina con armi sofisticate. Ma se, come disse inascoltato il capo di Stato maggiore americano Mark Milley, «nessuno degli eserciti può prevalere sul campo», tutte le parti in causa dovranno cominciare a cercare un’alternativa diplomatica al conflitto armato.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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