
Il Deserto dei Tartari
Doninelli, i princìpi non negoziabili non sono un’ideologia
Mi sembra che l’articolo di Luca Doninelli apparso su ilsussidiario.net sotto il titolo “L’ideologia dei valori e la paura della diaspora” riunisca tutti gli equivoci possibili sul tema dei cosiddetti “princìpi non negoziabili”, che sarebbero poi quelli relativi alla famiglia e alla bioetica. Il primo equivoco è quello di considerarli una questione che riguarda principalmente i politici intesi come dirigenti di partito o candidati ed eletti nelle varie istituzioni di rappresentanza politica. Non è così: i politici si trovano inevitabilmente a fare i conti con i princìpi non negoziabili non perché il Papa e i vescovi li richiamano nei loro interventi pastorali, e nemmeno perché devono comunque fare i conti con la loro coscienza su argomenti così delicati e importanti, ma per un motivo pratico: ci sono dei cittadini elettori che credono in quei valori e li vivono nella loro vita, e se i candidati vogliono avere il voto di quei cittadini devono posizionarsi di conseguenza. Scrive Doninelli: «Il politico non è, o comunque non è più un delegato che assume alcuni aspetti di quella vita (l’esperienza cristiana – ndr) trasformandoli in valori non negoziabili per poi giocarli nell’agone dei partiti. Il politico è interessante solo in quanto partecipa di quella vita, perché è quella vita il vero soggetto della politica». Ma io, cittadino cristiano o comunque praticante di quei valori (non è indispensabile essere cristiani per considerare nocivo il matrimonio omosessuale, per esempio), non voterei mai un politico che considera “interessante” la mia vita cristiana però è disposto a promuovere leggi che danneggiano il bene comune, e pertanto anche la mia vita.
Il secondo equivoco riguarda la testimonianza che i cristiani darebbero, e che viene presentata come una “visione forte” distinta dai princìpi non negoziabili: «la visione si produce, oggi, in luoghi precisi, in quei contesti d’esperienza, sempre più splendidi e numerosi, che io chiamo “nuovi monasteri”. Sono comunità, scuole, associazioni, istituti professionali, cenacoli d’artisti e tante altre cose: luoghi che non vanno “interpretati” politicamente, perché essi stessi sono la politica, oggi, in quanto sono la vita». Qui pare di capire che per Doninelli oggi non è più possibile fare politica nel senso proprio della parola, cioè compiere o proporsi di compiere azioni che vanno a incidere sulla vita di tutti (perché si traducono in politiche pubbliche, leggi, regolamenti, ecc.), ma bisogna limitarsi a costruire universi paralleli di virtù, il cui valore politico consiste essenzialmente nel fatto che rappresentano dei modelli imitabili.
Faccio un po’ fatica a immaginarmi questi “nuovi monasteri”, nel senso che faccio fatica a immaginarmi delle persone così scisse dalla realtà totale e così introvertite da non provare il bisogno di agire fuori dal proprio circolo. Mi viene in mente una frase di Wole Soyinka, il romanziere nigeriano che in polemica con la négritude di Leopold Sedar Senghor scriveva: «Una tigre non proclama la sua tigritudine, una tigre spicca il balzo». Mi sembra un bel richiamo all’unità della persona.
Se i “nuovi monasteri” sono così umanamente attraenti come suggerisce Doninelli, certamente si tratterà di persone che rendono anche testimonianza, con la loro vita, ai princìpi non negoziabili. Questo significherà che tendenzialmente – tendenzialmente, perché la perfezione non è di questo mondo – non abortiscono ma anzi si prendono cura delle maternità di donne che per disagiate condizioni o altri motivi sono tentate dalla scorciatoia dell’aborto; accudiscono con amore i genitori o i nonni gravemente malati anziché eutanasizzarli; non selezionano il nascituro praticando l’amniocentesi e un’eventuale interruzione di gravidanza in caso di malformazioni, ma lo lasciano nascere senza fare delle sue condizioni di salute il criterio che gli dà diritto alla vita, adottano o prendono in affidamento orfani e infanzia abbandonata cercando di dare loro un padre e una madre anziché due padri o due madri come viene proposto oggi, soluzioni che enfatizzano i desideri dei richiedenti anziché l’interesse del minore, ecc.
Ma siccome l’unità della persona è implicata in ogni esperienza di autentica virtù, la loro testimonianza significherà anche cercare di promuovere provvedimenti, leggi e politiche pubbliche che vanno nella direzione del bene che loro tendono a realizzare nella loro vita, comprese le questioni attinenti la bioetica e la famiglia. Lo faranno nei modi disponibili in un sistema politico moderno: diffonderanno le loro idee su questi argomenti, parteciperanno al dibattito pubblico intorno alle leggi e alle politiche migliori, voteranno uomini e partiti in sintonia con loro, eventualmente promuoveranno referendum e/o manifestazioni di piazza, come quella di settimana scorsa a Parigi o come il Family Day che si svolse in Italia nel maggio 2007.
Se invece questi nuovi monaci fanno tutto dentro al monastero e niente fuori, io dovrò chiedermi come mai in loro è venuta meno l’unità della persona. Come mai la tigre è tigre quando si muove dentro al suo recinto, ma improvvisamente diventa un agnellino quando la si porta fuori dalla sua gabbia. A me vengono in mente solo due possibili risposte. O quei “monaci” non credono veramente nel valore politico e nella dignità culturale della loro esperienza comunitaria, oppure quei “monaci” si sono dovuti ammanicare coi potenti di turno per poter sopravvivere, e il prezzo del soggiorno nella loro oasi di libertà è di tenere la bocca chiusa su certe faccende di interesse generale, è di non disturbare il manovratore. In un caso come nell’altro, la faccenda dei princìpi non negoziabili viene preziosa, perché mi aiuta a distinguere i monasteri dove il desiderio della mia umanità verrebbe ridotto da quelli dove verrebbe valorizzato e responsabilizzato in modo integrale.
E veniamo al terzo e ultimo equivoco. Scrive Doninelli sempre nell’ottica di relativizzare il peso dei princìpi non negoziabili in politica: «Immaginiamo, tanto per fare un po’ di letteratura, che Nichi Vendola diventi di Cl (…). Allora cosa faremmo: chiederemmo a Nichi Vendola di iscriversi nelle liste di Berlusconi? Gli imporremmo di lasciare l’uomo con cui vive?».
Ovviamente no, la Chiesa accoglie tutti, e i movimenti e le associazioni ecclesiali dovrebbero fare lo stesso. Naturalmente non tutti possono e debbono essere accolti nello stesso modo: la Chiesa ha una pastorale molto attenta alla dolorosa condizione dei divorziati, ma non li ammette all’Eucaristia, e Nichi Vendola non potrebbe mai sperare di sposare il suo compagno in chiesa. Ma a parte questo, una cosa a Vendola andrebbe chiesta. Gli si dovrebbe chiedere come fa a conciliare la sua attrazione per Cl o per un’altra realtà ecclesiale con alcuni dei suoi programmi politici, come quello di discriminare i medici obiettori di coscienza che non praticano aborti nei bandi per posti nei reparti di ginecologia degli ospedali (lo fece da governatore della Puglia, e il Tar gli bocciò la delibera), o come quello di introdurre in Italia le nozze fra persone dello stesso sesso con diritto all’adozione e all’accesso alla procreazione assistita, cioè a generare bambini a cui viene programmaticamente negato il rapporto con uno dei suoi veri genitori biologici e viene imposta una filiazione posticcia.
Questa domanda io al Vendola neo-ciellino la farei, e avrei addirittura l’ardire di chiedergli di rinunciare al suo dannoso programma politico. Anche in questo caso i “princìpi non negoziabili” vengono buoni per fare chiarezza nelle cose e per sgombrare il campo dall’ipocrisia e dalla slealtà nei rapporti. Ipocrisia e slealtà di cui saremmo colpevoli se non facessimo a Vendola la carità della verità. La verità è la prima carità. Se io non testimonio la verità tutta intera a Vendola, vuol dire che non lo stimo veramente. Vuol dire che lo tratto come un bambino, che lo infantilizzo.
Ci sono due modi di infantilizzare l’interlocutore: uno è quello di non ascoltare i suoi argomenti, di non dare nessun valore agli argomenti che l’altro ci porta a supporto delle sue posizioni; l’altro modo è quello di non metterlo di fronte alle sue responsabilità, di non chiedergli ragione dei suoi errori, proprio come se fosse un bambino che, in quanto bambino, non è mai fino in fondo responsabile delle cose cattive che fa e che dice. I due modi dell’infantilizzazione hanno una cosa in comune: la mancanza di vera stima per l’altro. Questa duplice infantilizzazione degli interlocutori, oggi praticata da tanti preti e laici impegnati, caro Doninelli, è la vera peste che falsa la trasmissione dell’esperienza cristiana, comprese le sue conseguenze in ambito politico. Non certo i princìpi non negoziabili.
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13 commenti
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Bè credo che le possibilità comunicative di questo tipo di strumento abbiano esaurito le loro potenzialità…… per chi vuole proseguire il dialogo un pò più personalmente io sono disponibile, quando si scrive dobbiamo indicare una mail io posso dichiarare la disponibilità a che venga data a chi ha partecipato a questa discussione (non so come altro fare). Comunque nella battaglia per i valori non negoziabili io ci sono, comunque amici miei questa è una lacrimarum valle e la possibilità di eliminare il male dal mondo non è nelle nostre mani è per questo che esiste il Paradiso!!
Vi abbraccio, in comunione, Debora
Forse Doninelli avrà trattato i principi non negoziabili in tal modo; ma siete VOI di Tempi che avete trasformato l’intera fede cristiana in un’ideologia fatta solo di odio ed intolleranza!!!
A scuola di comunità mi dicevano che “ideologia” significa ridurre tutta la realtà ad un particolare ed usarlo come metro di giudizio per qualsiasi cosa; ecco, questo è ciò che fate voi ogni giorno!
Avete preso Cristo e l’avete ridotto ad essere un piccolo particolare della realtà!
Con il vostro modo di fare, esplicitamente arrogante e irrispettoso nei confronti di chi non condivide il vostro confessionale estremismo, prendete il messaggio cristiano e lo sventolate come fosse una bandiera.
Certo che non facendo parte della redazione di Tempi, l’invettiva soprastante non era rivolta di sicuro a me, ma ciò nonostante, mi chiedo: un esempio di queste accuse a Tempi che paiono un pò campate per aria , sotto questo articolo poi completamente fuori luogo, più uno sfogo personale come capita a tanti altri che hanno del rancore non si sa perchè e per chi ?
Gesu’ non ha fatto così ne’ con Zaccheo nè con la Maddalena non gli ha detto di cambiare stile di vita ed opinioni li ha amati gratis e a partire da quello forse loro nel tempo (carnali e bestiali come sempre però, come noi) avranno anche cambiato “idee politiche”, non so se il nostro autore da quello che dice sarebbe in grado di amare veramente Vendola o se in fondo non continuerebbe a detestarlo sempre un pò…….. mi sembra che quelli che si agitano tanto per l’intervento di Doninelli sono quelli che pensano di avere un orticello da difendere, una cosa di loro esclusiva competenza. Deb
Cara Debora, magari queste tue perplessità dovresti comunicarle al Papa, che continua incessantemente a dare indicazioni precisissime sulla salvaguardia dei principi non negoziabili ai politici cattolici, per il bene di tutti.
Per esempio amare chi propaganda ed incentiva l’aborto, chi forma famiglie arcobaleno comprando bambini all’estero, almeno per ora, amare chi vorrebbe l’eutanasia per anziani e malati…amarli sì, ma di certo non condividerne o appoggiarne l’errore ! Soprattutto per rispetto alle vittime, loro non le dobbiamo amare ?
In quanto alla strumentalizzazione che immagini, forse chi pensa male….ha per primo un orticello da creare !
Be’ quanta acredine….. non credo di avere niente da insegnare a BXVI ma non temerei di dirgli tutto il mio pensiero e so, che per la sua infinita capacità di dialogo e di ascolto, parlerebbe con me con capacità di comprensione! Sono una felice madre adottiva, ho fatto un lungo percorso di crescita e maturazione nella fede, ho sofferto molto, credimi il mio contributo ai valori non negoziabili l’ho dato nella carne e proprio per questo, avendo capito che quei valori sono un riflesso della Misericordia di Dio, credo che non possano essere usati come una clava da sbattere nella testa della gente. Francamente mi sembra che l’intervento di Doninelli non sia stato compreso nella sua profondità (non che non si possa criticare per carità) ma parlarne come se avesse detto di votare Vendola……. insomma era proprio un’altra roba!
Con affetto Debora
Cara Debora, mi sono riletta e sinceramente non ho rilevato nelle mie parole l’acredine che mi attribuisci, semmai ho risposto al tuo tono non proprio amichevole, comunque ti chiedo scusa lo stesso.
Solo la frase”usare come una clava i valori non negoziabili ” è piuttosto offensiva per chi per quei valori si è battuto e si batte in politica, seguendo il Papa, dando tu per scontato che questo voglia dire non accogliere: accogliere sì, ma nella verità.
Poi ognuno si cura gli orticelli suoi e vinca il migliore !
Debora, ti capisco e ti ringrazio, ho letto commenti pieni di astio all’articolo di Doninelli (non su Tempi) e ho avuto l’impressione che si fosse ridotta tutta la portata del suo intervento a una sorta di antitesi tra “imprevedibile incontro” e “valori non negoziabili”.
La questione di fondo invece si capisce benissimo nel passaggio in cui dici che “che quei valori sono un riflesso della Misericordia di Dio” e la Misericordia di Dio è un esperienza di vita innanzitutto, quella vita che Doninelli giustamente (riferendosi evidentemente alla Nota di CL sulle Elezioni… ma qualcuno forse ha tralasciato questo piccolo particolare…) indica come vero soggetto della politica, con cui il politico stesso è chiamato a paragonarsi, specialmente se condivide l’esperienza di CL. Non si tratta di demonizzare i v.n.n. ma rimanere attaccati a quell’origine che li fa “sgorgare”, che è il cuore del cristianesimo appunto.
Io ho trattenuto questo dall’articolo nel suo insieme.
Poi per carità, sono tutti (articoli e commenti) tentativi nobili e ironici di esercitare il proprio discernimento sulla situazione controversa che viviamo, e in questo senso nessuno ha la chiave di volta per comprendere pienamente il periodo storico che stiamo attraversando per cui….piu che di orticelli da curare, il vero problema e se vogliamo veramente seguire chi sta traversando il guado assieme a noi e ci sfida continuamente
affinché l’esperienza della Fede diventi sempre più pertinente alle esigenze della nostra vita.
Grazie
Caro Gigi, ci credi che non ho capito cosa vuoi dire?
E secondo te il tuo commento, già dall’incipit, non è un pochettino astioso?
Chi sarebbe da seguire mentre attraversa il guado? Quale guado?
Gli orticelli li ha tirati fuori Debora, la ringrazi anche per questo?
Chi è che pensa che non occorra rimanere attaccati all’origine?
Per favore, evitiamo di parlare per slogan o frasi per iniziati.
Se posso permettermi.
Poi , vorrei consigliare a te come ad altri, quando si commenta su un articolo, in questo caso di Casadei, di prenderlo minimamente in considerazione, altrimenti l’effetto parlarsi addosso è in agguato.
Grazie Gigi, ti ringrazio tantissimo, grazie mille, grazie grazie, mille grazie 🙂
Vorrei aggiungere una cosa su un’altra affermazione sconcertante di Doninelli ( che peraltro in genere apprezzo tantissimo).
Ha definito Giartosio, quel signore gay militante che ha comprato un ovulo da una donna o più ovuli, non saprei, all’estero, l’ha fecondato col suo seme in provetta e ha fatto sviluppare l’embrione in un utero di una terza donna, ottenendo un prodotto biondo ,come da lui stesso orgogliosamente raccontato più volte nei tour promozionali che fa sui media per propagandare ‘sta roba e in un certo senso tentarne una normalizzazione impossibile,dunque Doninelli una persona del genere l’ha definita “tutt’altro che uno sciocco” !
Tralascio altri particolari del tipo che Giartosio, in combutta con le altre “famiglie arcobaleno” nega ai suoi figli l’esistenza della madre e vorrebbe che tutto il mondo si adeguasse a questa menzogna, come se vivere nella menzogna aiutasse i suoi poveri figli, ma ce ne sarebbe di roba da dire.
Forse sarà intelligente, ma qui parliamo dell’intelligenza del male, nulla di esaltante per l’uomo.
Scusate se mi scaldo tanto, sono molto coinvolta dal tema, per me non sono chiacchiere da salotto con gli amici.
Cara Giovanna che non conosco (almeno credo), se mi scrivi riservatamente o vieni a farmi una visita a Tempi, ti spiego la ragione sia degli interventi criptici che di quelli rancorosi. Un abbraccio.
No, non ci conosciamo, sono diversamente nordica !
Ma quando capisco come scriverti riservatamente, lo faccio di sicuro !
Ti ringrazio e ricambio l’abbraccio.
Forse sono un tipo che si accontenta, ma per me non è uguale a zero che col centrodestra al governo in Italia in questi anni, non sia stato ampliato l’aborto e ostracizzata l’obiezione di coscienza,non si sia giocato con uteri e gameti, sia stata mantenuta la famiglia senza genitori 1 e 2, i fondi alle scuole libere siano calati, ma non azzerati, nonostante lo stracciarsi di vesti della sinistra con manifestazioni studentesche e campagne giornalistiche menzognere ogni volta che venivano stanziati (ricordate la frase tipica: tolgono i soldi alla scuola pubblica per darli alla privata), non sia stata introdotta l’eutanasia degli anziani e dei malati.
Saranno bazzeccole, rispetto alla scandalosa immoralità privata o alla personalità accentratrice e/o gradassa di Berlusconi,ma guardando la Francia, la Spagna, l’Inghilterra, il Belgio, non mi sono affatto pentita di aver votato centro-destra.
Il discorso di Doninelli , che mi ha stupito tantissimo,porta dritto al voto a Monti, mi pare( e se il cuore dell’esperienza cristiana non è la lotta all’aborto, e questo è ovvio, non è nemmeno una certa visione dell’Europa o dell’economia, credo) e vedremo se non ci sarà da pentirsene amaramente, soprattutto per il tipo di società in cui si troveranno a vivere i nostri figli.