Don Rigoldi: Te Deum laudamus per il miracolo d’amore di quel “pazzo” che voleva salvare sua madre

Di Gino Rigoldi
01 Gennaio 2014
Don Gino Rigoldi racconta l'incredibile impresa dell'albanese Ervin, che è riuscito a fa ricoverare in Italia la madre malata portandola via in spalla e priva di coscienza da un ospedale del suo paese

Come da tradizione, anche nel 2013 l’ultimo numero del settimanale Tempi è interamente dedicato ai “Te Deum”, i ringraziamenti per l’anno appena trascorso firmati da diverse personalità del panorama sociale, culturale e civile italiano e non solo. Nella rivista che resterà in edicola per due settimane a partire dal 27 dicembre, troverete, tra gli altri, i contributi di Carlo Caffarra, Domenico Dolce e Stefano GabbanaBen Weasel, don Gino Rigoldi, Costanza Miriano, Luigi Amicone, Marina Corradi, Aldo Trento, Pippo Corigliano, Monica Mondo, Francesco Belletti, Antonio Saladino, Samaan Daoud da Damasco, Claire Ly, Susanna Campus, Antonio Benvenuti, Fred Perri, Berlicche.

Pubblichiamo qui il Te Deum di don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e presidente della onlus Comunità Nuova, opera di aiuto nata proprio intorno ai ragazzi che uscivano dall’istituto di pena e non avevano una casa né una famiglia ad attenderli. 

Ho raccolto Ervin al semaforo. Lo vedevo continuamente sulla via di casa sorridente, implorante di “qualche monetina” con in mano una specie di spugna per i vetri che secondo lui serviva per pulire. Me lo sono portato a casa, dove il posto si trova sempre e comunque è meglio che dormire nei cespugli al margine della strada .

Pressoché nessuna cultura, pochissima scuola, semplicità e stupefacente incompetenza sul come vestire, il come mangiare, nei rapporti con gli altri ragazzi e con i responsabili. Ervin era la testimonianza di cosa succede ad essere così poveri, così senza cultura, così sottoposti anche alle prepotenze e alle ingiustizie. Tuttavia, dopo poco più di un anno, con un po’ di italiano meglio capito e parlato, con una grande voglia di lavorare, di mettere a profitto l’iniziale apprendimento da idraulico, Ervin è partito per la Toscana e ha cominciato a lavorare e duramente come idraulico in un porto marittimo. È tornato dopo che l’azienda nella quale aveva lavorato per due anni ha chiuso e dopo sei mesi di tentativi di ritrovare un lavoro, praticamente per fame.

tempi_te_deum_2013_copertinaMeno di quindici giorni fa arriva dall’Albania una telefonata: «Mamma è in ospedale e sta morendo, arriva a salutarla!». Risposta semplice e concreta di Ervin: «Io so come curano i poveri in Albania, vado a salvare mia madre». E qui incomincia il miracolo.

Ervin va in ospedale in Albania dove il medico di turno si ferma se gli fai vedere il colore degli euri e trova la madre ormai senza conoscenza. Breve e inutile consulto con il padre, messo ancora peggio di lui quanto a capacità di gestire una difficoltà. Si mette in spalla la mamma incosciente e si avvia verso l’aeroporto, l’Italia e un ospedale italiano.

Come sia stato possibile superare la frontiera albanese con in spalla una donna incosciente non mi è spiegabile. Inspiegabile allo stesso modo la salita su di un aereo verso l’Italia. Lui dice di aver detto agli agenti di frontiera e agli steward dell’aereo che voleva salvare la sua mamma e l’hanno lasciato passare.

Anche a Malpensa è capitato lo stesso miracolo con l’aeroporto e le autorità di frontiera. Ora la mamma è in un ospedale vicino a Milano e forse si salverà. Forse le taglieranno due dita di un piede, cureranno il dissesto dello stomaco e di non so quanti altri organi. Ervin è orgoglioso e felice perché la mamma incomincia a riconoscerlo e sta meglio.

Mi sto chiedendo quale altro miracolo dovrà accadere quando questa signora uscirà dall’ospedale, ma diamo tempo al Padre di tutti e agli uomini di buona volontà. Chi avrà chiesto al cuore e dentro il cuore delle persone incontrate di lasciar passare questo pazzo figlio che voleva salvare sua madre?

Ho visto i miracoli dell’amore. Non è neanche la prima volta ma è proprio vero che il bene è come un seme che porta frutto, si moltiplica, fa miracoli appunto, anche i miracoli che si toccano, diventano eventi anche solo di cuore ma quanto mai concreti e teneri.

Quando dico a qualcuno che Dio, Gesù si vede mi dicono che sono matto, ma a saper guardare, Dio, Gesù si vede proprio.

Milano, 11 dicembre 2013

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2 commenti

  1. Valeria

    Che bella storia!

  2. Edo

    Bellissimo!

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