
Dl Poletti, la maggioranza si spacca. Voto di fiducia alla Camera
Il governo ha dovuto convocare in tarda mattinata un vertice di maggioranza last minute sul decreto lavoro, su cui ha deciso di apporre il voto di fiducia. Una scelta dovuta alle polemiche degli ultimi giorni di Nuovo centrodestra e di Scelta civica, che si sono detti contrari al decreto originario.
LE POLEMICHE. Esponenti di spicco di Ncd come Fabrizio Cicchitto avevano espresso forti critiche al decreto Poletti: «Noi non lo votiamo. Al momento non c’è accordo». Il capogruppo al Senato Maurizio Sacconi aveva chiarito le motivazioni dello scontro interno alla maggioranza: «Chiediamo il ripristino sostanziale delle semplificazioni ai contratti a termine e di apprendistato perché siamo convinti che esse sono essenziali per incoraggiare la maggiore occupazione». Sulla stessa linea anche il senatore Roberto Formigoni: «Repetita juvant: il provvedimento sul lavoro presentato alla Camera con gli emendamenti del Pd è invotabile, la fiducia Ncd non la vota». E ancora, l’ex ministro Nunzia De Girolamo: «Voteremo la fiducia alla Camera ma non rinunciamo a dare battaglia al Senato per difendere il Dl Poletti». Al centro delle polemiche ci sono in particolare la riduzione delle proroghe per i contratti a termine, che passerebbero da 8 al massimo a 5, così come l’obbligo per le imprese con più di 30 dipendenti di assumere il 20 per cento degli apprendisti, obbligo passibile di sanzioni (Ncd chiedeva che le sanzioni fossero amministrative)
LA SPACCATURA ANCHE NEL PD. Se da una parte il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha cercato di ricucire lo strappo, assicurando che il decreto Poletti «Accelera il beneficio in termini di occupazione della ripresa che si sta consolidano», dall’altra uno dei leader dei dissidenti interni al Pd, quale il deputato Pippo Civati, ha fatto notare che «C’è un grande dibattito sul decreto lavoro tra Ncd e Pd. Il bello è che non vanno bene né la proposta dell’uno né il tentativo di mediazione dell’altro. Il decreto non va bene comunque, peccato che si voglia insistere. È peccato si faccia tanto rumore per indebolire ancora di più i lavoratori più giovani».
LA LINEA DEL GOVERNO. L’esecutivo però ha scelto proprio di insistere, di fatto “congelando” i malumori con il voto di fiducia. Al vertice hanno partecipato i ministri del Lavoro Giuliano Poletti e delle Riforme e dei Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi: è stata proprio quest’ultima a spiegare alla Camera che «Chiediamo il voto sul testo uscito dalla commissione senza articoli aggiuntivi e senza emendamenti».
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