E il dizionario creò la donna

Di Caterina Giojelli
03 Gennaio 2023
Per il celebre Cambridge Dictionary il sesso femminile può essere ridotto a variabile dipendente dall’autopercezione di genere. Ma una cosa è restituire la complessità della realtà, altra è l'ideologia. Parla il filosofo Francesco Botturi

 

La notizia era passata in sordina, finché non è arrivata all’attenzione del Telegraph: «Il 27 ottobre scorso il Cambridge Dictionary ha aggiornato la sua definizione di “donna” con una definizione supplementare per includere i transgender. Stesso discorso per “uomo”: secondo il Cambridge, dunque, ora una donna è «un essere umano adulto di sesso femminile», ma anche «un adulto che vive e si identifica come femmina anche se può aver avuto un altro sesso alla nascita». Per esempio «Mary è una donna a cui è stato assegnato il genere maschile alla nascita».

«Il linguaggio delinea la nostra comprensione del mondo – ha esultato sul Washington Post Leroy Thomas, direttore della comunicazione del National Center for Transgender Equality -. Chiarire il significato di cosa è essere donna chiarisce che le persone transgender sono chi dicono di essere». Applausi anche dalla Beaumont Society: «Questa è una buona notizia – ha commentato Jane Hamlin, presidente dell’ente di beneficenza che supporta transgender e non binary -. Ultimamente è stata fatta così tanta disinformazione e spazzatura sulle definizioni di “uomo” e “donna”, ma queste definizioni sono chiare, concise e corrette. Congratulazioni al team del Cambridge Dictionary».

Che cos’è una donna?

Spazzatura: il riferimento è al dibattito che negli ultimi due anni va infiammando il mondo anglosassone intorno alla definizione di donna. Come ricordava a Tempi Monica Ricci Sargentini, oggi «per Lancet siamo “corpi con la vagina”, per l’associazione Cancer Research Uk siamo “menstruator” o “persone con la cervice”. In Inghilterra non siamo più donne né madri ma “persone incinte”, “allattatrici”, “genitori che partoriscono”, “possessori di utero”. Mentre in Scozia, la polizia ha deciso di registrare come donna lo stupratore che dichiari di sentirsi tale. Una donna stupratore!».

Delle estreme conseguenze di questo balordo feticismo lessicale Tempi ha scritto molte volte. Ma cosa succede quando un dizionario cancella il confine tra una cosa e il suo contrario?

Nessuna “notizia” nell’aggiornamento del Cambridge Dictionary

Se la prima e originaria definizione fornita dal Cambridge della parola donna esclude infatti gli uomini, la seconda, per definizione stessa, li include, arrivando a dare di una sola cosa due definizioni divergenti. D’altra parte, per Francesco Botturi, già docente ordinario di Filosofia morale presso l’Università Cattolica di Milano, la cosa non dovrebbe sbalordirci, «quella del Cambridge Dictionary è una semplice applicazione del dualismo tra biologico e culturale che è proprio della gender theory: se la questione del maschile e del femminile non è co-determinata anche dalla sessualità biologica, ma viene a dipendere essenzialmente dal proprio sentirsi, pensarsi, desiderarsi, allora è la percezione/attribuzione soggettiva del proprio genere che decide l’identità maschile o femminile».

Chi ci vede una “notizia” nel cambiamento di definizione di “donna” nel Cambridge Dictionary «evidentemente si rallegra della riduzione del sesso femminile (ancora valorizzato nella precedente definizione) a variabile dipendente dall’autopercezione di genere. La valutazione positiva sottintesa riguarda il fatto che su ciò che è oggettivo e spiegato con la biologia e l’anatomia prende il sopravvento un’idea pienamente costruttivista dell’essere umano: io sono ciò che mi sento e decido di essere».

Nuove parole, unico fine: neutralizzare il sesso con il genere

La sessualità umana, ricorda Botturi, è una realtà complessa, biologicamente data, psicologicamente elaborata e moralmente scelta, «l’antropologico contiene tutti questi aspetti, oggettivo e soggettivo, biologico e culturale; separarli e contrapporli significa fare largo all’idea che l’identità sessuale possa in qualche modo essere neutralizzata dalla scelta culturale del genere».

Un dizionario deve essere specchio della società, hanno spiegato infatti i redattori del Cambridge, «lo aggiorniamo regolarmente per riflettere i cambiamenti nell’utilizzo della lingua inglese», cambiamenti desunti da «un vasto corpus di testi inglesi (oltre due miliardi di parole in totale) presi da tutte le aree della scrittura e dell’editoria, che ci permette di vedere esattamente come viene usata la lingua». Ma cosa riflette veramente l’aggiornamento della definizione della parola “donna”?

Specchio dell’autoreferenzialità della modernità

«Tutte le cose sono disponibili alla prospettiva e all’arbitrarietà, ma non è cambiando prospettiva e profilo da cui guardarle che cambia o si trasforma la realtà delle cose, né la realtà dell’uomo può coincidere con i processi di trasformazione della società», spiega Botturi. La ricchezza di prospettive, la dialettica, aiuta a riformulare il sapere ma anche a comporre una unità scongiurando la declinazione soggettivistica, «che altrimenti diviene totalitaria e violenta. Di fatto il Cambridge non fa che riflettere l’operazione di decostruzione e autoreferenzialità della modernità. Non stiamo parlando di un vocabolario, un repertorio di elementi linguistici accumulati dalla tradizione, ma di uno strumento che propone una ulteriore elaborazione. Altra cosa è l’onestà: non mi scandalizza affatto che esista un dizionario di tendenza, ce ne sono tanti di matrice e settore completamente diversi, quanto l’assenza delle ragioni e degli scopi che hanno portato ad assumere nuove definizioni che aggiornino le precedenti».

Perché fino al 27 ottobre il significato della parola donna era uno e ora sono due, opposti e divergenti? Una cosa è restituire la complessità della realtà, rilevarla, altra cosa è definirla in funzione di una sola prospettiva e imporla, «perché allora diventa ideologia, violenza alla realtà – conclude Botturi -. Un monoblocco indiscutibile come ai tempi dei dizionari sovietici».

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