Dissonanza 14

Siamo quello che ci portiamo in tasca. Petrarca col suo sant'Agostino, Dante col suo Virgilio, oggi tutti col telefonino. Eppure, ogni mattina da più di cinquant’anni, vedo ragazzi radunarsi

Dice che siamo quello che mangiamo,
o l’ambiente che ci sta intorno,
o quello che indossiamo
eccetera.
Aggiungo la mia stronzata:
siamo quello che ci portiamo in tasca.
Petrarca perduto su qualche monte Ventoso
per ritrovarsi tira fuori dalla saccoccia
le Confessioni di Agostino.
Dante in esilio si porta Beatrice in testa
e nella tasca Virgilio:
tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore.
Da ragazzo anch’io andavo a scuola
con il mio Lenin appresso: Che fare?
prima di adottare, sul crinale tra biennio e triennio,
il libretto rosso del cinese:
Grigia la teoria, verde l’albero della vita.
Solo più tardi ho saputo, ahimè,
che disse così
il Mefistofele di Goethe.
Oggi, ah oggi…
oggi si gira col telefono in tasca:
il metrò è una cattedrale silenziosa
dove si recita ad ogni età
l’elettrico breviario universale,
la pappetta senza destino
di influentatori giornalisti preti
disperati magistrati deputati
iracondi accidiosi lussuriosi
violenti mentitori filantropi.
Ecco la fiera con la coda aguzza,
che passa i monti, e rompe i muri e l’armi!
Ecco colei che tutto’ l mondo appuzza!

Eppure, ogni mattina
da più di cinquant’anni,
vedo ragazzi radunarsi:
portano in tasca i Salmi di Davide,
letteralmente si ritrovano:
sono Pietro, Giacomo, Giovanni
sulla sponda del lago di Tiberiade.
Giovani studenti
pescatori di uomini
a cui dobbiamo tutto.

Francesco Saverio
solo
dall’altra parte del mondo,
portava, all’altezza del cuore,
cuciti nella carne,
i nomi degli amici,
quelli trovati, quelli chiamati.
per sempre,
dall’amato Maestro,
Colui che è tra noi,
l’Intruso che salva l’istante.

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