
Disponibile in Europa il test del sangue per scoprire il figli Down. Il caso davanti alla Corte Europea
Da ieri sono diventi quattro gli Stati europei che hanno legalizzato il test “fai da te” per rintracciare la possibile anomalia genetica di un bambino affetto dalla sindrome di Down. La Germania, l’Austria e il Liechtenstein hanno deciso di venderlo in farmacia seguendo l’esempio della Svizzera che in luglio aveva già dato il via libera al commercio del PraenaTest. Si potrà utilizzare dalla dodicesima settimana di gravidanza in poi e sarebbe in grado, tramite un prelievo, di rilevare la presenza di cromosomi del nascituro in eccesso presenti nel sangue della madre: se appare che nel sangue ci sono alte tracce del cromosoma 21 sembra più probabile che il piccolo sia affetto da sindrome di Down, dato che questa colpisce i bambini che hanno un cromosoma 21 in più rispetto alla norma.
La casa produttrice del PraenaTest, la LifeCodexx, ha presentato il prodotto come un sistema più sicuro rispetto alle tecniche dell’amniocentesi o della villocentesi, che spesso portano, a causa della loro invasività, alla morte anche del feto sano. Ma ci si chiede: se il margine di sicurezza del test, come dichiarato dalla LifeCodexx, è approssimativamente del 95 per cento, non rischiano di essere abortiti bambini sani anche in questo caso? Inoltre, la semplicità d’accesso e d’utilizzo della procedura non incrementerà gli aborti di innocenti imperfetti? Alla prima domanda i difensori della nuova evoluzione eugenetica hanno risposto che alle donne sarà comunque indicato di farsi seguire da un medico. Ma il medico cosa potrà assicurare in più se il test serve proprio per evitare screening più invasivi? Mentre per quanto riguarda l’incremento di aborti dei bambini Down è intervenuto Hubert Hueppe, delegato alla tutela dei disabili del governo federale tedesco: «Le persone affette dalla sindrome di Down – ha detto – vengono così discriminate nel loro diritto alla vita. Già oggi il 90 per cento dei genitori che ricevono tale diagnosi decide per l’aborto. Un test che semplifica le cose renderebbe ancora più difficile la vita ai bambini». Inoltre, dalla comunità scientifica si sollevano da mesi voci critiche sulla sicurezza del test e sugli interessi del business. L’ultima perplessità è di Lucio Bronz, primario di ginecologia e ostetricia al San Giovanni di Bellinzona, che ha chiarito che «se anche viene commercializzato come sicuro un risultato esatto non è certo».
Per queste ragioni la Federazione internazionale delle organizzazioni della sindrome di Down, parlando di deriva eugenetica, ha deciso di intervenire fino a portare il caso davanti alla Corte Europea dei diritti umani, affinché riconosca esplicitamente «il diritto alla vita delle persone Down e di quelle con altri handicap». Avanti così «e i genitori che scelgono di mettere al mondo bambini handicappati dovranno giustificarsi», ha dichiarato ancora Hueppe, sottolineando che se prima si poteva rifiutare l’amniocentesi per i rischi sui sani ora non ci saranno più giustificazioni per chi non farà il test. Mentre i difensori della vita francesi, nel cui paese le famiglie con bambini disabili sono ben supportate, hanno aggiunto che «alla colpevolizzazione delle famiglie si accompagnerà la fine di ogni sostegno sociale e il rifiuto delle assicurazioni sanitarie a farsi carico delle persone affette da sindromi genetiche». Lanciando l’allarme di una società inumana perché impietosa verso ogni imperfezione.
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