
Di Pietro alle prese col “Batman” dell’Idv. E De Magistris non aspetta
Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha annunciato che «la scelta o meno di partecipare alle elezioni con una lista arancione la stiamo valutando. E ci sono anche delle possibilità concrete che questo accada». Inoltre l’ex pm ha lanciato un appello a Beppe Grillo (i rapporti si erano raffreddati nel novembre 2011), spiegando che potrebbe essere «un interlocutore assolutamente importante». Come sta cambiando l’identità politica dell’Idv? Lo abbiamo chiesto al giornalista Alberico Giostra.
De Magistris ha detto che i suoi rapporti col leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, sono buoni. E anche che «il nostro rapporto si evolverà quando lui si renderà conto che io non sono un pericolo, ma una risorsa».
Lui guarda con interesse all’area del movimentismo, del movimento operaio e studentesco, alla parte del Pd che critica Monti, al mondo ecologista e all’Idv. In sostanza affronta quella che ha tutta l’aria di essere una campagna elettorale con delle enormi contraddizioni. Deve regolare il suo rapporto con Di Pietro, visto che 15 dei suoi consiglieri sono dell’Idv, e visto che molti militanti si aspettavano da lui una battaglia congressuale, che andasse al di là delle sue ambizioni personali. Il cosiddetto movimento arancione parte con delle ambiguità programmatiche che riflettono la crisi di una sinistra che non ha ancora deciso cosa fare con l’agenda Monti, se tenerla come priorità o se stracciarla.
Il coordinatore e capogruppo dell’Idv nel Lazio, Vincenzo Maruccio, è accusato di aver sottratto al partito almeno 780.000 euro. Un danno d’immagine per il partito della legalità?
Molto, anche perché non si tratta di uno sconosciuto, ma dell’avvocato di Di Pietro, fa parte dello studio Scicchitano, anche lui indagato per false fatturazioni. E il leader dell’Idv non potrà parlare della solita mela marcia, anche perché le mele iniziano ad essere numerose. Alla retorica della presunta azione moralizzatrice, dei volti nuovi, ornai non crede più nessuno. È l’ennesima figuraccia di un partito che si rivela esattamente l’opposto di come vuole apparire.
In che senso?
Se si intende la politica come mera applicazione del codice penale, questi sono i risultati: che cacci il “ladro” dalla porta, ma poi rientra dalla finestra. E stando così le cose, la parte sana del partito, quella che si proclama giustizialista, non è adatta a svolgere un’azione di pulizia interna. C’è troppo verticismo. È inutile illudersi che l’Idv possa ripartire con delle candidature on-line.
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