Destre europee commissariate o divise. Ma in Germania domina Angela Merkel

Di Redazione
19 Dicembre 2012
In bilico fra sostegno all'austerity e derive antieuropeiste, anche in Francia, Regno Unito e Spagna le destre soffrono nei sondaggi, fra commissariamenti e litigi

Non solo in Italia. Diviso da una guerra interna in Francia, commissariato in Spagna, ampiamente superato dai laburisti nel Regno Unito, il centrodestra è in difficoltà in tutta Europa. Tranne in Germania. A dispetto di quanto accade a tutti i partiti conservatori e liberali riuniti in Europa nel Ppe, soltanto quello guidato dalla cancelliera Angela Merkel regge la crisi economica e l’esplosione del problema del debito pubblico. Se in in Italia il Pdl risulta quasi doppiato nei sondaggi da parte del Partito democratico, non se la cavano meglio gli altri partiti di centrodestra in Francia e Regno Unito, divisi in fazioni, e proprio come il Pdl, in bilico fra il sostegno alle misure di austerità necessarie per arginare la crisi e l’anti-europeismo per frenare l’emoraggia di consensi che vanno a favorire sinistra ed estremisti nazionalisti.

UMP, FRANCIA. Dopo mesi di accuse reciproche, culminate con una scissione del partito gollista in parlamento, sono arrivati solo da pochi giorni a una tregua, l’ex premier François Fillon e l’attuale leader Jean François Copé. Mentre i consensi del partito continuano a calare, complice la guerra fratricida, scatenata dagli ipotetici brogli sulle primarie che hanno premiato Copé per soli novantotto voti su 175mila, i tesserati dell’Ump dichiarano di preferire ai due, per la prossima presidenza, Nicholas Sarkozy. L’ex presidente della Repubblica, che dopo la “benedizione” di Angela Merkel e la sconfitta alle elezioni, si è “ritirato” dalla politica, raccoglie il 52 per cento dei favori degli elettori dell’Ump. Viene visto come l’unico candidato in grado di contrastare l’avanzata inesorabile nei sondaggi dell’estrema destra guidata da Marine Le Pen, ferocemente contraria alle politiche dell””Unione sovietica europea”.

PARTITO CONSERVATORE, REGNO UNITO. Nel terzo paese più indebitato d’europa, cuore della finanza globale, la situazione per il Partito conservatore non è rosea. Da una parte, la lotta per i matrimoni omosessuali, perseguita da David Cameron, ha alienato parecchi elettori Tories, dall’altra le sue politiche di austerità, che per bocca del suo ministro delle Finanze, sono state sostanzialmente definite un fallimento. Con Boris Johnson, sindaco conservatore di Londra, che gli soffia sul collo e potrebbe soffiargli la leadership, e i laburisti al 40 per cento (10 punti sopra i conservatori), Cameron ha annunciato ulteriori tagli alla spesa pubblica dell’1 per cento per il 2013 e del 2 per cento per il 2014, e un milione di posti di lavoro in meno per il servizio pubblico. Non se la cava bene nemmeno il partito liberal-democratico. I whig, guidati dal vicepremier Nick Clegg, sono ormai alla pari (10 per cento) con gli estremisti nazionalisti dell’Ukip.

PARTITO POPOLARE, SPAGNA. Tornato al governo poco più di un anno fa, il Partito popolare spagnolo ha dovuto affrontare crisi economica, bolla immobiliare, una disoccupazione che oscilla attorno al 25 per cento, un Pil in caduta libera, e il risanamento degli asset tossici o “problematici” individuati nei bilanci delle banche spagnole, che sono pari a 176 miliardi di euro. Per avere aiuti dall’Unione Europea, il partito guidato da Mariano Rajoy ha dovuto accettare le imposizioni dell’Unione Europea e varare misure di austerità. Ed è già in perdita di consensi.

CSU, GERMANIA. In questa situazione agitata in tutta europa l’unica che può sorridere è Angela Merkel. Merito del governo della Cancelliera se la Germania è forte e mantiene la leadership in Europa. La situazione economica tedesca è stabile e, rispetto al resto d’Europa, un paradiso. La disoccupazione si attesta al 6,9 per cento, la produzione industriale è soltanto in leggera decrescita, il tasso di crescita dell’economia stazionario, ma il costo sui titoli di stato un affare per la Germania, con i bund a 10 anni appena al di sopra dell’1 per cento (rispetto al 4 – 5 per cento di Italia e Spagna, e al 3,5 per cento della Francia). Non per niente, ha rivelato di recente l’istituto demoscopico Allensbach, la classe dirigente tedesca si augura che l’attuale cancelliera rimanga in carica anche dopo le prossime elezioni del 2013 (il 75 per cento di imprenditori di primo piano si è dichiarato a favore).

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