
Destra e Terzo Settore. Inizio di un dialogo

«Visione conservatrice-identitaria e l’articolato mondo del Terzo Settore non sono due impostazioni lontane, al contrario, possono trovare punti di contatto e sinergie culturali, sociali e politiche. Il mondo conservatore è attrezzato almeno quanto quello progressista per comprendere l’importanza decisiva che il Terzo settore può avere nell’affrontare i problemi e le sfide della società contemporanea. Valori come quelli dell’identità e della comunità, profondamente radicati nella cultura della destra, sono costitutivi del mondo dell’associazionismo e del volontariato: non ci sono, infatti, “mondi vitali” della società civile, se non si mette in moto la molla dell’identità comunitaria e le energie che ne scaturiscono».
Forte di questa consapevolezza, messa nero su bianco in un denso position paper, Ecr Party, il partito europeo dei Conservatori e Riformisti guidato da Giorgia Meloni, con il supporto di Asi – Associazioni Sportive e Sociali Italiane -, ha organizzato una significativa tre giorni di confronto-ascolto con le principali realtà di rappresentanza e sigle del Terzo Settore nazionale e non solo, oltre che con esperti e – trasversalmente agli schieramenti – rappresentanti istituzionali (tra cui il ministro Andrea Orlando e il deputato cattodem Stefano Lepri).
Sussidiarietà e democrazia
Da venerdì a domenica scorsi, presso il Centro Congressi dell’Hotel Cavour di Roma, è andato in scena un non scontato appuntamento con il quale, partendo dal riconoscimento del valore e dei valori in campo, si sono gettate le basi per un dialogo che ha visto iniziare ad abbattere quelli che potrebbero apparire invalicabili muri ideologici e costruire “ponti e connessioni” nel senso di una «sussidiarietà vista come qualità della democrazia e autentica sovranità praticata da parte della società», una cooperazione secondo la linea “miglior stato e più società”, capace di concretizzare anche la prospettiva di un europeismo altro. Partendo del presupposto, ribadito sin dal titolo che “Il Terzo Settore è motore di sviluppo per l’Europa”.
Solidarietà e sviluppo
Ammettendo che «c’è un ostacolo, presente in tutto l’arco culturale del nostro tempo e particolarmente visibile quando si colloca “a destra”, che è quello dell’individualismo e del darwinismo sociale che tende sempre più a ridurre lo spazio sociale a vantaggio del mercato e del profitto», ma anche «questa volta più visibile “a sinistra”, lo statalismo di chi pensa che la coesione sociale e la solidarietà siano realizzabile solo con scelte dirigiste delle organizzazioni pubbliche e non con la libertà e la spontaneità del “privato sociale”», dai conservatori arriva la piena disponibilità a «essere in prima linea nell’aiutare il Terzo Settore a sviluppare tutte le sue potenzialità che sono sociali ma anche economiche, nel senso di una economia civile, ovvero di una economia al servizio del bene comune».
Una disponibilità politica, come ha sottolineato Gianni Alemanno, coordinatore Terzo Settore di Asi, che «non esclude una convergenza trasversale, che sarebbe un miracolo in un momento in cui, per reagire a mille terribili emergenze, c’è un disperato bisogno di una spinta verso la solidarietà e lo sviluppo».
Conservatorismo sociale
Presto per dire se la conferenza romana, che nel panel dedicato a “Le radici culturali e sociali del Terzo Settore” ha visto intervenire nomi rilevanti del mondo cattolico come i professori Stefano Zamagni e Giorgio Vittadini, possa aver avviato questa trasversalità. Di certo, però, non può sfuggire la “pesante” partecipazione della portavoce del Forum del Terzo Settore, Vanessa Pallucchi. Oltre che dei referenti di Arci, FederSolidarietà-Confcooperative, Legacoopsociali, Uisp, Auser, Acli, Mcl e Misericordie: tutte sigle portatrice di storie e idealità non certo assimilabili all’universo conservatore.
Sicuramente, quindi, si è aperto un canale che può essere un fattore di novità. Anche considerando che l’impegno degli euroconservatori è quello di forme di certificazione delle organizzazioni a livello europeo volto a «garantire uno spazio chiaro al Terzo settore nel Next Generation Eu e nel Pnrr. Non si tratta soltanto di quantità della spesa ma di qualità, ovvero di passare da una “spesa per investimenti” ad un mix più calibrato tra con la “spesa corrente” che è quella necessaria per la fornitura di beni e servizi necessari alle attività di solidarietà. Non solo “strutture” ma “persone” che stanno dentro spazi e progetti”.
Non certo il conservatorismo compassionevole, piuttosto s’intravedono le linee di una nuova declinazione della questione sociale. Partendo dall’ascolto e dall’incontro, che non è proprio scontato in questa fase di delegittimazione e di tentazioni tecnocratiche.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!