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Delitto e castigo. E conversione

Di Pietro Piccinini
28 Novembre 2021
La storia dostoevskiana di Alessio Alberici, detenuto con trent’anni di pena per omicidio che in carcere ha ritrovato la fede e ha deciso di prendere i voti per espiare il male compiuto. Il suo e quello dei compagni. «Adesso il tempo passato qui per me non è più buttato via»
Alessio Alberici pronuncia i voti nel carcere di Reggio Emilia
Nella palestra del carcere di Reggio Emilia Alessio Alberici con al fianco il testimone Domenico consegna i voti di povertà, castità e obbedienza nelle mani del vescovo Massimo Camisasca, 9 ottobre 2021 (foto Giuseppe M. Codazzi)

La palestra del carcere di Reggio Emilia ha in effetti l’aspetto di una palestra di carcere. L’attenzione con cui è stata mantenuta negli anni non è riuscita a impedire alla gomma del pavimento di sollevarsi qua e là e in qualche punto di saltare proprio via, né alle pareti di ingrigirsi e rigarsi di muffa sotto i colpi dell’usura e dell’umidità. In un angolo, però, questa mattina c’è una specie di piccola cappella provvisoria allestita come si può allestire una chiesetta in una prigione, con le sedie tutte spaiate, un comunissimo tavolo per altare, lenzuola bianche a fare da affreschi alle pareti mobili, ma tutto sistemato con una cura tale da renderla perfino bella. È sabato 9 ottobre 2021 e oggi si celebra un uomo che ha deciso in questa prigione di offrire se stesso consacrandosi a Dio per espiare il male che ha commesso e quello compiuto dai compagni detenuti. Intende confermare i voti di povertà, castità e obbedienza pronunciati per la prima volta un anno fa e consegnar...

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