Delitto di Perugia. Tutte le tappe della vicenda

Di Chiara Rizzo
04 Ottobre 2011
La Corte d'assise d'appello di Perugia ha assolto in secondo grado Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredith Kercher. Pubblichiamo un riassunto del caso, evidenziando tutti i fatti, le tappe, le prove dell'accusa e della difesa

La Corte d’assise d’appello di Perugia ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher. Sia Raffaele che Amanda avevano reso dichiarazioni spontanee. «Non voglio essere privata della mia vita e del mio futuro – ha detto Amanda Knox – per qualcosa che non ho fatto. Io sono innocente». Amanda aveva aggiunto di aver perso fiducia nelle autorità: «Quando mi sono resa disponibile alle autorità, in quei giorni (dopo il delitto, ndr), io sono stata tradita. Nella notte tra il 5 e il 6 novembre non sono stata solo pressata e stressata, ma manipolata». Raffaele Sollecito aveva dichiarato che «la mia figura è stata distorta», e che nei due processi «nessuno ha chiesto di interrogarmi, io avrei voluto parlare», poi aveva ricordato come la notte del delitto «era il primo fine settimana che io e Amanda, una ragazza bella, solare e dolce, dovevamo vivere insieme. Il nostro obiettivo era vivere una serata di tenerezze, non c’è niente di più». L’accusa, condotta dal procuratore generale Giancarlo Costagnola e dai pm Manuela Comodi e Giuliano Mignigni (l’accusa in primo grado) avevano chiesto l’ergastolo. Ma una super perizia arrivata lo scorso luglio ha portato al ribaltamento della sentenza di condanna di primo grado. Pubblichiamo di seguito tutti i fatti e i passaggi del processo.

2 novembre 2007. Meredith Kercher, studentessa inglese di 22 anni, a Perugia in Erasmus, viene ritrovata morta per una profonda ferita alla gola, nella sua camera da letto, in una villetta in via della Pergola. È stata uccisa la notte precedente intorno alle 22. Meredith divideva l’appartamento con due ragazze italiane e un’americana, Amanda Knox, 20 anni, originaria di Seattle. Gli investigatori incontrano Amanda di fronte alla casa, prima di scoprire il corpo di Meredith: Amanda, insieme al fidanzato Raffaele Sollecito, pugliese di 24 anni, racconta di essere appena arrivata e di aver trovato la porta di casa aperta, e di aver subito avvertito i carabinieri.

5-6 novembre 2007: In seguito ad alcune dichiarazioni contrastanti, Amanda e Raffaele sono interrogati in questura. La notte del 5 per la prima volta Amanda ammette di aver sentito Meredith urlare mentre qualcuno la uccideva. Ha ricordi vaghi, ma accusa il suo datore di lavoro, Patrick Lumumba, 38 anni, musicista congolese da anni in Italia, oltre che il fidanzato Raffaele. Per l’accusa Meredith è stata uccisa da Amanda, in concorso con gli altri due, dopo un gioco erotico finito male. Il mattimo del 6 il Gip convalida la richiesta di arresti per Amanda, Raffaele e Lumumba, che si dichiara del tutto innocente e sostiene di avere un alibi. La sera del delitto era a cena con un professore svizzero. Il professore in effetti esiste, e dopo alcuni giorni si presenta a Perugia e scagiona Lumumba che, dopo due settimane di carcere, viene finalmente liberato.

15 novembre 2007: Secondo le analisi della polizia scientifica un coltello da cucina sequestrato in casa di Raffaele Sollecito ha tracce di dna di Meredith (sulla lama) e di Amanda (sull’impugnatura). Sarebbe l’arma del delitto. L’arresto di Raffaele è stato chiesto dopo il ritrovamento dell’orma di una suola di scarpa compatibile con quelle del ragazzo, su una macchia di sangue nella casa. Tracce di dna di un secondo uomo sono state ritrovate nel bagno della casa.

20 novembre 2007: In Germania viene arrestato l’ivoriano Rudy Guede, figlio adottivo di una famiglia perugina, scappato dopo il delitto all’estero. Sarebbe lui il terzo assassino di Meredith.

28 ottobre 2008: Il giudice per l’udienza preliminare condanna Rudy Guede (processato per rito abbreviato) a 30 anni di carcere per concorso in omicidio e violenza sessuale. Amanda e Raffaele sono rinviati a giudizio. Il processo inizia il 18 gennaio 2009.

5 dicembre 2009: La Corte d’assise di Perugia condanna Amanda Knox a 26 anni e Raffaele Sollecito a 25 anni, per concorso in omicidio. Hanno ucciso per un movente «erotico e violento».

22 dicembre 2009: La Corte d’assise d’appello di Perugia concede le attenuanti generiche e riduce la condanna a Rudy Guede a 16 anni: tra le motivazioni il fatto che l’ivoriano, malgrado abbia sempre mantenuto una versione fantasiosa (al momento del delitto, si sarebbe trovato in bagno, e non avrebbe sentito nulla), e sebbene abbia «concorso pienamente» nel delitto è stato l’unico a indicare la presenza dei correi in casa con lui e a chiedere scusa alla famiglia di Meredith, sebbene solo per non aver soccorso la ragazza in agonia.

24 novembre 2010: si apre a Perugia il processo d’appello di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

16 dicembre 2010: La Cassazione conferma la condanna a Rudy Guede, che diventa definitiva. Per i giudici della I sezione penale della suprema Corte Meredith è stata uccisa a causa di un gioco erotico a cui si era rifiutata di partecipare. Prima di morire Meredith è stata trattenuta per le braccia da due persone, mentre cercava di difendersi dalla violenza sessuale di Guede, poi è stata uccisa con una coltellata alla gola.

29 giugno 2011: una perizia commissionata dalla Corte d’assise d’appello di Perugia, quindi super partes, mette in dubbio la validità delle indagini della polizia scientifica e alcuni indizi su cui si basa l’accusa.

4 ottobre 2011: sentenza d’appello per Amanda e Raffaele.

Gli indizi contro Raffaele e Amanda

Il coltello. Per l‘accusa, che si basa sulle perizie della Polizia scientifica, il coltello sequestrato in casa di Sollecito sarebbe compatibile con l’arma del delitto, e mostra tracce di dna miste di Amanda e Meredith. Per la difesa (e i propri consulenti) la lama non sarebbe invece compatibile con le ferite, e le tracce di dna sul coltello sarebbero troppo esigue per dare un risultato certo. Nella nuova perizia super partes, i periti nominati dalla Corte d’assise d’appello hanno scoperto tracce di amido sul coltello, e non tracce di sangue. Potrebbe inoltre esserci stata “contaminazione”, perché la polizia scientifica non indossava guanti nel maneggiare il reperto. Le tracce di dna rinvenute sono invece troppo piccole (Low copy number, in gergo) per essere attribuite a Meredith, e non sono state seguite le corrette procedure internazionali previste: il risultato della precedente perizia sarebbe quindi inattendibile.

Il gancetto del reggiseno di Meredith. Per l‘accusa, il gancetto ritrovato ai piedi del letto di Mez, dopo 46 giorni dal delitto, contiene tracce di dna di Raffaele Sollecito e quindi conferma il movente sessuale, oltre che la presenza (sarebbe l’unico indizio in questo caso) di Sollecito nella stessa stanza di Meredith.
Per la difesa, le perizie sul gancetto sarebbe state “alterate” dal lungo lasso di tempo trascorso prima del ritrovamento, e dall’inquinamento della scena del crimine. Per la nuova perizia super partes, sebbene siano anche presenti tracce di dna di Raffaele, i periti della polizia scientifica hanno sbagliato ad attribuirlo a lui solo, perché «mischiato con un altro profilo genetico proveniente da altre sostanze biologiche non meglio identificate». Di nuovo, potrebbe esserci stata una contaminazione del reperto.

La scena del crimine: Per l‘accusa, le indagini della polizia scientifica sono state accurate e privi di errori. Il pm Manuela Comodi ha portato in aula a settembre documentazioni a prova che non ci sono state contaminazioni sulla scena del crimine, come d’altra parte era emerso già prima del processo di primo grado, quando il perito della procura era stato interrogato dagli avvocati difensori. La nuova perizia super partes sostiene che la “scena del crimine” sia stata contaminata dagli investigatori.

Altre prove. Il clochard Antonio Curatolo ha smontato l’alibi di Raffaele e Amanda, dicendo di averli incontrati nei pressi di via della Pergola, poco prima del delitto. I due ragazzi invece sostenevano di essere stati a casa di Raffaele. Il computer: Amanda e Raffaele dicono di aver visto un film sul pc quella sera, ma nel computer di Raffaele non ci sono tracce di interazione umana per tutta la notte.
I contatti
: Non esistono prove di contatti tra Raffaele e Rudy Guede, i due non si sarebbero conosciuti, e secondo la difesa del ragazzo ciò rende impossibile che abbiano ucciso insieme Meredith.
La suola delle scarpe: l’orma di una scarpa maschile Nike viene trovata nella stanza del delitto, e inizialmente è attribuita con certezza a Raffaele Sollecito, tanto da essere l’indizio per cui il gip firma l’ordinanza d’arresto del ragazzo il 6 novembre 2007. Cinque mesi dopo una perizia della difesa di Sollecito mostrerà che l’orma non è affatto compatibile con le Nike di Raffaele, ma piuttosto con quelle di Rudy Guede. Nike sì, ma di un altro modello.

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