
Delirio Emergency
Circola in rete da qualche settimana un delirante file Powerpoint di origine Emergency che vorrebbe svelare i retroscena petroliferi della prima guerra del Golfo, dell’intervento in Afghanistan e del probabile intervento in Irak. I contenuti del file sono un ammasso di sfrondoni, cifre sballate e mistificazioni palesi. La tesi di fondo è che tutte le guerre passate, presenti e future che vedono gli Usa coinvolti hanno come obiettivo quello di far guadagnare soldi agli americani tramite il petrolio. Ma l’anonimo estensore della nota comincia subito col piede sbagliato, asserendo che la nota spese delle prima Guerra del Golfo (1990-91) sarebbe di 40 miliardi di dollari, sostenuti per il 75% da Kuwait e Arabia Saudita e per il 25% dagli Usa. Errore, la cifra esatta è 76,1 miliardi di dollari di oggi (cfr. per esempio The Economist, 22-28 febbraio 2003) di cui gli Usa coprirono solo 4 miliardi (e non 10), gli altri essendo pagati da arabi e giapponesi. Quindi viene sparata (senza citare fonte alcuna) la cifra di 60 miliardi di dollari, spartita a metà fra arabi e americani, come “guadagno” extra dovuto all’aumento del prezzo del petrolio fra l’inizio della crisi e la sua fine. A parte che viene da chiedersi perché sauditi e yankees abbiano voluto liberare il Kuwait, se col petrolio a 42 dollari ci guadagnavano tanto, il dotto analista dimentica che all’impennata del prezzo del greggio nel ’91 seguirono tre anni di depressione economica: se il fisco americano ci aveva guadagnato qualcosa nei 6 mesi di prezzi alle stelle, ci ha sicuramente rimesso di più negli anni seguenti per la flessione del Pil. Dallo scetticismo si passa al riso quando vengono evocate, come burattinaie e beneficiarie della guerra, «le 7 sorelle, (Shell, Tamoil, Esso…) tutte americane, di cui 5 di proprietà statale americana». In realtà le famose Sette sorelle sono sei, da quando nel 1984 la Chevron ha acquisito la Gulf, nessuna di esse è di proprietà statale e due di esse non sono americane: la Shell è anglo-olandese e la Bp è britannica (questa è l’unica che è stata in passato di proprietà governativa). Seguono una serie di mistificazioni fra cui le più evidenti sono la citazione di “300mila bambini morti per fame all’anno in Irak” (nessun testo attendibile ne conta tanti: secondo l’Unicef sono 5mila al mese, non per fame ma per mortalità generale, che fa 60mila all’anno), l’armamento di Saddam Hussein definito “fantomatiche armi di distruzione di massa” (domenica scorsa il fantasma si è materializzato in quintali di antrace e gas nervino) e per finire, lo sciopero del settore petrolifero in Venezuela presentato come «rivolta sociale, in seguito alle disastrose condizioni di vita della popolazione, dettate dalle multinazionali Usa del petrolio». E qui la mistificazione denuncia malafede: anche i sassi sanno che quel lunghissimo sciopero è stato indetto contro il presidente Chavez, il più antiamericano di tutto l’emisfero dopo Fidel Castro.
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