
Debenedetti: «La patrimoniale riappare più spesso del mostro di Loch Ness. Meglio tagliare la spesa»
No alla patrimoniale perché, «come diceva Luigi Einaudi, tassare il patrimonio è tassare il reddito due volte». A schierarsi contro l’introduzione di una nuova imposta patrimoniale è Franco Debenedetti (in foto a sinistra), presidente dell’Istituto Bruno Leoni, che in un editoriale sul Corriere della Sera scrive: «L’imposta patrimoniale, quanto a prelievo, non è diversa dall’imposta sul reddito: solo che, per farvi fronte, il reddito dell’anno non basta, bisogna fare affluire anche reddito capitalizzato, cioè patrimonio».
COME IL MOSTRO DI LOCH NESS. La patrimoniale, osserva Debenedetti, è «come il mostro di Loch Ness», che «periodicamente riappare». Anche se, «mentre gli avvistamenti del misterioso abitante del lago scozzese si sono diradati, quelli dell’imposta si sono fatti più frequenti». Ma tutte le patrimoniali straordinarie, mette in guardia il presidente dell’Ibl – siano esse «evocate a fini redistributivi» o «per ridurre il debito pubblico» –, ignorano un fatto «che a pagare le imposte sono le persone, non i loro beni». Da dove, infatti, «i contribuenti preleverebbero i soldi con cui pagare», se non «dal proprio conto in banca, lo stesso a cui affluiscono i redditi dell’anno»?
NESSUNA RAGIONE ECONOMICA. «Se tutte le imposte hanno affetto depressivo sull’economia», aggiunge Debenedetti, «le imposte di entità straordinaria hanno un effetto straordinariamente depressivo». La patrimoniale, insomma, «è sprovvista di ogni ragione economica». E, oltretutto, «chiedere ai cittadini di “svendere” parte del proprio patrimonio per metterne il ricavato nelle mani di quello Stato di cui i suoi stessi massimi funzionari dimostrano l’incapacità a contenere la spesa, appare un’oscenità».
MEGLIO TAGLIARE LA SPESA. Meglio sarebbe, secondo il presidente dell’Ibl, tagliare la spesa pubblica. Solo che, per farlo, c’è bisogno della volontà politica. «E dire che ad agire sulla spesa si incontrano “difficoltà politiche”», prosegue Debenedetti alludendo ad alcune recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio Enrico Letta, «implica che, per i proponenti la patrimoniale, tagliare sarebbe un’oscenità maggiore. Se la strada di chi è incaricato della spending review è ingombrata da “difficoltà politiche” – suggerisce –, gli si dia responsabilità politica: da ministro potrebbe, all’occorrenza, “metterci la faccia”. Il mostro di Loch Ness non si farebbe più vedere: nessuno è mai riuscito a guardarlo negli occhi».
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2 commenti
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Tagliare la spesa e restare nell’eurozona è puro autolesionismo.
La soluzione ce l’hanno chiara tutti: tagliare la spesa. Peccato che nessuno voglia prendersi la briga di attuarla. Vorrebbe dire andare a minare le fondamenta di privilegi ultra-acquisiti nel corso dei decenni. E ovviamente questo non piacerebbe a chi quei privilegi li ha.
La questione è semplice: tagliare la spesa pubblica vuol dire smettere di pagare parenti/amici degli amici e/o clientele politiche. Ecco perché nessuno tocca quel tasto.