De Bortoli, direttore del Corriere, boccia la patrimoniale: “Inutile”

Di Redazione
22 Agosto 2011
Il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli firma oggi un editoriale nettamente contrario alla patrimoniale: "Misure una tantum non avendo effetti strutturali, rischiano di essere alla fine inutili". Ma come già disse Mingardi a Tempi.it «ci arriveremo perché spremere gli italiani come limoni è più facile» che pensare a come riformare il paese

La patrimoniale? “Non è la migliore delle soluzioni”. Lo dice chiaro e tondo Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera nell’editoriale di oggi. “Se sarà necessario un contributo straordinario oltre una certa soglia di reddito (la patrimoniale appare esclusa e non è la migliore delle soluzioni) sarebbe auspicabile che avesse un vincolo di destinazione del gettito, per esempio a favore del lavoro dei giovani”.

Nelle prossime ore – alle 19 si terrà il Consiglio dei ministri – il governo deciderà quali misure prendere per risanare i conti dell’Italia, anticipare il pareggio di bilancio al 2013 e, possibilmente, favorire la crescita. Nonostante le dichiarazioni forti del premier Berlusconi – «piuttosto che fare la patrimoniale mi dimetto» – l’impressione è che la via semplice di un prelievo straordinario verrà imboccata. Via semplice ma non per questo utile, continua De Bortoli: “Misure una tantum, però, non avendo effetti strutturali, rischiano di essere alla fine inutili”.

Il direttore del Corriere della Sera, dunque, boccia senza appello l’utilità di una patrimoniale come già Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, aveva fatto a Tempi.it: «Io sono convinto che, purtroppo, si arriverà alla confisca, cioè alla patrimoniale, non perché sia una soluzione giusta, e men che meno perché si tratti di una soluzione “equa”. Ci si arriverà semplicemente perché la nostra classe politica sta perdendo tutte le occasioni che le vengono presentate per riformare l’Italia. Ci si arriverà perché spremere gli italiani come limoni è l’alternativa più “economica”, dal punto di vista dell’elaborazione intellettuale: non serve sforzarsi, non serve avere un’idea di che cosa deve e che cosa non deve fare lo Stato, non serve immaginare soluzioni».

Leggi l’intervista integrale a Mingardi.

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